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La Crisi Libica: Dall'Intervento Ad Oggi

Il nuovo stato libico

Il 27 ottobre il Cds approvò all'unanimità la quarta e ultima risoluzione sulla Libia, la numero 2016, con la quale si mise fine alle misure adottate in precedenza con la risoluzione 1973. Pochi giorni dopo, la Nato comunicò ufficialmente la conclusione dell'operazione Unified Protector, nonostante le richieste di proroga avanzate dal Capo di Stato “ad interim” Mustafa Abdul Jalil, decretando la fine dell'impegno internazionale in Libia.

È interessante notare come, dopo solo pochi mesi dall'inizio del conflitto, Varvelli avesse già ipotizzato tre possibili scenari per la Libia:

1) «Gheddafi non si arrende». In questa prima ipotesi i paesi della coalizione sono costretti ad affrontare gravi problemi riguardo ai costi necessari per la continuazione delle operazioni militari. Questa situazione avrebbe sicuramente prodotto una spaccatura interna tra lealisti e ribelli per un periodo indefinito di tempo.

2) «La Libia post Gheddafi: un fragile “rentier state”». Il blocco navale imposto dalla Nato e la privazione di numerosi impianti petroliferi conquistati dai ribelli indeboliscono il regime del Raʾīs impedendogli di attuare la classica redistribuzione degli introiti. Questa situazione avrebbe sicuramente impedito l'avvio di qualsiasi processo di democratizzazione.

3) «La Libia post Gheddafi: uno stato fallito». In questa prospettiva, l'elemento centrale è il fallimento nella ricostruzione dello stato come conseguenza dell'insorgere di tutti quei sentimenti autoctoni rimasti oppressi per più di quarant'anni. In quest'ottica la vendetta avrebbe preso il sopravvento sulla riconciliazione, innescando diverse tipologie di conflitto: sul piano regionale tra la Tripolitania e la Cirenaica, sul piano tribale tra le decine di clan sparsi sul territorio e infine sul piano politico tra islamisti e non islamisti. «Se la caduta di Gheddafi non fosse accompagnata da un impegno internazionale nella stabilizzazione del paese questo scenario diverrebbe probabile». Quest'ultima previsione ci offre un quadro completo di come il panorama libico si sarebbe delineato di lì a pochi mesi.

Con la morte del Raʾīs, il Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt), che fino a quel momento aveva assunto un ruolo chiave nella lotta al regime, si trovò nella difficile situazione di dover gestire l'inevitabile periodo di instabilità successivo al crollo delle vecchie istituzioni. In questa direzione, il Cnt elaborò una strategia che aveva per oggetto l'avviamento al processo elettorale e la predisposizione di un comitato per la stesura della Costituzione; nell'ottica di intavolare un ricongiungimento pacifico tra i vari gruppi e arginare nel contempo quel processo di lottizzazione che avrebbe impedito la ricostruzione del paese. Non senza qualche difficoltà, il 7 luglio 2012 furono organizzate le prime elezioni libere, dopo ben sessant'anni dalle ultime nel '52, che permisero ai cittadini libici di recarsi alle urne per eleggere i membri del Congresso Nazionale Generale (Cng).

Le consultazioni elettorali registrarono un'alta affluenza e sancirono la sconfitta dei partiti islamisti, sia moderati che radicali, accentuando la frattura esistente con gli attori non-islamisti, che invece ottennero la maggioranza in ben undici circoscrizioni su tredici. Da questo momento in poi si avviò un graduale processo di polarizzazione, non solo politica ma anche militare, dal momento che gran parte delle milizie, ancora attive sul territorio, iniziarono a schierarsi nella lotta per il controllo del parlamento. Le milizie islamiche assunsero ben presto un ruolo predominate; in quanto, attraverso la violenza, riuscirono ad influenzare in misura maggiore il procedimento legislativo, danneggiando di fatto la transizione democratica del paese. La Legge sull'Isolamento Politico ne è un chiaro esempio. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Crisi Libica: Dall'Intervento Ad Oggi

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Informazioni tesi

  Autore: Iacopo Brugnoli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Marco Clementi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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