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I padri rappresentati. Più di un secolo di mutamenti nel cinema che cambia modi e luoghi di fruizione.

L'invasione delle famiglie nelle case delle famiglie: le serie televisive

Dal 1957, anno in cui viene trasmessa negli Stati Uniti la serie Leave it to Beaver (in Italia mandata in onda negli anni ‘60 col titolo Il carissimo Billy), un'ondata di storie famigliari ha raggiunto i nostri apparecchi televisivi, tutte all'incirca con lo stessa schema costitutivo: famiglia medio borghese con una villetta monofamiliare, giardino e almeno due figli, di cui almeno un maschio e una femmina. Simile per tutte la costruzione delle storie, che si concentravano di volta in volta sui vari personaggi, e simili le tematiche affrontate: amore, bullismo, scuola. Tutte famiglie nucleari e senza troppi traumi, a parte alcune eccezioni come La famiglia Brady, che era una famiglia ricomposta, in cui tre figli di lei e tre figli di lui andavano a vivere insieme a seguito del loro matrimonio, e questo muoveva spesso le dinamiche narrative; o i Jefferson, famiglia di afroamericani che entra a far parte della media borghesia, o Il mio amico Arnold, in cui un ricco uomo bianco vedovo adotta due ragazzini di colore.

Per il resto è una lunga lista di famiglie, da Arcibaldo (di cui I Jefferson è uno spin - off) a Happy days (ambientato negli anni ‘50 e spesso parodia di quel periodo, soprattutto nella rappresentazione delle gerarchie giovanili), Casa Keaton, i Robinson, Pappa e Ciccia, Genitori in blue jeans, Beverly Hills 90210, alle prese con la vita di tutti i giorni. Con alcune differenze, che si rendono più complesse strada facendo. Ad esempio Pappa e ciccia parla di una famiglia della classe medio – bassa, e si scontra con temi complessi come l'omosessualità, il femminismo, la povertà e l'obesità (i fatti narrati durante tutta la serie, si scopre nel finale, facevano parte di un sogno di Rosy, dopo la morte per infarto del marito). Casa Keaton mostra uno scontro generazionale molto evidente e segno dei tempi tra un figlio conservatore e amante della finanza (le ties del titolo originale Family ties sono un'ironia nei confronti delle cravatte che lui, interpretato da Michael J. Fox, porta dall'età di 17 anni, quando la serie ha inizio) e i genitori ex hippies, che tentano quindi un approccio meno rigido alla vita; Beverly Hills affronta in maniera ancora più complessa temi come la sessualità, la donazione di sangue, l'AIDS, la droga, l'alcol, con un punto di vista questa volta (e per la prima volta) incentrato sulla visione del mondo da parte degli adolescenti, con le loro paure e le nuove scoperte, i disagi e gli errori.

Una grande innovazione nel mondo dei padri nelle serie tv viene portata nel 1987. Dopo il successo di Tre scapoli e un bebè, remake americano del francese Tre uomini e un culla, in cui tre uomini non sposati trovano e accudiscono un bambino abbandonato, sbarca nella televisione americana e poi italiana (nel 1987 negli Stati Uniti, nel 1989 in Italia col titolo Padri in prestito, poi nel 1996 con l'attuale titolo) Gli amici di papà, una storia che racconta di un padre vedovo che tira su le tre figlie con l'ausilio di suo cognato e un amico d'infanzia. Essendo una situation comedy l'inesperienza dei tre diventa il soggetto di simpatiche gag, ma anche lo spunto per mostrare tre uomini che si destreggiano nelle diverse necessità dell'educazione. Tre padri materni che si trovano a dover affrontare, a modo loro, in maniera totalmente pionieristica, anche discorsi sulle pene d'amore, le amicizie, i problemi dell'adolescenza in genere.

I caratteri differenti dei tre uomini diventano punti di forza per essere da esempio per le ragazze: Danny, il padre, è razionale nei ragionamenti e maniaco della pulizia, infonde alle figlie la sicurezza e la calma. Jesse è un play boy, musicista. Portatore di tipici stereotipi maschili, ma anche di spinta a seguire le proprie passioni. Joey, l'amico di Danny, comico emergente, porta una ventata di spensieratezza e allegria.
In qualche modo i tre si completano e riescono a portare nell'educazione delle ragazze esempi positivi, che si equilibrano. La presenza del ricordo della madre, anche se solo negli insegnamenti impartiti prima di morire, è comunque sempre costante, e nei dialoghi viene ribadito quanti manchi, come persona e come figura materna.

Ma il racconto delle famiglie nelle serie televisive si fa profondamente più articolato con le serie contemporanee, dalla struttura narrativa e dalla costruzione dei personaggi sempre più attuali ed elaborati. Parlerò in questo capitolo di alcune tra le più riuscite dal punto di vista della costruzione (ed evoluzione, per alcune) dei personaggi, soprattutto, ma anche della regia. Infatti mentre le sit – com (situation comedy) classiche si basavano su di una struttura principalmente incentrata sulla macchina da presa fissa che inquadrava alternativamente due ambienti (generalmente la cucina e il salotto), oggi abbiamo regie molto complesse e “cinematografiche”, come quella di Breaking bad, o addirittura dei Mockumentary (falso documentario), come in Modern Family.

Questa lenta evoluzione, nata contemporaneamente alla diffusione degli apparecchi televisivi nelle case, che oggi sono dispositivi vari come tablet, smartphone e netbook, ha accompagnato i cambiamenti delle famiglie di questa metà del secolo, e si presuppone ancora lo farà.

Per quanto riguarda i padri abbiamo assistito a un sempre crescente equilibrio nella gestione dell'educazione, condivisa tra i genitori. Sono frequenti, in queste serie, madri che contraddicono i padri e/o si trovano a discutere con loro di volta in volta il modello educativo. Padri, quindi, che sempre più spesso ricoprono mansioni tradizionalmente affidate alle madri e viceversa; in una perpetua revisione e ricollocazione dei ruoli tradizionali.

A prescindere dallo stereotipo del padre che chiama il figlio campione, spesso arruffandogli i capelli, una scena frequente è costituita dal guardarsi dei due genitori nel domandarsi cosa fare, come affrontare una determinata situazione, come ad esempio il famoso, topos anche questo, discorso o quel discorso. Il momento cioè di affrontare la questione dello sviluppo sessuale, con tutti gli avvertimenti del caso, tradizionalmente affrontati dalla madre con la figlia femmina e dal padre col figlio maschio, con un, particolarmente sessista, ammiccamento del padre nei confronti della masturbazione del figlio e totale silenzio in merito per quanto riguarda le figlie femmine.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I padri rappresentati. Più di un secolo di mutamenti nel cinema che cambia modi e luoghi di fruizione.

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Informazioni tesi

  Autore: Paola Calcagno
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Lettere
  Corso: Scienze dello spettacolo
  Relatore: Angela Bianca Saponari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 170

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Parole chiave

cinema
famiglia
padre
genitori
figli
uomini
ruolo di genere
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