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La Napoli letteraria di fine 800

Ferdinando Russo tra cronaca e letteratura

Quando nel 1906 Salvemini studiava a Napoli, in una lettera al padre definì Partenope “una città strana”, in cui metà della popolazione lavorava per mantenere l’altra metà; dunque da un lato una città produttiva, dall’altro una città parassitaria, quella che viveva del lavoro altrui, dei fondi o delle commesse pubbliche.

Una società così articolata funzionava in quanto c’era un meccanismo che le consentiva di funzionare, come la Camorra ad esempio, che da un lato assicurava la sopravvivenza ai ceti marginale dal momento che lo stato non se ne occupava, e dall’altro teneva a bada le possibili contrapposizioni. Diversamente sarebbe difficile spiegare la permanenza secolare di un meccanismo così profondo.

Questo argomento fu approfondito e affrontato da Ferdinando Russo, nei suoi scritti presentava una nuova immagine della città di Napoli, che superava quella simbolica diffusa nell’immaginario comune e collettivo, intesa come regione dell’anima e della cultura: egli offriva l’immagine della Napoli infernale, nata proprio all’indomani dell’Unità.

Russo si faceva interprete di una “napoletanità” fuori dagli schemi, e autore di un’arte intesa come “vera ricerca”, sociale e culturale. La critica letteraria è concorde nell’attribuire a Russo la palma di scrittore verista, in quanto riconosceva in lui una vocazione più sincera e fedele al reale. Da qui derivava la sua tensione a penetrare la città “vera”, superando quella consegnata all’immaginario collettivo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Napoli letteraria di fine 800

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Buonanno
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Beni culturali
  Corso: Lettere
  Relatore: Paola Villani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 76

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