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Sustainable Development Goal 13: “Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico”. Prospettive per il 2030

Quali risultati? Promesse raggiunte e promesse mancate

Eliminare la povertà estrema e la fame
Per quanto riguarda il primo obiettivo il target 1.A è stato raggiunto molto prima della scadenza ufficiale: nel 2010, e la percentuale di persone estremamente povere è precipitata dal 36% del 1990 al 15% nel 201225; ma molto di questo progresso è stato realizzato nell’Asia orientale (dovuto principalmente allo sviluppo economico cinese, dove questa è precipitata addirittura dal 61 al 4%) e non è distribuito equamente: l’Africa Subsahariana non ha ancora sfiorato il risultato essendo calata solo dal 57 al 41%. Globalmente tuttavia, nei paesi in via di sviluppo, la percentuale è precipitata dal 47 al 14%.

Il target 1.B è molto meno ottimistico: il tasso di disoccupazione è aumentato – anche se leggermente – in maniera generalizzata in tutte le regioni dal 1990. Alcune considerazioni devono essere fatte: l’occupazione ha visto una contrazione decisa a seguito della crisi finanziaria del 2008, inoltre il tasso di occupazione della classe di età 15-24-anni riflette almeno in parte la ricerca di un livello di istruzione più alto; nondimeno, la situazione apparte tutt’altro che rassicurante: sembra che le opportunità di impiego non riescano a tenere il passo con la forza lavoro.
Nonostante i dati negativi sul tasso di occupazione (diminuito globalmente dal 62 al 60%), c’è stato un miglioramento nell’equità all’interno del dato generale: solo nelle regioni in via di sviluppo i lavoratori in condizioni di povertà estrema sono crollati dal 52 all’11%, mentre la distribuzione delle classi di reddito appare più bilanciata, principalmente per merito della crescita della classe media (passata dal 13 al 35% nelle regioni in via di sviluppo).

Per quanto riguada il target 1.C, invece, esso è caratterizzato da miglioramenti, anche significativi, ma l’obiettivo non è ancora stato raggiunto: nel mondo in via di sviluppo la percentuale di persone malnutrite è calata dal 23 al 13%, con una decisa variazione regionale (ad esempio è precipitata in America Latina mentre è aumentata nell’Asia occidentale).

Assicurare l'istruzione primaria universale
Il tasso di istruzione è salito dall’83% all’inizio del nuovo millennio al 91% nel 2015, anche se si considera universale l’istruzione in presenza di un tasso di almeno il 97%. Questa volta, pur rimanendo indietro rispetto alle altre regioni, l’Africa subsahariana ha visto la maggiore crescita (dal 52 al 78%). Il numero di bambini che abbandonano la scuola è calato da 100 a 57 milioni. Nonostante il progresso sia stato consistente, l’istruzione universale non è ancora stata raggiunta e sembra che ci siano considerevoli differenze nel tasso di istruzione, dipendenti dalla ricchezza del nucleo familiare.

Promuovere l'uguaglianza di genere e l'autonomia delle donne
Nell’istruzione primaria, sembra che la parità di genere sia stata raggiunta nella maggior parte dei casi, mentre differenze – e soprattutto una grande variazione regionale – rimangono nell’istruzione secondaria e terziaria; non solo nei confronti delle donne ma anche nei confronti degli uomini (ad esempio in America Latina). Globalmente, troviamo un indice sulla parità di genere di 0,98 nell’istruzione primaria e secondaria e di 1,01 in quella terziaria, con valori ritenuti accettabili tra 0,97 e 1,03; ciò nonostante, non bisogna dimenticare che questi dati presentano un’elevata varianza regionale.
Nel mondo del lavoro, al contrario, sebbene si sia osservato un trend di crescita lento e stabile, vi sono ancora marcate disparità, con circa la metà delle donne disoccupate, contro un quarto degli uomini. La partecipazione politica è raddoppiata, ma la parità rimane solo un lontano miraggio: solo un quarto delle donne rappresentano i parlamenti nazionali.

Ridurre la mortalità infantile
Vi è stata un’impressionante riduzione del tasso di mortalità infantile del 50%, in ogni modo questo progresso – seppur straordinario - non è sufficiente a raggiungere l’obiettivo prefissato dei due terzi. Il decremento del tasso di mortalità dei bambini con meno di 5 anni è triplicato dal 1990, ed una gran parte del merito è dovuto al incremento delle coperture vaccinali, in particolare di quella per il morbillo. Nonostante tutto, si stima che serviranno circa altri 10 anni per raggiungere l’obiettivo prefissato.

Migliorare la salute materna
Il tasso di mortalità materna, così come quello infantile, è circa dimezzato dal 1990 al 2015; eppure, anche considerando che la soglia posta per raggiungere questo obiettivo è più alta, il progresso da fare è ancora consistente. La migliore strategia per ridurre la mortalità materna viene individuata nel far eseguire le nascite da personale specializzato, e ad oggi più di un quarto delle donne non riesce a ricevere le dovute cure, con un incremento relativamente modesto - dal 59 al 71% - di nascite seguite da personale qualificato.
Per quanto concerne il target 5.B, la crescita di consapevolezza sulla salute sessuale e riproduttiva è stata lenta e abbastanza limitata: la percentuale di donne con almeno 4 visite prenatali è cresciuta solo di un modesto 17%, l’uso del preservativo è aumentato dal 55 al 64% (con però un raddoppio nell’Africa subsahariana ed un deciso incremento nell’Asia del sud, dal 40 al 60%); mentre le gravidanze adolescenziali sono calate solo marginalmente; il dato però nasconde una grande differenza tra Asia, dove il calo è stato notevole, e Africa, dove invece il problema ancora persiste.

Combattere l'HIV/AIDS, la malaria e altre malattie
Le infezioni del virus HIV/AIDS sono calate, dal 2000, del 40% circa, con picchi del 75% in alcuni Paesi; nondimeno, l’Africa Subsahariana rimane la regione più colpita dell’epidemia, con la maggior parte dei casi registrati in 3 soli paesi: Nigeria, Sud Africa e Uganda. Il progresso sulla fascia di età 15-24 anni appare ancora modesto: solo una percentuale tra il 30 e il 40% dei giovani subsahariani possiede un’adeguata conoscenza del virus HIV, con un uso del preservativo che si attesta al 60%, ma che cala al 40% nel caso del sesso femminile; i progressi fatti dal 2000 in questo campo sembrano piuttosto modesti.

Per quanto riguarda il target 6.B, la crescita dell’accesso alle terapie antiretrovirali è stata notevole: al 2014, più di 13 milioni e mezzo di persone riceveva la terapia, di cui oltre 12 nelle regioni in via di sviluppo. L’obiettivo fissato dall’ONU, durante una sessione speciale dell’Assemblea Generale nel 2011, è di 15 milioni, e sembra raggiungibile nel 2015.

Il target 6.C ha raggiunto risultati molto promettenti: non solo l’incidenza della malaria si è arrestata, ma è anche diminuita notevolmente, assestando un significativo -37% nell’incidenza e un -58% nella mortalità; le cause di questo successo sono state individuate nell’incremento dei finanziamenti internazionali, nell’aumento dell’impegno politico, e nella disponibilità di strumenti più efficienti per combattere la malattia. Riguardo alla tubercolosi, invece, il risultato è stato contenuto ma comunque sufficiente (il calo dell’incidenza si attesta attorno all’1,5% annuo). In generale, si può affermare con sicurezza che il target non solo è stato raggiunto, ma che le aspettative sono state senz'altro superate.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sustainable Development Goal 13: “Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico”. Prospettive per il 2030

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Informazioni tesi

  Autore: Angelo Berlingieri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Economia
  Corso: Sviluppo economico e cooperazione internazionale
  Relatore: Francesco Dini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 73

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Parole chiave

sviluppo sostenibile
cambiamenti climatici
conferenza di rio
millennium development goals
accordo di parigi
sustainable development goals

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