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Gli arditi: dal fronte alla politica (1917-1923)

Arditismo, futurismo, fascismo, fiumanesimo

La smobilitazione, ed in pratica lo scioglimento, della maggior parte dei reparti d'assalto avvenne quasi immediatamente la fine della guerra. Anche sulla base di quanto scritto da Grazioli, in un suo memoriale, poi condiviso dal generale Generale Caviglia, comandante dell'8a Armata,

«La ragione essenziale per cui ottenemmo sta nel fatto capitale per queste truppe di essere realmente in una guerra combattuta. Cessata la guerra, cessata l'occasione di menar le mani, di dar prova della loro audacia, di far bottino, di farsi belli delle loro imprese, la loro natura scapigliata ed esuberante o si perderà, ed allora diventeranno ordinaria fanteria che non giustificherebbe le forme estreme e l'appellativo ufficiale loro proprio, ovvero persisterà, ed allora sarà estremamente difficile a chicchessia di contenerla, di evitare deplorevoli infrazioni disciplinari e forse reati, che offuscherebbero la loro stessa gloriosa fama andatasi formando con la guerra».

Grazioli, continuava il suo memoriale, escludendo l'utilizzo degli arditi per la sicurezza pubblica, percependo il rischio di cadere in una «specie di pretorianesimo, che sarebbe potuto diventare fonte di contese civili, piuttosto che tutelare freddamente il principio di autorità».

Di fatto l'unico possibile utilizzo dei reparti, proposto da Grazioli, era all'estero come "truppa coloniale metropolitana", con l'avvertenza che "sono truppe che per rendere molto esigono trattamenti speciali larghi e remunerativi". In pratica gli arditi sarebbero divenuti truppe analoghe alla Legione straniera francese.

Caviglia condivise per intero quanto suggerito da Grazioli nel proprio memoriale, inviando in Libia la prima divisione d'assalto e, contestualmente, procedendo allo scioglimento del corpo d'armata d'assalto, della seconda divisione e tutti reparti non indivisionati.

Di fatto già a fine febbraio del 1919 tutti gli arditi, ad esclusione di quelli appartenenti alla prima divisione, erano stati smobilizzati.

La rapidità del congedo dei reparti d'assalto appare sorprendente se confrontata con i tempi per la smobilitazione degli altri reparti dell'esercito che, a fine febbraio, era praticamente ancora agli inizi.

A seguito, però, della situazione politica in continua evoluzione, nei primi mesi del 1919 Caviglia, nominato frattanto ministro della guerra, cambiò repentinamente idea rispetto alla smobilitazione dei reparti di arditi. Scrive infatti a maggio:

"È invece mio intendimento di non addivenire allo scioglimento di un corpo che ha dato tanto glorioso contributo alla nostra vittoriosa guerra. E in tale proposito mi conferma sempre più l'atteggiamento ormai palese dei partiti sovversivi, i quali dopo il vano tentativo di attirare dalla loro parte gli "arditi", cercano di allarmare il paese esagerando ogni più piccolo incidente in cui i medesimi abbiano preso parte e [di] indurre il governo a sopprimere un corpo in cui ormai ravvisano il più pericoloso ostacolo all'attuazione dei loro iniqui piani."

Le motivazioni per un tale cambio di opinione non risultano molto chiare, ma sembrano senz'altro legate agli scontri politici avvenuti nella primavera del 1919. Probabilmente Caviglia intendeva utilizzare gli arditi in caso di scontri di piazza. Questa volontà di coinvolgere direttamente gli arditi negli scontri politici, come forza di repressione, si scontrò apertamente con una larga parte della dirigenza dell'associazione tanto che, su L'Ardito del 18 maggio, Mario Carli, condirettore della rivista ufficiale dell'associazione insieme a Ferruccio Vecchi, scrisse un articolo dal titolo "Arditi, non gendarmi!" in cui entrava in aperta polemica con il progetto di Caviglia sull'utilizzo degli arditi in caso di scontri di piazza. [...]

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Gli arditi: dal fronte alla politica (1917-1923)

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Nepi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: STORIA
  Corso: STORIA
  Relatore: Roberto  Bianchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 118

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