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Lo Spiritual, il Gospel e il Blues come nuclei tematici fondamentali per lo sviluppo del Jazz

Il Blues: il canto religioso si trasforma in musica profana

Altro elemento fondamentale per lo sviluppo del Jazz è il blues inteso come musica profana. Il Blues è un genere musicale che ha sempre origini nero-americane ma la cui cospicua diffusione è individuabile nel periodo degli anni che precedono la secessione (1861-1865). Il termine deriva dell’espressione “to feel blue” ovvero “essere malinconico” e indica la musica che nasce dalla sintesi di fattori afferenti alla cultura di lavoratori rurali nero-americani, con vaghi elementi della tradizione musicale europea. Le prime forme di blues, almeno nelle strutture che oggi conosciamo, ebbero quindi origine proprio nel periodo in cui la schiavitù si era consolidata nel sud degli States e si rivelarono come una sorta di corrispettivo profano dello spiritual: infatti c’è tra queste forme d’arte una matrice comune afferente ai canti dei campi (field hollers) e ai già citati work song, canti di lavoro che dettavano il tempo alle fasi operative e contemporaneamente avevano l’effetto, quasi mantrico, di alleviarne la fatica.

Nasce così una musica che già nel nome blues (triste) racchiude ed esprime le sue caratteristiche più significative. Sostanzialmente queste nuove espressioni musicali si fondavano su un sostrato espressivo e contenutistico alimentato dalle voci dei lavoratori e dei condannati ai lavori forzati che davano vita a peculiari caratteri melodici, orali ed espressivi. La struttura è molto semplice, simile a quella dei work song con cui il blues è imparentato. Ma contrariamente ai canti di lavoro, segnati da frasi brevi e lunghezza costante, il blues (non dovendo essere di aiuto alla coordinazione dei movimenti) può permettersi una maggiore libertà.

Sotto l’aspetto squisitamente musicale, il blues, almeno nella sua forma più comune, è composto da dodici battute in tempo pari. Nato come un semplice canto senza accompagnamento (eccettuato, forse, un battito di mani), in seguito compie il balzo evolutivo annettendo l’uso di strumenti musicali. Un’apertura che alcuni critici rigorosi giudicano addirittura come perdita di importanti valori originali. I testi raccontano principalmente di amori sfortunati, di situazioni dense di erotismo e sensualità, di storie di fuga, di prigioni e delitti. Con la fine della guerra di secessione, il blues intraprese un percorso evolutivo: i nero-americani godevano di una vita più libera che consentiva loro di adoperare con maggiore elasticità sia l’inglese che la loro stessa lingua.

Agli schiavi prima era vietato esprimersi nella lingua madre, suonare le percussioni, praticare i loro riti religiosi animisti e musulmani. Tra il 1870 e il 1930 si definì la composizione più canonica del blues. E con l’abolizione della schiavitù, all’uso della voce modulata si unì l’accompagnamento con strumenti semplici, come il banjo, l’armonica e la chitarra. Il successivo passaggio evolutivo si ebbe laddove fu più stretto il rapporto dei musicisti blues con la cultura europea e con l’uso di nuovi strumenti quali ad esempio ottoni, ance e pianoforte. I primi dischi degli anni Venti furono linfa vitale per la diffusione e il successo di personaggi quali Ma Raney, Bessie Smith, Sarah Martin, Robert Johnson, Blind Lemon Jefferson, Leadbelly, Big Bill Broonzy, e altri. Si attestò per di più la figura del blues singer che si esibiva con il suo gruppo personale.

Contemporaneamente, tramite il boogie-woogie, il blues si aprì anche ad esecuzioni meramente strumentali, dando un contributo determinante alla venuta al mondo del jazz. Iniziò così la fase di crescente diffusione popolare dei race records, principale prodotto discografico destinato ai neri, sino alla crisi provocata dal crollo di Wall Street ed agli anni della grande depressione. Nel frattempo, masse sempre più cospicue di nero-americani si erano spostate dalle immense distese rurali del Sud verso le città industrializzate del Nord, soprattutto Memphis e Chicago, ove si affermò il “blues metropolitano”, spesso fortemente elettrificato, che ebbe molti e illustri esponenti tra i quali vanno almeno ricordati Jimmy Reed, John Lee Hooker, Muddy Waters e B. B. King.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Lo Spiritual, il Gospel e il Blues come nuclei tematici fondamentali per lo sviluppo del Jazz

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Informazioni tesi

  Autore: Antonella Scalici
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo
  Facoltà: Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo
  Corso: Canto Jazz
  Relatore: Gaetano Riccobono
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 62

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blues
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