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Le origini e gli sviluppi della cremazione in Europa

La cremazione durante il Fascismo

In particolare, i dati evidenti del Fascismo sono lo scioglimento delle logge massoniche che porta in sonno la loro attività, il potente sodalizio tra Mussolini e la Chiesa (soprattutto dopo i patti lateranenzi), l'impossibilità propagandistica della cremazione dovuta alla soppressione della libertà di stampa e l'emanazione di leggi razziali che di fatto porterà alla messa in fuori legge dei lasciti degli israeliti al finanziamento delle attività crematorie (Comba, Nonnis Vigilante, Mana: 1998, 214).

Seppure tra difficoltà, il quadro iniziale lascia una resilienza forte nel movimento crematorio. Nei primi del Novecento il boom dei cremati si ha nel 1920. Il successivo ridimensionamento non tocca le percentuali femminili. Si arriva a circa 500/600 ogni anno. Nel 1929 (anno dei Patti Lateranenzi) il totale delle cremazioni eseguite in Italia dalle origini arriva a sfiorare le 11.000 unità. La firma del Concordato del 1929 segna una stretta legislativa alla concessione della cremazione, tuttavia le associazioni proseguono la loro attività riuscendo anche nell'ottobre 1936 ad organizzare a Torino il congresso nazionale della Federazione italiana per la cremazione, ricordiamoci poi che in un periodo di forte conflitto, una città antifascista come Livorno nel periodo 1919-1945 passa ad un 5, 90 % di cremati a fronte dell'1, 41% del periodo 1885-1918.(Conti in Sonetti: 2007, 15) Il totale dei cremati tra il 1919 e il 1945 è di 3156 in cui ben il 20% dei cremati risulta essere stato impegnato in attività direttamente riconducibili alla vita portuale della città oltre a questo dato circa 1400 vengono dichiarati con professioni che si possono inserire nella categoria del proletariato urbano. (Sonetti: 2007, 73).

Questi fatti hanno conferma anche sulla scena torinese, dove la pratica cremazionista attecchisce tra gli operai delle grandi fabbriche (Filippa: 2001, 98)
Questo sarà indice di un forte segnale di resistenza, in particolare perché la legislazione fascista tende a complicare l'autorizzazione alla cremazione dei ceti medi in quanto, a differenza dell'inumazione, il testo unico del 1934 prevede che oltre alla presenza dell'estratto legale di disposizione testamentaria, bisogna allegare una sorta di accertamento ermeneutico da parte dell'ufficiale di Stato civile, per assicurarsi che sia chiara la volontà. Ciò significa che i due riti non sono equiparati né sul piano legale né su quello dei costi amministrativi: per l'inumazione si tratta di espletare una semplice pratica burocratica, per la cremazione occorre seguire un percorso lungo e costoso, visibilmente scoraggiante. A ciò si aggiunge il Regolamento del 1942 in cui il rito della cremazione è fortemente osteggiato. (Filippa, 2007: 65). Tutto ciò parte dalla base della regressione dei Patti Lateranenzi al monopolio della chiesa in materia di morte. Per il Fascismo ciò sarà anche una legittimazione per espellere la dottrina atea e materialista che aveva connotato l'atteggiamento Risorgimentale. (Filippa: 2001, 64). Mussolini intanto ingloba nella sua propaganda la lotta per l'igiene rovesciandone il suo significato simbolico, quello che era il positivismo dell'era crispina diviene strumento di superiorità razziale e viene elevata a scienza dell'economia nazionale. (Filippa: 2001, 62). Intanto alle logge massoniche subirono profondi attacchi soprattutto nei confronti dei massoni fiorentini e delle sedi di Torino, Pistoia, Lucca, Livorno, Siena, Bari, Ancona e Venezia che vengono saccheggiate e distrutte. (Filippa: 2001, 105). Ciò però, a partire dal 1942 farà da collante per compattare le fila del Partito d'azione in cui si riconoscono molti sostenitori del movimento cremazionista, per la loro formazione laica, aderiscono o hanno aderito alla massoneria. (Filippa: 2001, 110).

Per quanto riguarda gli ebrei, alcuni suicidi eclatanti sceglieranno la cremazione: è il caso del giornalista Emilio Foà a Torino all'indomani della promulgazione delle leggi razziali (Filippa: 2001, 94), stessa sorte tocca al radical-socialista e massone Angelo Fortunato Formaggini, editore modenese. All'età di sessant'anni si getta nel vuoto dalla Torre Ghirlandina di Modena il 29 novembre 1938 , verrà cremata il 1 dicembre dello stesso anno nella forma strettamente privata imposta dal Regime, alla presenza della moglie e di pochi amici malgrado la notizia avesse fatto scalpore (Filippa, 2001: 92).

In questi anni, l'appartenenza delle donne a società crematorie sale al 38%, solo il 23, 5% è cattolica (Filippa, 2001: 93).
A Torino, il 1938 è anche l'anno in cui in segno di scherno al partito fascista, i soci della So.crem scelgono di contraddistinguersi con assembleare un distintivo sociale da portare all'occhiello con un gagliardetto su sfondo a smalto verde, “ottemperando a un desiderio della maggioranza dei soci” (Filippa, 2001: 92).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le origini e gli sviluppi della cremazione in Europa

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Marra
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni Internazionali
  Relatore: Asher Colombo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 169

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Parole chiave

sociologia
cremazione
sociologia del conflitto
death studies

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