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Il guscio della libertà

La sublimazione e l’aggressività

Se è la società a imporre le sublimazioni all’individuo, queste sono il risultato della repressione. La sublimazione può essere vista come posizione intermedia tra la repressione e la catena sciolta del principio del piacere. E’ un modo per soddisfare le esigenze dell’io senza che entri in gioco prepotentemente la repressione.

Come già detto la nostra civiltà è fondata sulla repressione degli istinti ed è innanzitutto progresso del lavoro; il lavoro fondamentalmente è non libidico e l’energia di cui necessita va sottratta agli istinti primari (sessuali e distruttivi). Non solo gli impulsi lavorativi ma anche i rapporti sociali contengono di questi impulsi. Così la sfera principale della civiltà si presenta come sublimazione che implica desessualizzazione.

Freud considera come sublimazioni dell’energia sessuale le operazioni spirituali più elevate come attività artistiche e scientifiche, visti come lavori che offrono soddisfazione libidica, ma nella sublimazione rientrano anche i legami sentimentali che tengono uniti i singoli membri di un gruppo culturale. Si possono segnalare due tipi di sublimazione: la prima, appunto non repressiva esemplificata in attività spirituali elevate, scienza e arte, la seconda è la sublimazione nel lavoro manuale che può essere fonte di soddisfazione libidica ma che tende a essere repressivo. Nelle formazioni culturali l’attività sessuale è desessualizzata, socializzata in forme di lavoro; si utilizza l’energia sessuale per una nuova realizzazione.

La psicoanalisi osserva la connessione dove “le più alte realizzazioni dello spirito sono in relazione con la repressione”. Il concetto di sublimazione pone quindi in relazione le attività culturali; costruzioni spirituali e sessualità, corpo e anima, individuo e società. La sublimazione cambia sia lo scopo che l’oggetto dell’istinto: “quel che originariamente era un istinto sessuale trova una realizzazione che non è più sessuale ma alla quale è attribuito un più elevato valore sociale e etico”. L’energia delle forze sessuali è quindi distolta dal fine sessuale e volta ad altri scopi di maggior valore sociale.
Le sublimazioni sono negazioni del corpo che contemporaneamente lo affermano poiché compiono la proiezione del corpo represso nelle cose.
Ma le sublimazioni non sono sufficienti per appagare.

Freud ammette che nella pura curiosità intellettuale c’è una certa repressione sessuale. Le più alte sublimazioni non costituiscono in realtà una via d’uscita dalla repressione. Non tutta la libido può essere sublimata: le sublimazioni sono incapaci d’appagare in modo completo. La desessualizzazione implica una componente di morte nella vita del corpo; per questo non potrà mai soddisfare l’istinto di vita. La sublimazione non risolve il conflitto.

Le restrizioni all’Eros finiscono coll’indebolire gli istinti di vita e così rafforzano e liberano le forze stesse contro le quali furono chiamate in campo, cioè le forze distruttive. La cultura esige sublimazione continua e l’Eros che ne è indebolito slega gli impulsi distruttivi. In questo modo sviluppandosi sotto rinunce progressive la civiltà tende all’autodistruzione. Il lavoro faticoso e alienato, ben difficilmente soddisfa le inclinazioni individuali. L’aggressività nasce perché la libertà resta rinchiusa nel corpo.

Domanda quindi ideale all’uomo sembra essere: ti senti espresso?
Del resto l’espressione è il vero darci vita, il vero sentir vivere l’interiorità elaborata, e più essa è elaborata e colma di libido più cerca sofisticherie e metodi e interfacce per uscire dal guscio del corpo e esternarsi. La difesa contro un’aggressività più forte dovrebbe rafforzare gli istinti sessuali; solo un Eros forte può legare efficacemente gli istinti distruttivi; solo un Eros forte può far fronte all’aumento di aggressività che deriva dal reprimere se stessi.

E questo è ciò che appunto la civiltà sviluppata non è in grado di fare, poiché proprio la sua esistenza stessa dipende da controlli.
Concludiamo questo capitolo citando parole di Erasmo da Rotterdam, parole che sembrano assolutamente calzare alla linea della nostra trattazione: “ I meno infelici invece, sembrano quelli che restano più vicini all’istinto”…”morirai bene se bene hai vissuto”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il guscio della libertà

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Montanari
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Giovanni Giorgini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 59

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