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Diritto internazionale penale: fondamenti teorico-istituzionali e prassi evolutiva

I tribunali penali c.d. misti o internazionalizzati

Dagli anni Novanta, dopo le prime esperienze sul campo dei Tribunali Penali Internazionali ad hoc, con riguardo alle situazioni particolarmente gravi in cui sono stati commessi crimini internazionali, anziché istituire corti penali nazionali o internazionali si è preferito procedere con l'istituzione di corti miste o internazionalizzate.

Per corti miste o internazionalizzate si intendono quegli organi comprendenti sia giudici nazionali dello Stato in cui avvengono i crimini di rilevanza internazionale, sia giudici internazionali, entrambi guidati dagli Statuti e dalle Regole di procedura dello Stato interessato.

Nella prassi si possono distinguere due tipologie differenti di corti e tribunali misti:
• I tribunali misti o internazionalizzati come organi di un preciso Stato che fanno parte dell'apparato giudiziario interno come gli esempi delle Camere straordinarie della Cambogia e delle Corti del Kosovo e di Timor Est.
• I tribunali misti che hanno una essenza prettamente internazionale in quanto istituti secondo un accordo internazionale ma facenti parte dell'apparato giudiziario interno di un preciso Stato, ad esempio la Corte Speciale per la Sierra Leone.

Sono diverse anche le motivazioni che hanno portato all'istituzione di tali corti miste ovvero:
- Durante un conflitti armati, ovvero guerre civili, si ritenne doveroso giudicare gli autori delle gravi atrocità commesse, al fine di mostrare il corretto ed efficace funzionamento della giustizia ed assicurare ai civili una prospettiva di pace e di legalità dettata proprio dalle punizioni inflitte ai criminali in questione che difficilmente sarebbero potuti essere puniti dagli organi giurisdizionali nazionali a causa dell'eccessivo carico di lavoro a cui questi erano sottoposti che spesso è causa di amnistie nei confronti dei responsabili oppure di “dimenticanze” dei fatti accaduti.

- Il fatto che nella maggior parte dei paesi in cui sono stati istituiti i tribunali misti vi sia stato un collasso del sistema giuridico interno, come nel caso di Timor Est, Sierra Leone e Kosovo. In alcuni paesi accadde anche che dopo l'instaurazione di un governo “stabile”, non erano presenti i presupposti per cui il sistema giudiziario fosse stato amministrato in maniera equa e imparziale. Questo, ad esempio, fu il caso della Cambogia (tra il 1975 e il 1979 per i crimini commessi dal dittatore Pol Pot e i Khmer Rossi) dove i processi non furono portati avanti con equità essendo stati compromessi dalla presenza nelle alte cariche governative di persone che avevano contribuito al genocidio e dalla “falsa” indipendenza della magistratura dal potere politico. Inoltre nel Kosovo è accaduto che i processi interni furono ostacolati dalla stessa popolazione civile per questioni etniche tra serbi e albanesi, per cui si decise che dovevano essere anche i giudici internazionali ad amministrare la giustizia.

- Si preferiscono i tribunali misti nei casi in cui gli organi giudiziari interni di uno Stato optano chiaramente di non istituire un tribunale internazionale, ovvero quei casi in cui o la volontà politica non è disposta a istituire il massimo organo di giustizia internazionale, o perché la situazione in cui versa il paese in questione non è considerata di un' importanza geopolitica tale da istituire quest'organo, oppure perché si ritiene che l'istituzione di un tribunale internazionale comporterebbe l'aumento dei dissensi interni con il conseguente prolungamento del conflitto. In questo senso incide anche la volontà delle maggiori potenze a voler istituire o meno un tribunale internazionale.

- Un'ultima motivazione è data dalla convenienza percepita da uno Stato nell'affiancare la giustizia internazionale a quella interna, poiché uno degli aspetti positivi è proprio quello che nei tribunali misti, i giudici internazionali sono coadiuvati dai procuratori e giudici dello Stato interno, i quali hanno una maggiore conoscenza dell'ambiente in cui operano condividendone la mentalità, gli usi e i costumi. Infatti, non è da sottovalutare il fatto che con i tribunali misti si oltrepassa uno degli ostacoli più comuni che caratterizzano i processi internazionali, ovvero la barriera linguistica. In aggiunta, è sicuramente positivo il fatto di svolgere il processo nel luogo dove le atrocità sono state commesse con il duplice fine sia di rendere noto alla popolazione civile e agli ex perpetratori rispettivamente dei crimini subiti e commessi in passato, sia di fare giustizia tutelando in questo modo le vittime e i loro familiari, giustizia che rende più agevole la diffusione dei principi giuridici democratici.

Occorre, però, sempre considerare anche i problemi e le difficoltà, soprattutto politiche, che i Tribunali misti o internazionalizzati devono affrontare. Innanzi tutto non è facile che la componente internazionale della procura e quella nazionale di questi Tribunali concordino immediatamente sulle modalità di procedura, infatti è opportuno che entrambe lavorino come un unico corpo.

Inoltre, non è una cosa certa che i giudizi nazionali condividano le stesse opinioni dei giudici internazionali in quanto vi posso essere divergenze circa la mentalità, l'esperienza e la concezione del diritto.
Non meno importanti, infine, sono le difficoltà che possono derivare dalla lingua ma soprattutto dalle risorse finanziarie, fondamentali affinché il Tribunale possa procedere al lavoro.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Diritto internazionale penale: fondamenti teorico-istituzionali e prassi evolutiva

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Informazioni tesi

  Autore: Claudio Maria Indorato
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università Niccolò Cusano
  Facoltà: Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Nicola Colacino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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Parole chiave

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