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Papa Francesco: la concezione del Creato e dell'essere umano nell'Enciclica "Laudato Sì"

Il messaggio

Dall’analisi condotta, l’Enciclica «Laudato Si’» può essere considerata dunque il più importante documento magisteriale della Chiesa Cattolica dal Concilio Vaticano II ad oggi riguardante la custodia del Creato. Tale Lettera del Papa è preziosa indicazione per tutti, per i cristiani e non, impegnati a salvaguardare l’ambiente da ogni forma di inquinamento.
Francesco sottolinea infatti il grave mutamento climatico e, in particolare, lo sconvolgimento irreversibile che lo stile di vita e di produzione dei più ricchi impone alla biodiversità e a equilibri ecosistemici infinitamente fragili e insieme preziosi.

La prime vittime di questo stile di vita predatorio, sono ovviamente, le popolazioni povere, in particolare in Africa. Secondo il Vescovo di Roma, in questo senso, il Nord del mondo ha contratto un debito di tipo ecologico con il Sud. L’ecologia non è separabile dalla giustizia sociale. La casa comune donataci da Dio è fragile e averne cura fa parte della nostra vocazione. Il che significa lottare contro la povertà, e allo stesso tempo lottare per la sopravvivenza di tutti gli esseri, di ciò che esiste in natura.

Necessita a tal proposito contrastare questo mutamento in gran parte dovuto all’attività umana. La maggioranza delle emissioni di gas che producono l’effetto serra, proviene dagli stati sociali più agiati dei Paesi settentrionali. Del resto, la ragione principale per cui i negoziati intergovernativi sul clima sono rimasti ad un punto morto, è questa: i Paesi del Sud rimproverano giustamente quelli del Nord di essere i primi inquinatori della storia e chiedono che si assumano, dal punto di vista finanziario, le loro responsabilità collaborando al sostegno economico della transizione energetica al Sud. E, naturalmente, il Nord cerca degli alibi per sottrarsi a questa responsabilità.

Secondo la perfetta diagnosi del Papa, alla radice del problema della proliferazione della «cultura dello scarto» ci sono tre mali: le tecnoscienze, la finanziarizzazione e un’economia fondata sulla produzione e consumi illimitati. Chi sostiene di risolvere il problema climatico con la tecnoscienza, assomiglia a colui che vuole domare un incendio con gli stessi mezzi che l’hanno fatto scoppiare. Mentre coloro che difendono a spada tratta una soluzione tecnica, potrebbero mirare esclusivamente a guadagnare un ruolo nel dibattito pubblico o, nel peggiore dei casi, potrebbe trattarsi di cinici che vogliono pubblicizzare la loro causa.

A tal proposito emblematica è la scomparsa programmata delle api rende lampante il profondo legame tra i diversi allarmi lanciati. Le lobby industriali, infatti, fanno di tutto per oscurare la “cosa”, dovuta principalmente ai prodotti chimici adoperati nell’attuale agricoltura. Ci sono persino degli economisti che osano affermare che la fine delle api sia un bene, perché costringerà all’impollinazione meccanica e ciò porterà ad un aumento del PIL. Ma quello che rischia davvero di accadere, invece, se il genere umano non provvederà direttamente alla scomparsa della api, è che ci saranno altri schiavi poveri obbligati a subire la irresponsabile catastrofe ambientale.
Dunque, i più ricchi dovranno cambiare radicalmente gli stili di vita, adattandoli alla condizione umana di abitanti di un pianeta limitato. Ciò suppone la subordinazione della proprietà privata alla «destinazione universale dei beni» resistendo alla privatizzazione delle risorse naturali.

Il Papa denuncia inoltre il luogo della più grande resistenza al progresso verso l’umanità riconciliata con se stessa e con il creato: la finanza dei mercati . La sua prima preoccupazione è la deregolamentazione della finanza, condizione primaria per la transizione ecologica. Dal momento che, al giorno d’oggi, la classe politica di governo dell’Europa Occidentale è prima di tutto controllata dalle banche, spetta così alla società civile imporre ai politici il coraggio di regolamentare i mercati finanziari.

Francesco invita i cristiani e non cristiani a non dimenticare di essere relazione tra loro, con Dio, e con la natura, perché la mondializzazione mercantile ha schiacciato questo rapporto in una «globalizzazione dell’indifferenza». Il disprezzo di questa relazione pone allo stesso livello sia coloro che sostengono un mercato autoregolato incapace di gestire qualsiasi forma di istanza esterna, che sia sociale o climatica.

Oggi, quindi, il rinnovamento radicale richiesto dovrà basarsi sull’interazione tra un’antropologia relazionale e l’attenzione ai beni comuni universali.
Francesco allora lancia un appello a tutti gli uomini e le donne perché contribuiscano al passaggio da una società dell’iniquità ad un mondo più giusto, con un’economia definanziarizzata e in armonia con il creato.
Il posto delle fede cristiana, in tutto questo, sta nella convinzione e nella fiducia che l’umanità sia capace di compiere un tale salto.

Il Papa afferma che una nuova ecologia umana ha bisogno di contemplazione e non solo di tecnologia, i cui progressi, anzi, hanno portato alla situazione attuale. Mai le condizioni di vita sulla Terra sono cambiate tanto radicalmente quanto negli ultimi due secoli. E’ stata inaugurata l’era dell’“Antropocene”. Il Papa non usa questo neologismo, ma il senso della sua riflessione parte dalla Rivoluzione Industriale e dall’innovazione e dall’ eccessivo sviluppo della produzione e del consumo legati alla tecnoscienza, e considera il livello di progresso e i relativi stili di vita che incidono profondamente sull’ecosistema terrestre, modificando la relazione tra l’essere umano e l’ambiente circostante.

Nell’era dell’“Antropocene” l’essere umano, anche grazie a una serie impressionante di successi, è sempre più in grado di manipolare la natura e la vita; una condizione nuova questa che attribuisce all’essere umano una responsabilità senza precedenti.
La soluzione va cercata dunque non nel tecnicismo fondato sulla certezza dell’esperimento, ma nel concorso delle varie culture.

Su scala globale, c’è un forte dislivello tra sistemi tecnici sempre più avanzati e la vita umana fragile e limitata; un dislivello che solo una conversione culturale ed esistenziale può colmare. Per vivere e continuare a progredire nell’era dell’“Antropocene” ci vuole un uomo all’altezza dei tempi, perché in lui risiede la responsabilità di non distruggere la vita. Quest’uomo non deve essere oltreuomo, né una super intelligenza, ma, come dice Papa Francesco, è l’uomo che deve non dimenticare di essere radicato nella vita, e di essere in grado di ascoltare, secondo il primo insegnamento della Bibbia: ascolta, Israele . Solo a condizione di essere capace di ascoltare e guardare, o meglio, a contemplare, oltre le proprie sempre più potenti capacità di fare e di agire, l’uomo può riconoscere le contraddizioni a cui è esposto e, di conseguenza, colmare il divario istituzionale attuale, per cercare di orientare ciò che oggi sembra destinato a sfuggire a qualunque controllo e senso.

Il Papa sostiene inoltre che la ragione della odierna paralisi istituzionale è il frutto della tendenza tipicamente moderna a non voler spendere l’intero ventaglio delle capacità umane per organizzare la vita insieme. Se si parte, infatti, da un’idea di vita neutra e impersonale, si arriverà a costruire un mondo neutro e impersonale, iperfunzionale e disumano, capace di distruggere quella vita che pretende di conoscere e dominare, ma che, in realtà, dimentica.

Ecco il punto di arrivo della provocazione di Papa Francesco, che sulla scia dei suoi predecessori, si pronuncia sulla questione più profonda dell’epoca attuale: l’idea che il semplice perseguimento dell’interesse individuale e la capacità tecnica sono sufficienti per creare ricchezza collettiva. Tale soluzione si rivela sempre più inadeguata.

C’è bisogno di ricomporre su nuove basi la possibilità di espressione dell’io insieme alla cura del contesto circostante; perché è attraverso questa strada che l’essere umano può capire che la libertà che lo caratterizza non cancella, bensì esalta la sua responsabilità, ovvero il suo essere in relazione verso ciò che lo circonda.
E’ questa la conversione che il Papa chiede: conversione che necessita, per potersi realizzare, di un tipo di uomo diverso da quello oggi prevalente.
[…]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Papa Francesco: la concezione del Creato e dell'essere umano nell'Enciclica "Laudato Sì"

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Informazioni tesi

  Autore: Patrizia Maietta
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Pontificia Facoltà dell'Italia Meridionale
  Facoltà: Scienze Religiose
  Corso: Scienze Religiose
  Relatore: Fausto Baldassare
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 88

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