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La cultura pastorale tra Puglia e Abruzzo

Il pastore abruzzese tra mito e realtà

L’età anagrafica dei locati era piuttosto uniforme, alla fine XVI secolo infatti, l’età media era di 40 anni circa con 20 anni alle spalle di duro lavoro. Tuttavia nella comunità pastorale vi erano diverse generazioni dagli anziani ai giovani pastoricchi, quest’ultimi più impulsivi, invece i pastori di età matura erano più orientati a risolvere pacificamente i diverbi.
Il pastore rozzo e ignorante che spesso si trovava raffigurato nelle caricature popolari, in realtà si rivela più spesso alfabetizzato del contadino, nelle loro capanne spesso si ritrovava qualche libro.
I pastori frequentavano fiere e mercati, instauravano e intrattenevano conoscenze, a differenza dei contadini, conoscevano un sacco di dialetti poiché la gente allora non conosceva l’italiano.
Il successo negli affari richiedeva familiarità con i numeri, parole, leggi e contratti.
Sono molti gli esempi di pastori - poeti, incominciando da Antonio de Matteis di Pescocostanzo, vissuto nel 1500 a Benedetto di Virgilio di Villetta Barrea.
Sono descritti normalmente come uomini orgogliosi, fieri e indipendenti, feroci e crudeli con i nemici ma gentili e generosi con amici e ospiti.
Il frate Manicone, a proposito dei pastori abruzzesi dice: “lontano egualmente dall’ozio, dall’ubriachezza, e dagli altri vizi che infettano le città, non conoscono la miseria, e lo stento, che opprime gli infelici abitatori de’ Poggi. Educati da genitori religiosi, sono ottimi cristiani ad un’ora ed uomini onesti. In una parola, ciascuna capoposta è una società che fa risovvenir gli aurei costumi di Arcadia, essendo abitata da uomini urbani, officiosi, ospitali, ed innocenti”.
Gli abruzzesi spesso, proprio per i privilegi di cui godevano, erano emarginati, era difficile per loro integrarsi e accomunarsi con gli abitanti del luogo. Nelle località pugliesi, invece, forte invece era il senso del gruppo tra pastori, più spiccato di quello che connotava il mondo contadino, se si bisticciava con un pastore si bisticciava con tutti gli altri. Per quanto riguarda l’abbigliamento il frate Manicone ci offre una chiara descrizione delle vesti dei pastori: “lunghe pelli pecorine colla lana al di fuori, che diconsi pelliccioni, ricoprono le braccia, e dal collo alle ginocchia. I calzoni sono di pelle. Simiglianti pelli colla lana in dentro vestono le gambe. Le scarpe sono d’assai doppie e dense, la berretta è di massiccia lana; e il cappello è nella rigida stagione ben ligato colle falde piegate sulle pareti laterali della testa”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La cultura pastorale tra Puglia e Abruzzo

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Dell'olio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Teramo
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze del turismo
  Relatore: Francesca Fausta Gallo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

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