3 
 
INTRODUZIONE 
 
Nell’approccio allo studio della religione fenicia e di quella punica, ci si ritrova a confrontarsi 
con una estrema carenza di fonti, in special modo letterarie. Infatti, a differenza della civiltà 
greca o di quella romana, nel cui caso le tradizioni mitologiche prima trasmesse oralmente 
sono state poi trascritte dagli stessi Greci e Romani, non esiste un’opera di prima mano che 
ci informi in maniera certa sulle credenze religiose dei Fenici o dei Punici. Gli studiosi 
devono quindi fare affidamento essenzialmente su autori classici o cristiani, influenzati da 
un’avversione sia di tipo politico-militare che di tipo propriamente religioso. Fortunatamente, 
vengono in aiuto le fonti materiali, rinvenute a seguito delle sempre più numerose campagne 
archeologiche promosse in aree di occupazione fenicia e punica, che hanno permesso di 
ampliare le nostre conoscenze sulla cultura religiosa propria di queste due civiltà strettamente 
connesse tra loro, tanto per il fattore etnico, quanto per quello artistico e culturale.  
Il presente lavoro, che si auspica possa costituire un apporto allo studio della religione fenicia 
e punica, ne analizza un aspetto caratteristico, rappresentato dalla cultualità in grotta. Per 
un’analisi il più accurata possibile della documentazione archeologica riferibile alle 
numerose cavità nella roccia mediterranee nelle quali è stata riconosciuta una frequentazione 
fenicia e/o punica, si provvederà ad una loro suddivisione su base geografica e, all’interno di 
ogni singola area, al loro ordinamento alfabetico. Successivamente, saranno presentate le 
principali ipotesi interpretative sui culti verosimilmente finalizzati in corrispondenza delle 
differenti grotte-santuario, utili per ricostruire le possibili dinamiche di tali pratiche rituali. 
Infine, sarà proposto un confronto con il contesto culturale mediterraneo, con l’obiettivo di 
apprezzare le differenze e gli eventuali punti di contatto tra le diverse espressioni del 
medesimo tipo di cultualità. Laddove possibile, si cercherà di confermare la tradizione 
letteraria attraverso i rinvenimenti archeologici e, viceversa, si utilizzerà la documentazione 
scritta per rimarcare la veridicità di quanto trasmesso dalle fonti materiali.
4 
 
CAP. 1. STORIA DEGLI STUDI 
 
Le grotte come luogo di culto nella società fenicio-punica sono state oggetto dell’interesse di 
numerosi studiosi a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Nonostante ciò, il tema merita 
di essere approfondito e osservato nel suo insieme, cosa che ci si propone di fare nel presente 
lavoro.  
Il primo a raccogliere in maniera sistematica informazioni su cavità nella roccia utilizzate 
come luogo di culto nell’Oriente mediterraneo è stato Ernst Renan
1
: come risultato della 
spedizione archeologica promossa da Napoleone III e compiutasi nel biennio 1860-61 sotto 
la guida dello stesso Renan, l’opera intitolata Mission de Phénicie (pubblicata a Parigi tre 
anni più tardi) proporziona dati, seppur sommari, sulla grotta artificiale di Amrit
2
, la grotta 
presso il mare a Sarba, nelle vicinanze di Biblo
3
, la grotta detta della “posseduta” di 
Magdousché presso Sidone
4
, la grotta di Adloun
5
, ancora nelle circostanze di Biblo, la grotta 
di Aiz ez Zeitoun e la grotta di Wasta
6
.  
All’inizio del secolo scorso, più precisamente al 1907, si data la scoperta del sito 
archeologico di Es Culleram, grotta-santuario punica sull’isola di Ibiza. A seguito di questo 
rinvenimento, nel 1913 vennero proporzionati i rapporti sulle campagne di scavo qui condotte 
negli anni precedenti
7
. Sulla stessa isola Pitiusa, qualche anno più tardi saranno portati alla 
luce da Henri Breuil i resti della cosiddetta grotta di Ses Fontanelles
8
, ribattezzata Sa Cova 
des Vi nel 1987 da Antonio Beltrán che la studierà in maniera più approfondita
9
.  
 
1
 Gómez Bellard – Vidal González 2000: 105. 
2
 Renan 1864: 62, 91-93. 
3
 Ivi: 329. 
4
 Ivi: 517-518. 
5
 Ivi: 662-663. 
6
 Ivi: 647-653. 
7
 Román 1913. 
8
 Breuil 1920. 
9
 Beltrán et ali 1987.
5 
 
Sempre a inizio Novecento, Samuel Biarnay è da considerarsi lo scopritore della grotta 
nordafricana chiamata degli Idoli
10
, a sud del capo Spartel, data la sua localizzazione 
apparentemente legata con le rotte mediterranee dei naviganti fenici
11
.  
Nel 1933 l’ingegnere minerario Luis Siret è il primo a documentare la grotta di Villaricos, 
forse la più importante del litorale mediterraneo della Penisola Iberica, della quale viene 
riconosciuta un’utilizzazione in epoca punica grazie al rinvenimento di una serie di iscrizioni 
studiate in maniera più minuziosa nel 1951 da Miriam Astruc
12
. Circa trent’anni dopo, nel 
1983, Martín Almagro Gorbea riporterà l’attenzione su questa grotta pubblicando i materiali 
rinvenuti dai suoi predecessori
13
. 
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Armand Beaulieu e René Monterde
14
 conducono una 
serie di campagne di scavo presso Wasta, in area libanese, concentrando le proprie attenzioni 
sui resti di un santuario, attribuito da Renan quasi un secolo prima al culto di Astarte
15
, in cui 
una serie di iscrizioni sulle pareti attestano inoltre il culto del dio Phallus
16
.  
A cavallo tra una metà e l’altra del XX secolo, John Waechter è il primo a segnalare degli 
oggetti riconducibili alla cultura materiale fenicio-punica nella Gohram’s Cave presso lo 
Stretto di Gibilterra
17
. Un’ulteriore segnalazione di materiali riferiti alla stessa grotta verrà 
pubblicata sul finire del secolo scorso per mano di María Belén e Inmaculada Pérez
18
.  
Nel 1958, di nuovo in Nord Africa l’attenzione si concentra sul rinvenimento del complesso 
cultuale di Tiddis, in Algeria, grazie a una serie di ricerche condotte da André Berthier e 
Marcel Le Glay in quest’area ricca di cavità nella roccia
19
.  
 
10
 Biarnay 1912. 
11
 Gómez Bellard – Vidal González 2000: 107. 
12
 Astruc 1951: 179. 
13
 Almagro Gorbea 1983. 
14
 Beaulieu – Monterde 1947-48. 
15
 Renan 1864: 647-653. 
16
 Gómez Bellard – Vidal González: 106. 
17
 Waechter 1951; 1964. 
18
 Belén – Pérez 1995. 
19
 Berthier – Le Glay 1958.
6 
 
Per quanto riguarda l’arcipelago maltese, tra il 1964 e il 1967 la Missione Archeologica 
Italiana a Malta realizza numerose e prolifiche campagne di scavo che proporzionano dati 
significativi, in particolare riguardo la grotta artificiale di Ras il Wardija sull’isola di Gozo
20
.  
Nello stesso intervallo di tempo, Ferruccio Barreca effettua degli studi sul santuario rupestre 
di Monte Crobu presso Carbonia
21
 e sulla cappella tagliata nella roccia di Corona Arrubia
22
, 
entrambe in Sardegna.  
Sull’isola di Favignana, nelle Egadi, Anna Maria Bisi conduce alcune ricerche presso la 
grotta del Pozzo
23
: più conosciuto e dettagliato è invece lo studio realizzato nel 1969 a seguito 
di una serie di sondaggi dalla stessa Bisi sul complesso della Grotta Regina
24
, presso Palermo, 
poi studiata anche da Gianna Coacci Polselli a fine anni ’70
25
.  
Allo stesso 1968 risale l’importante monografia realizzata da María Eugenia Aubet Semmler 
a seguito dello studio dei materiali rinvenuti a inizio secolo nella grotta d’Es Culleram a 
Ibiza
26
, monografia che sarà attualizzata nel 1982
27
 integrando le planimetrie dello stesso 
santuario prodotte da Joan Ramón un anno prima
28
.  
Nel 1972 William Culican si dedica allo studio dei materiali segnalati nel ventennio 
precedente da Waechter, Belén e Pérez in relazione alla Gohram’s Cave tra Spagna e 
Marocco
29
.  
Prendendo di nuovo in considerazione il Nord Africa, la grotta di Ercole, presso Tanger, è 
stata oggetto dell’interesse da parte di vari autori, tra i quali Decret e Fantar, che nel 1981 la 
identificarono come un luogo di culto di epoca punica
30
: Edward Lipiński nel 1995 si 
 
20
 Missione 1964; 1965; 1966; 1967. 
21
 Barreca 1966: 154. 
22
 Ivi: 157-158. 
23
 Bisi 1968. 
24
 Bisi et al. 1969. 
25
 Coacci Polselli et al. 1979. 
26
 Aubet 1968. 
27
 Ead. 1982. 
28
 Ramón 1982. 
29
 Culican 1972. 
30
 Decret – Fantar 1981: 269.
7 
 
espresse al riguardo sostenendo, invece, che questa non fosse da considerarsi un’area 
cultuale
31
.  
Lo stesso Lipiński, nel 1983, aveva partecipato alla disamina dei materiali rinvenuti presso 
la grotta di Es Culleram a Ibiza
32
: la ceramica da qui proveniente sarà studiata in maniera più 
approfondita un paio di anni dopo da Ramón
33
. A fine decennio, nel 1988, anche Corinne 
Bonnet condurrà delle ricerche sulla base dei materiali rinvenuti nel sito in questione
34
. 
Parallelamente, nello stesso anno a Malta, Buhagiar conduce uno studio approfondito sulla 
grotta di Ras il-Wardija oltre che sul santuario di Ras ir-Raheb
35
.  
Nello stesso decennio Juan Ramón Ramírez e Victoria Mateos si occupano 
dell’identificiazione geografica del tempio di Cadice dedicato alla Venus Marina
36
, citato già 
da Avieno nel VI sec. a.C.
37
. Nel 1993 anche Ángel Muñoz Vicente si concentra sul 
medesimo santuario, relazionabile molto probabilmente con una grotta a cui era attribuito un 
valore sacro
38
. 
Nel 1986 e nel 1989 si datano rispettivamente gli studi condotti in Sardegna sulla grotta di 
Su Mannau a Fluminimaggiore da Barreca
39
 e sulla grotta di Santa Restituta presso Cagliari 
da Giovanni Tore
40
. Quest’ultimo, all’inizio del decennio successivo conduce il primo studio 
approfondito su quella che si può considerare la più importante delle grotte della Sardegna, 
la grotta del Papa, sull’isola Tavolara
41
.  
Agli inizi dell’ultimo decennio del secolo scorso, rispettivamente nel 1990 e nel 1992, Marc 
Mayer e Armin Stylow hanno promosso delle ricerche nella regione di Murcia, in Spagna, 
nello specifico riferite alla grotta Negra, presso Fortuna
42
.  
 
31
 Lipiński 1995: 233. 
32
 Ead. 1983. 
33
 Ramón 1985: 240-250. 
34
 Bonnet 1988: 236-238. 
35
 Buhagiar 1988. 
36
 Ramírez - Mateos 1985. 
37
 Avieno, Ora Maritima, 305-317. 
38
 Muñoz Vicente 1993. 
39
 Barreca 1986: 297. 
40
 Tore 1989: 47. 
41
 Tore et al. 1992. 
42
 Mayer 1990; Stylow 1992.