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ABSTRACT 
 
Environment plays a central role in our life: psychology has always 
dealt with its influence on the development of personality, on thinking 
and behavior. Both the environment as the social, cultural and 
relational context in which we live, and the natural and built 
environment have some effects which cannot be ignored. 
Environmental Psychology as a new area of research emerges 
between the end of the fifties and the beginning of the sixties to deal 
specifically with these themes and to give an answer to various 
questions that come from different disciplinary areas: city planning, 
medicine, architecture and geography. 
The first part of this thesis gives a general view of the studies in 
environmental psychology, in comparison with the works of some 
classical authors of the discipline. 
One of the most important themes refers to the individuals’ 
evaluation and satisfaction with their own environment and, in 
particular, the relationship between citizens and their own city or 
neighborhood. The second part of the thesis focuses on this aspect: 
the aim of the short exploratory research presented was to investigate 
the relationship between the new Bicocca area and the students and 
citizens who live there, in order to define the social representation of 
this place, as it has been created in their mind, and to compare this 
representation of common sense with the experts’ opinions. 
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INTRODUZIONE 
 
 
La tesi si colloca nell’ambito degli studi di Psicologia Ambientale, 
ovvero di quel settore della psicologia che si occupa delle relazione fra 
individuo e ambiente, costruito e naturale. 
Il lavoro si compone di due parti: una teorica e l’altra empirica. Nella 
prima vengono passati in rassegna i contributi della letteratura sul 
tema: si descrivono le origini della Psicologia Ambientale e i suoi 
rapporti con discipline quali l’architettura e la geografia, confrontando 
nel contempo i contributi classici della psicologia relativi agli studi 
sulla percezione e psicologia sociale. In seguito vengono approfondite 
le principali tematiche attuali. In questo contesto si citano anche 
discipline come la bioarchitettura e le conoscenze orientali del Feng 
Shui. 
Nella seconda parte, invece, viene presentata una breve ricerca 
esplorativa su un ambiente costruito: il nuovo quartiere Bicocca alla 
periferia nord di Milano. In particolare, si è voluto indagare il rapporto 
che gli abitanti e gli studenti frequentanti la nuova sede dell’Università 
degli Studi, qui collocata, hanno con tale ambiente. 
Alla luce delle ricerche effettuate in passato da autori quali Lynch, 
Milgram e Jodelet, e sulla base della teoria delle rappresentazioni 
sociali di Moscovici, ci si è voluti focalizzare proprio sulla 
rappresentazione sociale del luogo Bicocca. Per raggiungere tale 
scopo è stata fatta un’analisi del contenuto (Losito, 1996) di vari 
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articoli di quotidiani e giornali studenteschi, confrontati con il parere 
degli esperti. 
I risultati ottenuti confermano l’importanza dell’ambiente nella vita 
quotidiana dell’uomo e il contributo che la psicologia può fornire a 
discipline apparentemente del tutto lontane dal suo ambito, come 
l’architettura, la pianificazione del territorio e l’ingegneria. 
 
 
 
 
 
 
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CAPITOLO 1 Nascita e sviluppo della Psicologia  
 
Ambientale 
 
 
1 LE ORIGINI DELLA PSICOLOGIA AMBIENTALE 
 
    Alla fine degli anni ’50 nasce un nuovo settore all’interno della 
psicologia che viene denominato negli USA environmental psychology 
(psicologia ambientale) e ha l’intento di ordinare un complesso di 
conoscenze scientifiche sugli effetti psicologici determinati dagli 
ambienti fisici sul comportamento e sul benessere. 
Gran parte delle ricerche nel campo sono state realizzate negli Stati 
Uniti, cosa che non deve sorprendere dato che si tratta di un paese 
caratterizzato da un notevole sviluppo delle scienze sociali applicate  
e da rapidi processi di industrializzazione e urbanizzazione; anche 
Gran Bretagna e Svezia, comunque, sono stati protagonisti di vari 
studi in Europa.   
Tappa fondamentale dello sviluppo del settore è la creazione nel 
1958 presso la City University di New York, con sostegno finanziario 
del Us National Institute of Mental Health, del gruppo di ricerca di 
William Ittelson e Harold Proshansky per lo studio degli effetti che 
l’assetto spaziale/ architettonico dell’ospedale psichiatrico può avere 
sul comportamento dei pazienti. Contemporaneamente questo 
interesse emerge anche in altri paesi: in Francia, dove Paul Silvadon e 
l’Organizzazione mondiale della Sanità si occupano del ruolo 
terapeutico dell’ambiente fisico sulla malattia mentale;  al 
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Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, dove Kevin 
Lynch pubblica nel 1960 “Image of the city”, analizzando la percezione 
dello spazio urbano (vedi questo cap., par. 1.1 e cap. 2, par. 2.3). 
    E’ lo stesso Ittelson che in una conferenza tenutasi a New York 
nel ’64 usa per la prima volta il termine di psicologia ambientale.  
Successivamente vengono pubblicate alcune opere importanti: “La 
dimensione nascosta” di E. Hall (1966) e “Lo spazio personale” di R. 
Sommer (1969), che descrivono alcuni problemi psicologici determinati 
dalla struttura urbana.  
Nel 1968 si costituisce L’Environmental Design Research 
Association (EDRA), un’organizzazione internazionale di professionisti 
del design e scienziati sociali, i quali hanno l’obiettivo di far avanzare 
e diffondere la ricerca ambientale e migliorare la conoscenza del 
rapporto fra l’uomo e l’ambiente costruito e naturale. Tra i vari 
problemi essi affrontano gli effetti dell’ambiente costruito sulla 
produttività lavorativa, come differenti popolazioni rispondono a 
particolari contesti e quali sono le relazioni fra le culture e i loro 
ambienti fisici. Il primo importante volume sull’argomento è pubblicato 
nel 1970 da Proshansky, Ittelson e Rivlin col titolo di “Environmental 
psychology: Man and his Physical Settings” e presenta vari lavori del 
gruppo; mentre altra opera fondamentale è “Handbook of 
Environmental Psychology” di Stokols e Altman, pubblicato nel 1987. 
Fra le riviste specialistiche, si ricorda “Environment and Behavior” di 
Winkel a partire dal 1969 e l’inglese “Journal of Environmental 
Psychology” dal 1981. E proprio in quell’anno nasce il corrispettivo 
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europeo dell’EDRA col nome di IAPS (International Association for the 
Study of People and their Physical Surrondings). 
Quali sono le origini di questo interesse nei confronti dell’ambiente? 
Bisogna sottolineare che la nascita di questo ambito di ricerca è il 
risultato di una convergenza di interessi sia all’interno della psicologia 
che in ambiti disciplinari lontani come l’architettura, la progettazione 
ambientale, la geografia e le scienze bio-ecologiche. In più negli anni 
’60 l’etologia col tema della territorialità (Ardrey, 1966; Hinde, 1974), 
la sociologia (Goffman 1959, 1963), l’antropologia con la prossemica 
di  Hall ( 1959, 1966) portano l’attenzione agli aspetti fisico-spaziali 
del comportamento umano. 
  Secondo Claude Lévy-Leboyer (1980) la spiegazione 
dell‘emergere di questo interesse e il motivo per cui improvvisamente 
un sistema di vita che era stato accettato così a lungo viene criticato 
vanno ricercati nel progresso tecnico: infatti, secondo l’autore, 
l’industrializzazione e l’incremento demografico del XX secolo hanno 
avuto sia effetti positivi che negativi. Tra i primi, sicuramente c’è stato 
il miglioramento delle condizioni di vita e l’aumento delle possibilità di 
consumo; ma l’industria ha creato un lavoro alienante e decisamente 
insoddisfacente rispetto al tradizionale lavoro artigianale (Lévy-
Leboyer cita a questo proposito le condizioni create dalla catena di 
montaggio). Il progresso non ha automaticamente innalzato la qualità 
della vita: per esempio, possedere un’auto può dare un senso di 
benessere, autonomia e potenza se si guida in strade con scarso 
traffico; ma se si è in mezzo a decine di automobili e si impazzisce per 
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trovare parcheggio si diventa solo schiavi e alienati. Inoltre, in seguito 
all’industrializzazione sono sorti complessi urbani troppo in fretta, 
senza una preliminare pianificazione; città dormitorio, uniformi, senza 
contatto con la natura, in cui la vita sociale è frustrante e cresce la 
criminalità.  
 E’ in seguito a questi eventi che gli psicologi cominciano a capire 
quanto poco siano noti gli effetti dell’ambiente sugli individui, e la sua 
importanza per la vita psicologica. 
    Si è cercato di dare risposta ai problemi sollevati da architetti, 
pianificatori e economisti: a che livello il rumore può costituire una 
minaccia all’equilibrio psicologico? Come disporre un’aula in modo da 
favorire lo sviluppo psicologico dei bambini? Come si percepisce, si 
conosce e si ricorda un ambiente, quali emozioni può suscitare e cosa 
determina la preferenza per un certo luogo? Anche gli psicologi del 
lavoro parlano da tempo ormai degli effetti sulla quantità e qualità 
delle prestazioni da parte del contesto fisico del lavoro e da parte delle 
caratteristiche strutturali e sociali dell’impresa: la dimensione, i livelli 
gerarchici, il clima sociale, la divisione dei ruoli, i sistemi di controllo… 
    Per rispondere a queste domande la psicologia ambientale ha 
sfruttato il contributo di diversi ambiti, tra cui quello architettonico e 
geografico, di cui si parlerà nei paragrafi seguenti. Caratteristica 
fondamentale della psicologia ambientale, infatti, è l’interdisciplinarità: 
essa si colloca nell’ambito di studi che è stato comunemente 
denominato negli Stati Uniti “Environment and Behavior” (Ambiente e 
Comportamento) e in cui rientrano discipline quali architettura, 
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disegno d’interni, paesaggismo, ergonomia, pianificazione urbana, 
gestione ambientale, ingegneria ed ecologia ambientale, antropologia 
urbana, geografia umana e sociale e sociologia ambientale.