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La politica monetaria della BCE e la sua reazione agli shock petroliferi

Shock petroliferi: cause ed effetti sugli aggregati macroeconomici principali

Il termine shock petrolifero richiama una variazione inattesa dei prezzi del petrolio, che può essere al rialzo o al ribasso. Quelli maggiormente studiati in letteratura sono i rincari del prezzo del greggio, per via dei loro effetti negativi sull’economia. Storicamente, la maggior parte degli shock del prezzo del petrolio sono sorti a causa delle contrazioni nell'offerta dello stesso e per via dell’incertezza geopolitica legata ai Paesi esportatori di petrolio. Tali shock esogeni influenzano negativamente la crescita del Pil sia attraverso il canale del consumo che attraverso il canale della produzione. Per quanto concerne la trasmissione mediante il consumo, l'aumento del prezzo del petrolio riduce il reddito disponibile delle famiglie, poiché esse sostengono maggiori costi per far funzionare i loro veicoli e per il riscaldamento. Le famiglie inoltre potrebbero posticipare le spese in beni e servizi in seguito alla riduzione delle loro entrate, il che causa un rallentamento nella crescita dell’output. Inoltre, l'aumento dei prezzi del petrolio potrebbe aggiungere incertezza nelle prospettive economiche future, spingendo i consumatori ad incrementare la propensione al risparmio come misura precauzionale, con ripercussioni negative sulla domanda aggregata. La riduzione dei consumi può portare ad un aumento della disoccupazione in presenza di rigidità nominali nel mercato del lavoro. In tale mercato, infatti il meccanismo di formazione dei salari non è in grado di aggiustare al ribasso il prezzo del fattore lavoro per rispondere a shock esogeni come quello oggetto di analisi.
In relazione al mercato del lavoro, i lavori di Davis e Haltiwanger (2001) indicano che gli shock petroliferi si ripercuotono in una riduzione della domanda di lavoro in quasi ogni settore industriale. Keane e Prasad (1996) invece sottolineano la riallocazione intersettoriale di manodopera nel mercato del lavoro che gli shock petroliferi hanno determinato negli Stati Uniti. Tali shock infatti, spingono le industrie a modificare le tecnologie impiegate per la produzione distruggendo l’occupazione per i lavori poco qualificati. A tal proposito gli stessi autori suggeriscono che il lavoro qualificato possa sostituire il greggio in molti settori industriali. Per quanto concerne il canale della produzione, il meccanismo di trasmissione è tale per cui il Pil subisce una riduzione in primo luogo per via dell’aumento dei costi di produzione, e in secondo luogo perché le grandi variazioni dei prezzi del petrolio (anche al ribasso) possono aumentare l'incertezza delle imprese nelle decisioni d’investimento, inducendole a posporre l’acquisito di beni strumentali sino a quando l’andamento del prezzo del petrolio non si stabilizza. Ciò contribuisce a ridurre lo stock di capitale fisico e deprime la crescita economica.
La misura in cui gli aumenti dei prezzi del greggio si traducono in incrementi nel livello generale dei prezzi dipende dall’intensità di tale incremento e dall’incidenza dei prezzi dell'energia nelle misure dell’inflazione attraverso l’indice dei prezzi al consumo.
In tale contesto può accadere che i due “mali” principali dell’economia, ovvero disoccupazione e inflazione persistano contemporaneamente, dando luogo alla stagflazione. Fenomeno, quest’ultimo, che va a scardinare la tradizionale correlazione negativa tra disoccupazione e inflazione descritta nella curva di Phillips. Il fenomeno della stagflazione ha colpito tutte le principali economie avanzate nel corso degli anni 70. Nel 1973, infatti, scoppia la cd. “crisi energetica”. Le cause di tale crisi sono ricondotte alle tensioni politiche e militari che vedevano contrapposti i Paesi dell’OPEC (Organization of Petroleum Exporting Countries) con gli Stati occidentali filo-israeliani nell’ambito della Guerra del Kippur fra Egitto e Siria da un lato, ed Israele dall’altro. I Paesi arabi dell’OPEC misero in atto un aumento del prezzo del barile ed un embargo nei confronti dei Paesi filo-israeliani. Ciò causò una riduzione dell’afflusso di petrolio verso gli Stati occidentali importatori e un brusco incremento dei prezzi di questa fondamentale materia prima. Fondamentale perché all’epoca, in misura maggiore rispetto all’odierno contesto produttivo, tutti i principali Paesi occidentali erano dipendenti dal petrolio. Tale dipendenza si esplicita nella circostanza per cui il petrolio e i suoi derivati costituiscono una delle principali fonti energetiche usate dalla maggioranza dei veicoli e trovano impiego come base di molti prodotti chimici industriali.
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Questo brano è tratto dalla tesi:

La politica monetaria della BCE e la sua reazione agli shock petroliferi

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Lerro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Luca Correani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 25

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