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Il prestigio letterario della nevrosi. Rappresentazioni del doppio in "Fosca" di Igino Ugo Tarchetti

Relazioni tra psicoanalisi e letteratura

I coefficienti teorici, tecnici e clinico-terapeutici che definiscono la disciplina psicoanalitica la rendono un ambito di ricerca estremamente articolato. La psicoanalisi è infatti caratterizzata da un reticolo di interrelazioni che danno luogo a realtà di studio diverse, a seconda della prospettiva di analisi privilegiata; basti pensare, per esempio, alla relazione che sussiste con la psichiatria e psicologia: mentre la psicoanalisi conferisce alla psichiatria il fondamento psicologico che le manca, sviluppa inoltre un patrimonio di conoscenze condivise tale da costituire il fil rouge che unisce le tre discipline.
Sfumando e confondendosi reciprocamente, le aree di confine della psicoanalisi marcano così la sua natura interdisciplinare; le rivelazioni freudiane hanno determinato, a tal proposito, un impatto significativo su differenti fronti culturali. Freud rappresenta, in particolare, l’emblema dell’estensione del sapere psicoanalitico verso il fatto letterario e artistico: le dinamiche attraverso le quali l’artista produce il proprio prodotto creativo, coinvolgendo intimamente il fruitore, sono infatti ciò che non ha mai smesso di interessarlo.

Sebbene lo scopo primario dell’accostamento tra disciplina psicoanalitica e ambito letterario fosse pragmatico, in quanto volto a verificare la fondatezza delle proprie intuizionie avvalorarne l’attendibilità, ne Il Mosè di Michelangelo del 1913 Freud confessa apertamente la propria “tentazione letteraria”: «le opere d’arte esercitano […] una forte influenza su di me, specialmente la letteratura e le arti plastiche […]. Sono stato indotto perciò a indugiare a lungo di fronte a tali opere ogni volta che mi si offriva l’occasione; volevo capirle a modo mio, cioè rendermi conto di come agiscono». L’aspetto emblematico di questa ammissione risulta ulteriormente avvalorato se si considerano le parole di Freud, riportate da Giovanni Papini, rilasciate in una delle sue Interviste impossibili del 1934: «i miei libri somigliano assai più a opere di immaginazione che a trattati di patologia. […] ho raggiunto il mio sogno: rimanere un letterato pur facendo, in apparenza, il medico. […] nessuno s’è proposto, come me, di tradurre in teorie scientifiche le ispirazioni offerte dalle correnti della letteratura moderna»; Freud conclude affermando che «la mia vera natura è d’artista. […] E c’è una prova inconfutabile: in tutti i Paesi dove è penetrata la psicoanalisi essa è stata meglio intesa e applicata dagli scrittori che dai medici».

Il nesso fra psicoanalisi e letteratura è assodato dalla conformazione strutturale che ha assunto la disciplina psicoanalitica, intessuta di un linguaggio e una sintassi estremamente figurali, nella quale la dimensione retorico-letteraria risulta onnipresente. Il fattore relativo alla reciproca prossimità fra i due saperi sembra spiegare, tra l’altro, il successo del “primo Freud” presso i circoli letterari: diversamente da quelli scientifici essi erano soliti attingere, infatti, all’alone di mistero gravante attorno alla nevrosi per fomentare la propria ispirazione creativa.

Poiché l’avvicinamento alla letteratura ha consentito alla psicoanalisi di rintracciare numerosi spunti e anticipazioni delle proprie teorie, è possibile riconoscere il suo debito nei confronti della cultura letteraria e artistica. Dal momento che scrittori e artisti si sono rivelati capaci di descrivere situazioni psicologicamente complesse, tali da presagire un livello profondo di familiarità con l’inconscio e i suoi meccanismi, non soltanto devono essere considerati i veri scopritori dell’inconscio, ma anche degli «alleati preziosi». Affermando che «probabilmente, noi e lui [psicoanalisti e scrittore], attingiamo alle stesse fonti, lavoriamo sopra lo stesso oggetto, ciascuno di noi con un metodo diverso», Freud contribuisce al progressivo consolidamento del rapporto sussistente tra disciplina psicoanalitica e letteratura, anche perché «la coincidenza dei risultati sembra costituire una garanzia che abbiamo entrambi lavorato in modo corretto [quindi] o entrambi […] abbiamo in egual modo frainteso l’inconscio, o entrambi lo abbiamo compreso esattamente». Gli studi di Freud condotti in questa direzione hanno permesso di constatare che alla base delle dinamiche che caratterizzano il processo estetico si pone il meccanismo psicologico della sublimazione, che consiste nello «scambiare la meta originaria sessuale con un’altra, non più sessuale ma psichicamente affine alla prima». La letteratura e l’arte si annoverano tra i processi di sublimazione principali: per entrambe, infatti, «il piacere estetico […] maschera la vera fonte di piacere, però ne assicura e accresce l’effetto». In merito a questo aspetto Freud sottolinea che l’autore, quando avverte un conflitto troppo maturo per il sogno e non ancora patogeno, cerca inconsciamente di liberarsene esternalizzandolo entro il proprio prodotto creativo; ciò conduce tanto alla formazione di un momento ideale che costituisce l’impulso per la genesi dell’opera, quanto all’adempimento del desiderio represso, prevenendo così sia l’improduttività artistica, sia a nevrosi; nel contempo al fruitore viene fornita la possibilità di trarre piacere attraverso la ricezione, reprimendo oltretutto alla nascita il medesimo conflitto psichico.

Poiché durante il processo di creazione artistica l’autore è solito attingere alla zona dell’emozionale e del non-razionale, l’opera può essere considerata lo spazio privilegiato nel quale sintomi, sogni e atti mancati vengono rivelati in una forma accuratamente velata, che in quanto tale necessita di interpretazione; numerosi interrogativi inerenti al dominio letterario possono, di conseguenza, trovare un soddisfacente chiarimento proprio nell’osservazione psicoanalitica. È quindi possibile concepire la letteratura come uno strumento che, attraverso le parole della scrittura e lo spazio gelosamente individuale garantito dalla lettura, risulta in grado di creare una fitta rete di relazioni fra autore, opera elettore, nonché i tre elementi costitutivi del fatto letterario.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il prestigio letterario della nevrosi. Rappresentazioni del doppio in "Fosca" di Igino Ugo Tarchetti

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Informazioni tesi

  Autore: Moira Ormenese
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lettere
  Corso: Filologia e letteratura italiana
  Relatore: Alberto Zava
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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