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I caratteri della presenza dell'Islam a Palermo nel medioevo

Toponomastica e architettura di maestranza araba in città

Gran parte della toponomastica palermitana è di origine araba. La principale caratteristica dell'urbanistica islamica sin dai primi secoli fu lo sviluppo e la perfezione di cinta murarie fortificate. Tale modello non solo rispecchia una tradizione architettonica antica ma permette un intreccio di relazioni sociali proprio attraverso il tessuto urbano che è il sostegno portante della città. Alla fine del X secolo infatti si era concluso per quanto riguarda il territorio quel processo di omologazione all'Africa fatimite.

Le strade urbane erano di tre gruppi la šāriʽa ossia la strada principale, aperta da entrambi i lati che funge da attraversamento dell'intera città collegando le porte e i quartieri, e prosegue anche all'esterno consentendo collegamenti territoriali. La darb, la strada secondaria congiunta su una strada principale senza uscita il cui accesso è chiudibile con una porta, può tuttavia avere uno sviluppo e un impianto molto articolato. Il terzo gruppo è quello della azikka il vicolo cieco chiudibile anch'esso sul darb. Nella via principale si trovavano la moschea principale e il sūq e questa via era una strada pubblica, mentre il darb una strada semipubblica accessibile a famiglie estese che potevano chiudere l'accesso e isolarsi dal resto del quartiere o della città. Mentre l'azikka era totalmente privata in cui vi erano abitazioni di uno stesso ambito familiare. Ne deriva che nelle città arabe si realizza una organizzazione piramidale delle residenze e delle attività. Palermo l'antica città chiamata in arabo madῑna, e poi successivamente qaṣr il Cassaro, si concentrava in ciò che oggi è la via principale, ossia via Vittorio Emanuele.

Essa si sarebbe sviluppata su di un'altura, la quale si estende fino al porto e da qui si realizzarono le successive mura. Diversi studi dimostrano una espansione araba nella città già secoli prima, grazie a scoperte archeologiche rinvenute nella zona fra la basilica di S. Francesco d'Assisi e Piazza Marina, durante la prima guerra punica. Il cuore della città si concentrava su una collina a pianta ellittica fiancheggiata dai due fiumi Kemonia e Papireto, di cui le mura della zona orientale e settentrionale della capitale si trovavano a pochissima distanza dal mare. Per Kemonia non si intende solo il fiume, ma anche una zona alta della città e deriva dal toponimo al kammuniya, "il mercato del cimino". L'antica simāṭ al balāṭ, è stata considerata l'asse portante dell'antico impianto urbano, ovvero questa via corrisponde all'asse centrale della collina, da cui è nata appunto l'antica città, e da cui si diramavano gli šariʽ le arterie secondarie, già citate, e i zuqāq strade di comunicazione tra i vari quartieri. Con l'arrivo degli amici arabi le mura sono state fortificate e valorizzate, soprattutto dopo che in città è stata stabilita la sede del potere del governatore, quella della flotta, e dell'esercito con una rivalutazione e riattivazione anche del porto. Queste mura divenute un'opera imponente in grado di resistere a lunghi assedi, si conservarono fino al XIV secolo.

Nel corso dei secoli sono state oggetto di rifacimenti e modiche, e le fonti islamiche documentano un loro parziale smantellamento in concomitanza con la fondazione della cittadella fatimita del X secolo e poi in seguito fu attuata una successiva ricostruzione. I resti più evidenti di queste mura sono sparpagliate per la città: un tratto in via Mura della Pace caratterizzato da un parametro di conci piccoli di calcarenite e una cornice sporgente. Altri resti accanto alla chiesa di Santa Maria della Vittoria già menzionata in questa tesi. Visibile un tratto di mura in via Discesa dei Bianchi vicino al Palazzo Abatellis e al muro di contenimento del giardino del monastero di Santa Maria della Pietà. Chiare sono le basi del parapetto delle mura in via Mura di Montalto, via Papireto e ai lati di Porta S'Antagata. I resti sono stati ricoperti da intonaco altri tratti invece sono meglio conservati. Una struttura di fortificazione muraria si registra anche in via Torremuzza, anch'essa presenta blocchi di calcarenite e terra rossa. La porta dei greci in prossimità della chiesa della Pietà era parte della cinta muraria, di cui è stato rinvenuto un blocco di calcare con un'iscrizione di caratteri cufici. Proseguendo si trovano resti di cinta murarie anche tra Porta di Termini e il mare. Di seguito le piante della città, la prima permette di individuare facilmente le fortificazioni che dall'imboccatura del porto giungevano fino a Piazza Marina, i quartieri antichi, il Qaṣr, la Ḫalisah e le nove porte del Cassaro.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I caratteri della presenza dell'Islam a Palermo nel medioevo

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Informazioni tesi

  Autore: Veronica Sardo
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingue e culture moderne
  Relatore: Antonino Pellitteri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 89

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