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La mano della poesia al servizio della dislessia. Quando l'arte di rimare sovrasta la difficoltà di imparare

Leggere con un cervello "speciale"

L’apprendimento della lettura è un atto relativamente giovane, se si pensa che l’essere umano è capace di leggere da circa 5.000 anni. Considerando la filogenesi, essa è divenuta parte delle competenze dell’umanità solo di recente e soprattutto, su larga scala, la lettura si è imposta solo dopo l’approvazione da parte dello Stato Italiano, della legge Coppino del 1877, che aveva reso l’istruzione scolastica triennale, gratuita e obbligatoria. In precedenza, la lettura era un lusso destinato ai giovani delle famiglie facoltose, ovvero una parte minima della popolazione. La progressiva alfabetizzazione ha permesso una diffusione collettiva degli atti della scrittura e della lettura, che ha individuato così la presenza di alcuni disturbi di apprendimento come la dislessia che prima erano pressoché irriconoscibili o erroneamente interpretati come incapacità di produzione linguistica o ritardo mentale.
Dopo più di un secolo di valutazioni e sperimentazioni - stilate nel paragrafo precedente - si è giunti a comprendere nella sua globalità la dislessia con le sue caratteristiche.
La difficoltà oggettiva che caratterizza un soggetto dislessico, riguarda la mancanza di automatismi nello svolgere azioni che altrimenti sarebbero semplici ed immediate. Ciò comporta uno sforzo di attenzione notevole ed una conseguente concentrazione sulla decodifica del testo, che distoglie dal suo significato e dalla sua comprensione e che implica una stanchezza non indifferente, che ha come conseguenza un numero di errori elevato. Tale mancanza di automatizzazione, è dovuta a problemi di collegamento tra due aree presenti nel cervello, ovvero l’area della visione e l’area del linguaggio.
La lettura implica l’associazione rapida e precisa tra simboli e suoni: quando ciò non accade, siamo in presenza di una conformazione differente del cervello. Essa, normalmente, avviene nella zona posteriore e inferiore della corteccia temporale e occipitale. Le parole corrispondenti a cose o azioni, vengono recuperate nella regione frontale sinistra. Quando si associa un simbolo ad un suono, anche non ad alta voce, le due aree (posteriore e frontale) vengono messe in contatto grazie a specifici circuiti cerebrali. Se un ragazzo con disturbo di dislessia legge un testo, le vie normali non vengono attivate ed entra in gioco l’utilizzo dell’emisfero cerebrale destro per processare l’informazione linguistica. Questo perché, dopo vare esaminazioni per autopsia, si è notato come il cervello di un dislessico presentasse delle ectopie, ovvero delle disposizioni degli organi (in questo caso di neuroni, ovvero le unità cellulari del tessuto nervoso) in posizioni errate del corpo. Durante la gravidanza i neuroni corticali si spostano su distanze consistenti per plasmare le connessioni che poi saranno vitali per i processi associativi. La divisione e la migrazione dei neuroni sono tappe essenziali per una corretta formazione del cervello; sembra che nei dislessici la migrazione neuronale sia alterata. Tale alterazione, viene compensata con la mobilitazione di altre regioni del cervello differenti, le quali permettono comunque l’atto della lettura anche se in modo più difficoltoso.
Il fatto che il cervello di un dislessico sia “costruito” in modo diverso dalla norma, non significa che il disturbo in questione sia associabile ad un qualunque tipo di malattia, come sostenuto e divulgato da alcuni medici. In relazione ad esso, si può parlare di una origine “neurobiologica” (che non ha niente a che vedere con un danno a livello neurologico), ovvero della presenza di specificità anatomiche nella struttura e di una specificità fisiologica nel funzionamento.
Chi è caratterizzato da un cervello “speciale”, che lavora in modo differente dalla norma, fin dall’infanzia deve essere consapevole delle sue peculiarità e delle caratteristiche rare del suo modo di pensare. Vivere in un mondo (e in una scuola) creato per non dislessici, che non rispetta ritmi e modalità rare, porta gli individui dotati di dislessia a sviluppare delle strategie compensative che spesso li rendono particolarmente abili in alcune attività.
La neuro-diversità porta ad un approccio olistico ai problemi, che li percepisce e analizza come una globalità, un tutto che è più della somma delle parti che lo compongono che comporta anche una non indifferente intuitività.
Essa porta anche ad una elevata capacità di stabilire connessioni, all’abilità di argomentare durante le discussioni e nel configurare soluzioni alternative.
I dislessici hanno una propensione ad osservare le cose da una prospettiva inusuale e unica: questa modalità di osservazione del mondo può essere molto vantaggiosa, poiché comporta una bravura nel visualizzare schemi, risolvere problemi, immaginare gli oggetti e ruotarli mentalmente, ma anche nell’inventare e raccontare storie, nello smontare le cose, nel capire come funzionano e come si ricostruiscono.
L’utilizzo di tutti i sensi comporta una curiosità che, se assecondata, dà vita ad una creatività molto sviluppata: essa confluisce nel talento del disegno, della pittura, della scrittura e di tutte le altre somme attività umane che nobilitano l’uomo, ovvero linguaggi universali che fungono da trasmettitori di emozioni e messaggi, le arti.
Tra tutte le forme di esternazione del sentimento, una in particolare è divenuta la prediletta dei bambini e ragazzi con dislessia. È la prima iniziatrice della nostra lingua, della cultura globale e dell’intera storia dell’uomo: la poesia, in punta di piedi da un relegato angolo della contemporanea società, risorge continuamente, questa volta per dare voce ai più intimi pensieri di giovani menti promettenti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La mano della poesia al servizio della dislessia. Quando l'arte di rimare sovrasta la difficoltà di imparare

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Informazioni tesi

  Autore: Gloria Sahbani
  Tipo: Tesi di Master
Master in DSA (DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO), BES (BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI) E DISTURBI DELLO SVILUPPO. METODOLOGIE DIDATTICHE, PSICOPEDAGOGIA, COMUNICAZIONE
Anno: 2019
Docente/Relatore: Mario Rizzardi
Istituito da: Università degli Studi di Urbino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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