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Origine, Chiusura Sociale e Funzione Della Cavalleria Medievale

I tornei

Immaginandosi un cavaliere medievale, non si pensa di vederlo in battaglia campale o in mezzo ad un esercito e nemmeno lo si immagina mentre combatte in “singolar tenzone”. È fuori di dubbio che l’immagine del cavaliere sia, infatti, collegata al suo valore mostrato durante il torneo.

In questo “gioco”, per lo meno questo è l’immaginario comune instillato dalla narrativa e dal cinema, il cavaliere può mostrare il suo valore battagliero di fronte ad una tribuna piena di persone, tra le quali si trova il premio più desiderato per il vincitore: la dama. Che questa descrizione sia troppo semplice per essere realista è perfino troppo chiaro, ciò nonostante quest’idea ha resistito e resiste tutt’oggi nelle menti dei non “specialisti”.

Certamente tra gli studiosi le cose vanno un pochino diversamente, ma lo studio sull’origine, i valori e gli scopi di queste “messe in scena” non sono di così semplice individuazione anche perché, pure in questo caso, radicano le loro origini in tempi piuttosto lontani. In un’opera impareggiabile per precisione storiografica e abilità narrativa [G. DUBY - 1985], Georges Duby ci racconta della vita da cavaliere di Guglielmo il Maresciallo. Guglielmo, riesce a salire (certo relativamente) la scala sociale. Certo hanno importanza il valore mostrato in battaglia, certo ha un ruolo fondamentale la sua “disinvolta” strategia nel prendere moglie, ma certo ha fondamentale importanza per la sua accettazione sociale e senz’altro anche perché egli possa essere ricordato dai posteri, il suo valore e la sua rinomanza nei tornei. Del resto le battaglie avvenivano spesso lontanissimo dai centri abitati, mentre i tornei, anche se non avvenivano nelle città, perlomeno potevano svolgersi nelle vicinanze. D’altra parte Duby ci dice anche che è fuorviante l’idea che l’obiettivo di queste giostre fosse la conquista di una donna. Le donne non partecipavano praticamente mai a questi eventi, anche perché il mondo medievale, è ancora lo storico francese a ricordarcelo, è un mondo maschile (per il Maresciallo Duby parla, nemmeno troppo velatamente, di omosessualità).

Il torneo non è dunque una sfilata in “maschera”, non è una rassegna per fare colpo sulla bella di turno, al contrario è prima di tutto un allenamento alla guerra. Dapprima un allenamento di gruppo poi, a mano a mano che il ruolo del cavaliere si va precisando, un allenamento sempre più individuale. Ma in una società dove saper combattere è tutto, le implicazioni sociali (sia dal punto di vista politico che matrimoniale) del prevalere (o del soccombere) in queste occasioni sono ovviamente rilevanti (nell’una o nell’altra direzione). Colui che primeggiava poteva, al meno aumentare le proprie credenziali di fronte al “pubblico” e di fronte ai propri compagni, al meglio poteva addirittura “scalare” delle posizioni sociali, come nel caso del Maresciallo.
Chi soccombeva, al contrario, poteva anche perdere il proprio status, o comunque perdere ingenti risorse economiche, a partire dal cavallo e dall’equipaggiamento, senza il quale un cavaliere non era più un cavaliere.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Origine, Chiusura Sociale e Funzione Della Cavalleria Medievale

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Informazioni tesi

  Autore: Valerio Bertuccioli
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere moderne
  Relatore: Lorenzo Paolini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 135

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