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L'accoglienza critica italiana a The Last Temptation of Christ (L'ultima tentazione di Cristo, 1988) di Martin Scorsese

Le riviste non specializzate

Il Borghese è una delle prime riviste a presentare un giudizio critico del film di Scorsese, nell’ambito di un articolo sulla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Si descrivono come «prevenuti» gli «applausi della maggior parte del pubblico» alla prima di The Last Temptation of Christ, a cui sono riservati «i giudizi più sofisticati, e anche inquinati» da parte della critica. Il film viene qui letto come mera operazione commerciale («Quello che urgeva era far soldi al botteghino e Scorse ha saputo compiere un miracolo: quello della moltiplicazione dei biglietti d’ingresso»), in cui la rappresentazione del Cristo è priva di valori artistici: «[…] quel nazareno un po’ schizofrenico […] è piuttosto insensato. […] nel film, il Redentore ha una predilezione per le sottane». Si dubita anche della buona fede del regista: «Quando Scorsese dice: “Il mio film è una preghiera”, la sua sincerità fa il paio con quella di […] Rondi quando afferma […]: “Io e Biraghi siamo amici da sempre. Sono felice di vederlo direttore della Mostra”». Si afferma anche, con un’evidente iperbole, che «si trovano produttori americani disposti a investire molte decine di milioni di dollari per un film che descrive Gesù uomo».
Le riviste di stampo cattolico mantengono un profilo prevalentemente negativo nel giudicare il film di Scorsese, tuttavia non manca chi gli riconosce alcune qualità. È il caso di Luigi Bini, che parla di un’opera «esaltata da una dimensione figurativa eccezionale che si dispiega in pagine di autentica bellezza», «quasi sempre pervasa da una robusta coerenza drammatica». Apprezza anche «la fisicità della rappresentazione e della ripugnanza di Gesù a farsi crocifiggere e dello scempio delle sue carni», in quanto «rende tangibile e commovente la verità della sofferenza dell’uomo-Dio». D’altro canto, però, Bini fa notare delle «deficienze», «imputabili ai limiti di consapevolezza culturale e di profondità religiosa oltre che di gusto e genialità dell’autore» che «compromettono la validità dell’opera». Tra queste enumera «le cadute nel naïf […], le indulgenze all’Hollywood di sempre […], l’inettitudine a distanziarsi dalla violenza». Lamenta anche l’eccessiva durata («Dura almeno mezz’ora di troppo») e il kitsch, che «svolta, magari involontariamente o inopportunamente, sul versante dell’humor».
Studi Cattolici intitola “Il soufflé si sgonfia a Venezia” un box retrospettivo dedicato alla Mostra del Cinema. Il soufflé in questione è ovviamente il «prima-discusso-poi-visto gonfiatura-film L’ultima tentazione di Cristo». L’autore cita la recensione apparsa su la Repubblica, commentando: «La giuria di Venezia poteva dare un premio, per la migliore stroncatura, a Tullio Kezich».
Su Testimonianze, Alberti afferma: «Fra l’intervento sconsiderato (a priori) di Zeffirelli e la lode (a posteriori) di Dafio Fo non sapremmo che cosa scegliere». Al di là di questo amletico dubbio, il suo giudizio rimane negativo: lamenta infatti «la gravità delle inconciliabilità con la narrazione evangelica», e quanto alle sequenze di «Cristo che fa all’amore» le definisce «semplicemente, una volgarità». Conclude riassumendo gli eventi dell’ultima tentazione, e commenta: «Basta raccontarle le cose per accorgersi della loro ridicolezza […] degna di Woody Allen».

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'accoglienza critica italiana a The Last Temptation of Christ (L'ultima tentazione di Cristo, 1988) di Martin Scorsese

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Informazioni tesi

  Autore: Elia Gonella
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Tomaso Subini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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Parole chiave

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