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L'allenamento calcistico dei professionisti e dei dilettanti: due realtà a confronto

Struttura di un’unità di allenamento di una squadra dilettantistica

La più piccola unità dell’intero processo di allenamento è rappresentata dall’unità di allenamento (Ue). In essa vengono formate e allenate le componenti fisiche della prestazione, le abilità tecnico-sportive, le abilità tecnico-tattiche, e gli atteggiamenti e comportamenti specifici che l’atleta deve riproporre in gara.
L’unità di allenamento può essere suddivisa in tre parti: preparatoria, principale e conclusiva.

La parte preparatoria.
La parte preparatoria8 dovrebbe svolgere i seguenti compiti:
- creare una disponibilità psichica della squadra, spiegando lo svolgimento della seduta stessa e quindi le richieste presenti in essa Questo dovrebbe rendere partecipi in modo attivo i componenti della rosa e consentire così un maggiore coinvolgimento della squadra stessa;
- creare i presupposti ottimali di elasticità muscolare attraverso un riscaldamento generalizzato seguito da esercizi di scioltezza e allungamento;
- proporre un riscaldamento specifico per la seduta con movimenti specifici, al fine di ottenere una capacità ottimale di reazione.

Il riscaldamento permette un adattamento graduale allo sforzo sia fisicamente che mentalmente. Durante lo sforzo i muscoli generano calore e questo incremento della temperatura muscolare fa sì che aumenti la capacità del muscolo di produrre energia nel corso del lavoro. Molti infortuni avvengono quindi a causa di un insufficiente riscaldamento, in quanto un muscolo freddo è relativamente rigido e resistente a improvvise variazioni di tensione.
Purtroppo, tutti questi punti solitamente non vengono soddisfatti in modo soddisfacente, in quanto l’allenatore tende a far svolgere un riscaldamento molto breve (soprattutto nelle categorie più basse), cercando così di ottimizzare al meglio il poco tempo a sua disposizione. Questo fatto causa molti infortuni muscolari nei primi momenti dell’allenamento.
Sempre con l’intento di svolgere più lavoro possibile sul campo, vengono dedicate poche parole, o peggio si tralascia completamente il momento delle spiegazioni riguardo allo svolgimento della seduta, con i relativi obiettivi.
Questa carenza non consente ai giocatori presenti durante l’allenamento di comprendere, e quindi di svolgere con piena cognizione e convinzione, gli esercizi e il loro fine ultimo.

La parte principale.
La parte principale dell’unità di allenamento comprende quei compiti che servono a sviluppare ulteriormente o a consolidare la capacità di prestazione sportiva. Essa consiste nell’addestramento tecnico, tattico e condizionale, come anche della formazione di quelle caratteristiche della personalità che permettono di ottenere una prestazione ottimale.
In questa fase dell’allenamento è quindi bene inserire sia esercizi condizionali, per il mantenimento o miglioramento delle stesse qualità, sia esercizi tecnicotattici.
A causa dell’esiguità del tempo di allenamento nelle categorie dilettantistiche è fondamentale concentrare le singole sedute di allenamento su esercitazioni a carattere speciale, in modo tale da andare a toccare più obiettivi nello stesso momento. Per esempio, utilizzando il gioco passivo, con o senza pallone, applicato a situazioni di inferiorità numerica o superiorità numerica, dettando i movimenti e i tempi di gioco. In questo modo si vanno a simulare possibili situazioni di gara in cui il giocatore potrebbe venire a trovarsi; ma non solo, si mettono in moto i meccanismi energetici indispensabili alla resa del giocatore durante la partita, si creano situazioni in cui la muscolatura e le articolazioni attuano movimenti pressoché uguali a quelli presenti durante una partita ufficiale, senza però dover sopportare lo stress psichico di tale evento.
Svolto il lavoro specifico, bisogna ricordarsi che ci troviamo di fronte a soggetti che, nella gran parte dei casi, vedono l’allenamento comunque come una pausa nella giornata, a cui dedicare le proprie energie, rivolgendole verso ciò che più desiderano fare: giocare a calcio svolgendo una partita. Questo momento è da considerarsi fondamentale, non solo a livello fisico del singolo giocatore, permettendogli di mettere in pratica e sviluppare quello che magari si è provato in precedenza, ma anche a livello psicologico, sia del singolo giocatore (come già detto è ciò per cui si allena), che della squadra. La partitella è anche utile a ogni giocatore per rendersi conto in che contesto si trova, del livello di gioco dei suoi compagni in rapporto al suo, delle richieste dell’allenatore, del modo in cui gioca ogni suo compagno.
Nel momento in cui si dispone di un maggior numero di sedute settimanali di allenamento, oppure di allenamenti della durata di almeno 2 ore (queste situazioni si possono ritrovare solitamente nelle categorie di Eccellenza e C.N.D.) allora potrebbe essere utile inserire esercitazioni che mirino esclusivamente al condizionamento fisico e magari specifici per una determinata qualità e sistema energetico particolare.
Comunque sia, questo tipo di lavoro di condizionamento atletico dovrebbe essere svolto solo successivamente alle esercitazioni tecniche, tattiche e tecnicotattiche, in modo tale da poter applicare tali esercizi, specifici per il calcio, in condizioni ottimali, senza quindi aver accumulato stanchezza nei momenti precedenti. Inoltre non dovrebbero essere svolti dopo la partitella in quanto a quel punto i giocatori sarebbero eccessivamente affaticati per poter eseguire nella maniera ottimale il lavoro atletico, senza dimenticare che questa parte dell’allenamento, dal punto di vista psicologico, è poco sopportata dai giocatori.

La parte conclusiva.
La parte conclusiva serve ad introdurre i processi di recupero, di ristabilimento e ad accelerarli. Essa consiste in una generale riduzione del carico eseguita attraverso esercizi di scioltezza muscolare e rilassamento, nel ritorno del sistema cardiocircolatorio e metabolico ai valori precedenti al carico, attraverso la corsa di defaticamento.
Fra questi esercizi si possono annoverare esercizi di mobilizzazione e allungamento muscolare. Quest’ultimo è utile, oltre che per facilitare e velocizzare la rimozione di acido lattico, anche per evitare un accorciamento permanente dei muscoli, dovuto alle continue contrazioni protratte nel tempo dovute ad allenamenti e partite. Quindi concludere con l’allungamento dei principali gruppi muscolari utilizzati nella precedente attività può aiutare a ristabilire la lunghezza originaria dei muscoli.La corsa defaticante diviene utile alla fine di attività intense anche per una più veloce rimozione del lattato ematico e la sua durata non dovrebbe essere inferiore ai 5 minuti.
C’è purtroppo da osservare che a livello dilettantistico è difficile trovare squadre che, successivamente a partite o allenamenti di elevata intensità, svolgano questa fase dell’allenamento. Spesso infatti, non appena si conclude la partitella (nell’allenamento) o finita la partita, si vedono tutti i giocatori rientrare negli spogliatoi. Ora, alla conclusione degli allenamenti e alla fine delle partite che si svolgono sul proprio campo teoricamente, non ci dovrebbero essere problemi, mentre gli unici problemi potrebbero essere nello svolgere questa parte conclusiva dopo una partita esterna, a seconda della disponibilità della società che ospita.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'allenamento calcistico dei professionisti e dei dilettanti: due realtà a confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Zanichelli
  Tipo: Laurea vecchio ordinamento (pre riforma del 1999)
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Motorie
  Corso: Scienze Motorie
  Relatore: Claudio Gaudino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 51

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