Le intercettazioni (passato, presente e futuro tecnologico)

L'era digitale, che coinvolge oggi la maggior parte degli aspetti della vita quotidiana e che interessa ampiamente anche il diritto, inteso come ordinamento del sociale (1), ha inciso in modo significativo su taluni aspetti che interessano l'ambito penalistico, sia in ottica sostanziale che processuale. In particolare, il rilievo assunto dallo sviluppo tecnologico e digitale ha segnatamente coinvolto, per un verso, i tratti distintivi delle tradizionali forme di criminalità e, per altro verso, i mezzi e le modalità d'indagine cui gli organi inquirenti ricorrono, al fine di prevenire e reprimere le nuove tipologie di aggressione.

Nel procedimento penale tutto ciò si traduce nella netta contrapposizione tra l'esigenza di accertare il fatto criminoso e la necessità di tutelare i diritti fondamentali dell'individuo coinvolto nelle attività investigative. Di questo inevitabile conflitto occorre anzitutto prendere coscienza, nella consapevolezza che il giurista deve dirigersi inevitabilmente «verso un ideale di Giustizia» che non può essere perso di vista, dovendosi porre come obiettivo fondamentale il «rispetto delle regole e delle garanzie» (2).

L'ampia diffusione di sistemi di memorizzazione a distanza delle informazioni (si pensi, tra gli altri, a dropbox, google drive), e l'esponenziale diffusione e sviluppo dei social network (3), ha creato un nuovo modello sociale che ha conseguentemente ed inevitabilmente interessato anche aspetti importanti del diritto penale sostanziale e processuale.

Invero, le attività di indagine degli organi inquirenti e della polizia giudiziaria, per quanto concerne sia i reati c.d. comuni sia i c.d. computer's crimes (4), si sono spostate da luoghi di tradizionale conoscenza ad ambienti virtuali, la cui percezione sensoriale non risulta essere immediata e la cui individuazione esige una minuziosa ricerca: internet e sistemi cloud (5).

Dal punto di vista sostanziale, inoltre, sono emerse varie e nuove fattispecie criminali, la cui repressione risulta essere particolarmente complessa per gli organi inquirenti, a causa delle infinite possibilità e potenzialità offerte dalle piattaforme virtuali. Di conseguenza, si assiste ad una proliferazione di nuove tipologie e modalità di indagine, un tempo inutilizzate e sconosciute, che pongono importanti problematiche circa la legittimità costituzionale delle stesse, in vista di un orizzonte di garanzia dei diritti fondamentali dell'individuo. La conoscenza degli atti investigativi, infatti, in particolare per quanto concerne gli atti c.d. garantiti e gli atti c.d. a sorpresa, costituisce un fondamentale aspetto del principio del contraddittorio, di cui all'art. 111 comma 2 Cost. (6).