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''Le Peintre de la vie moderne'': la prosa d'arte di Charles Baudelaire

Gli Scritti sull'arte di Baudelaire

La critica d'arte come genere letterario risale al Seicento, quando alla produzione artistica si affianca prepotentemente il mercato. La critica infatti ha spesso il ruolo di influenzare il mercato verso un artista o una determinata corrente artistica. In Francia dalla seconda metà del Seicento Luigi XIV autorizza per la prima volta una mostra d'arte, che dal 1833 inizia ad avere una cadenza annuale. Nasce in questo modo il Salon. I resoconti dei primi Salons, quelli settecenteschi, non sono altro che semplici elenchi di opere e di artisti. Solo dalla seconda metà del secolo, quando anche scrittori e intellettuali iniziano a cimentarsi con la critica d'arte, comparvero i primi resoconti più approfonditi. A partire dal Salon del 1759 in particolare la critica d'arte trova in Denis Diderot una sorta di iniziatore di un genere che poi avrà più ampia diffusione.
Nell'Ottocento si fa largo invece una nuova visione, grazie all'impulso del Romanticismo tedesco e della riflessione kantiana. In questo clima, il testimone della critica d'arte passa da Diderot a Baudelaire. Baudelaire che in un certo senso ha inventato un modo nuovo di fare critica d'arte e ancora oggi ne è il re insuperato, perché unisce il giudizio estetico alla consapevolezza storica con un gusto sicuro e senza venir meno alla qualità letteraria della scrittura.
Il poeta delle Fleurs scrisse più testi dedicati all'arte, dagli articoli di giornale alle recensioni di esposizioni a saggi su singoli autori o correnti artistiche. Tra gli scritti più rilevanti per evidenziare un percorso critico: Il Salon de 1845 (1845); Il Salon de 1846 (1846); L'Art romantique (1852); L'Exposition universelle 1855 (1855); Il Salon de 1859 (1859); Le Peintre de la vie moderne (1863); L'OEuvre et la vie d'Eugène Delacroix (1863) e Curiosités esthétiques (1868).
Il Salon de 1845 mantiene una classificazione tradizionale, in linea con quelli coevi di altri autori. Scrivendo di Corot, pittore considerato tra i maggiori paesaggisti francesi dell'Ottocento, Baudelaire segna il grande divario tra realizzazione obiettiva e realizzazione spirituale di un dipinto, preferendo la seconda perché basata sulle emozioni. Comincia anche a intravedere il pericolo del classicismo freddo e obiettivo, svuotato di qualsiasi contenuto attuale, di interesse per la realtà viva che circonda l'uomo. Cerca dunque di segnare la strada verso la quale i pittori avrebbero dovuto indirizzarsi: guardare la vita moderna ed estrarne ciò che possiede di eroico e di epico. Analizzando invece la prosa del Salon essa «ha il movimento di una partitura fortemente discorsiva, con formule energiche e quasi perentorie, con sospensioni, dissonanze, scatti sarcasmi, che si alternano ai toni alti, all'invenzione lirica del riscontro critico a contatto diretto con l'opera». Parlando del ruolo del pittore, attraverso uno stile che riesce a legare il lettore al testo, sosteneva che «Le peintre, le vrai peintre sera celui qui pourra arracher son côté épique à la vie d'aujourd'hui, et nous faire voir et comprendre, à travers la couleur et le dessin, à quel point nous sommes grands et poétiques avec nos cravates et nos chaussures vernies». Il pittore dunque deve far vedere e far comprendere attraverso i mezzi del colore e del disegno ciò che non riusciamo a comprendere normalmente. [...]

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''Le Peintre de la vie moderne'': la prosa d'arte di Charles Baudelaire

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Feneri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere
  Relatore: Alessandra Preda
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 59

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