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Instabilità dei mercati finanziari: lezioni dalla crisi dei mutui subprime

“La grande scommessa” sulle banche italiane

Dopo aver analizzato una situazione da cui potrebbe potenzialmente scaturire una nuova grande crisi negli Stati Uniti, spostiamoci nel Vecchio Continente dove delle potenziali minacce arrivano proprio dal nostro Paese.

Per spiegare il tutto, iniziamo introducendo la figura di Steve Eisman. Steve Eisman è un uomo d'affari americano diventato noto al mondo finanziario per aver previsto la crisi finanziaria del 2007.

Eisman aveva intuito che i mutui subprime, prestiti concessi con scarse garanzie e poi “impacchettati” in prodotti finanziari rischiosi, avrebbero gravemente ferito l'economia americana e quindi affondato Wall Street. Così, non solo riuscì a rimanere al riparo dallo scoppio della crisi, ma riuscì ad arricchirsi scommettendo contro le banche che si erano riempite di mutui molto rischiosi a cui le agenzie di rating comunque davano il massimo della valutazione. Eisman guadagnò una fortuna al punto che la sua storia fu ispirazione per un libro e un successivo film premio Oscar dal titolo “La grande scommessa”, traduzione italiana per “The big short”, il grande scoperto, letteralmente.

Ora ci risiamo: in un'intervista apparsa su un articolo del “The Guardian”, Eisman torna alla carica puntando stavolta il fucile contro l'Europa. Per l'uomo d'affari l'Europa si trova in un pericolo da cui non può fuggire che dipende dalle banche italiane, non perché si sono riempite di CDO come le banche americane ai tempi della grande crisi, ma perché sono piene dei cosiddetti NPL (“Non Performing Loans”). Il termine, traducibile in italiano con “crediti deteriorati”, indica delle esposizioni verso soggetti che, a causa di un peggioramento della loro situazione economica e finanziaria, non sono in grado di adempiere alle proprie obbligazioni non solo per quanto riguarda il rimborso totale ma anche per la parte relativa agli interessi. La profonda recessione che ha colpito l'economia dell'Italia ha contribuito ad aumentare il numero di NPL nel sistema bancario domestico.

Su questo, non si può dare torto a Eisman: secondo stime recenti, nel 2016 i crediti deteriorati delle banche italiane ammontavano a 349 miliardi di euro al lordo delle svalutazioni già contabilizzate, un terzo circa del totale del sistema europeo. Il punto, secondo il gestore di Wall Street, è che le banche non li hanno svalutati del tutto ma oggi li tengono in bilancio con un valore che si aggira tra il 45 e il 50% del valore all'origine: anche questo è vero, infatti secondo le stime accennate in precedenza, il valore di quei 349 miliardi di euro di crediti deteriorati, al netto delle svalutazioni risulta essere pari a 173 miliardi.

Per Eisman il problema è che nella realtà nessuno valuta tanto tali crediti, ma si arriva al 20% quando ci sono le offerte di acquisto da parte di società specializzate nella gestione di tali strumenti. Quindi prosegue il suo ragionamento affermando che se le banche dovessero riconoscere il vero valore agli NPL che possiedono, il loro capitale sarebbe ridotto drasticamente e gli istituti si ritroverebbero in crisi nel giro di un niente. “L'Europa è fregata. E anche voi, cari miei, siete fregati”, ha detto Eisman. “Nel sistema italiano le banche dicono di valere di 45-50 centesimi su un dollaro, ma il vero prezzo di offerta è di 20 centesimi. Se dovessero svalutare, diventerebbero insolventi”. Di qui la nuova scommessa di Eisman, ancora una volta contro le banche. La speranza è che, questa volta, a vincere non sia ancora lui. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Instabilità dei mercati finanziari: lezioni dalla crisi dei mutui subprime

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Informazioni tesi

  Autore: Patrizia Mastropietro
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi dell'Aquila
  Facoltà: Economia
  Corso: Amministrazione, economia e finanza
  Relatore: Marco Valente
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 99

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Parole chiave

cartolarizzazione
strumenti finanziari derivati
mutui subprime
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crisi debiti sovrani
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economia mainstream
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