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APPROFONDIMENTI

Funzione economica e vincolo affettivo della famiglia nella società contemporanea

08/02/2006

Funzione economica e vincolo affettivo della famiglia nella società contemporanea

Nell’epoca pre-industriale, la famiglia era considerata, in modo preminente, come unità produttiva; il capo-famiglia ripartiva i ruoli fra i vari componenti e conduceva l’azienda familiare, agricola o artigianale che fosse, mentre alla donna era affidata la cura della casa e l’educazione delle figlie, oltre a contribuire alla lavorazione della terra. Riguardo alle relazioni familiari interne vi era poco spazio, veniva, invece, data notevole importanza ai rapporti di parentela per rispondere meglio alle esigenze di produzione e di cooperazione, elementi tipici di una società costruita secondo gli usi feudali. Quindi, la scarsa consistenza dei legami affettivi è evidenziato dal fatto che, nel Basso Medioevo, i bambini compresi tra i sette e i nove anni venivano mandati fuori dalle mura domestiche per iniziare l’apprendistato e, molto presto, contribuivano all’economia aziendale della famiglia. Quest’ultima, come si evince, era più una realtà sociale e morale che affettiva. Tuttavia, con la nascita degli Stati nazionali, le relazioni di solidarietà tra i parenti tendevano a ridursi, sviluppandosi la predisposizione del nucleo familiare a “privatizzarsi” maggiormente. La scissione netta tra pubblico e privato, in modo particolare grazie all’affermazione della borghesia, contribuì a garantire uno spazio più esteso ed affettivamente più rilevante per la vita interna della famiglia. Nell’ottica di un complessivo cambiamento a livello di massa, la famiglia cominciò a costituire il vero nucleo della società e i rapporti tra i familiari divennero più autentici e sentiti.
L’avvento dell’industrializzazione, modificando in modo sostanziale la staticità della società del passato, provocò verso le grandi città un significativo flusso migratorio proveniente dalle campagne e, per quanto riguarda l’Italia, dal Sud al Nord del paese. In questa fase, a seconda della diversa consistenza economico-sociale, si formano nuclei familiari fortemente caratterizzati per il ceto di appartenenza, ossia imprenditoriale, impiegatizia e operaia. All’interno del fenomeno dell’industrializzazione, la famiglia si differenzia ulteriormente per il ruolo dei suoi membri, spesso questi devono lavorare fuori casa e la differente condizione di tranquillità economica, ove effettivamente presente, favoriva enormemente la qualità dei rapporti umani interni, mentre per le classi meno agiate la preoccupazione maggiore riguardava la copertura del bilancio familiare. In ogni caso, in un senso o nell’altro, la famiglia diviene il punto di riferimento sostanziale ed imprescindibile della formazione educativa psicologica e culturale dei giovani.
Oggi, la famiglia acquista la sua identità specifica in relazione alla sua dimensione interna, con una decisa priorità dell’ambito affettivo considerato il vero motore anche della prosperità economica. Si è infatti presa piena coscienza che quando si verifica l’evento straordinario della nascita di un bambino, molti elementi della sua identità e della sua personalità non dipendono tanto dalla componente biologica quanto dal gruppo familiare nel quale cresce e si forma, grazie alla cura di un ambiente di intimità affettiva e fisica.
Il matrimonio, perno fondante della nostra società al quale la nostra Costituzione garantisce piena tutela e sostegno, unisce in vincolo una coppia, indicando ruoli precisi, diversi ma complementari, e la nascita di un figlio contribuisce ad ulteriore specifica definizione. Originariamente, il padre era legato al ruolo di sostegno economico e alla madre la cura degli affetti e dell’educazione della prole proprio in virtù della sua naturale funzione partoriente; in seguito, la donna ha rivendicato un ruolo più attivo in senso lavorativo, alla pari con l’uomo, verso compiti anche rilevanti ad ogni livello di sviluppo nelle imprese, nel commercio, nel terziario. Nella disciplina della vita domestica, quindi, è sorta una nuova tipologia relazionale, ossia la piena compartecipazione nell’esercizio dei doveri familiari, tenendo ovviamente conto delle diverse situazioni concrete, soprattutto riguardo alla presenza di altri distinti componenti. È il caso dell’anziano, il cui ruolo resta rilevante purtroppo solo se continua a contribuire economicamente e funzionalmente alla quotidianità familiare, altrimenti è considerato un inutile fardello, relegato, nelle migliori delle ipotesi, al mero ruolo di assistenza dei bambini, oppure, troppo frequentemente, dimenticato in qualche triste ospizio.
Tra gli anziani, in un famiglia è la donna che sembra essere meno penalizzata e sicuramente primeggia, nella terza età, rispetto all’uomo che soffre maggiormente nell’accettare il suo ruolo di pensionato, in modo particolare se reduce da una precedente attività lavorativa fuori casa e molto attiva.
Come già si è accennato, l’educazione e la formazione dei bambini è la funzione di gran lunga più delicata ed impegnativa della famiglia. Oggi, le moderne conoscenze delle scienze psicologiche e pedagogiche insistono che questo tipo di attività deve essere svolta congiuntamente e similmente da entrambi i genitori, apportando ciascuno il suo contributo specifico, in sintonia complementare con l’altro, senza delegare terzi estranei in un percorso così fragile e complesso. È essenziale, infatti, che le figure genitoriali siano costantemente presenti nel processo educativo ed affettivo dei figli, costituendo un continuo e costante punto di riferimento preciso e stabile. Soprattutto per un adolescente la famiglia rappresenta l’unico nucleo effettivamente in grado di garantire un momento di crescita umana e psicologica, una palestra per le difficoltà della vita, il tutto se è sapientemente ed amorevolmente guidato dai genitori. La crisi che oggi sta attraversando la famiglia risiede nelle tendenze degli individui a scegliere un percorso di responsabilità che sia pieno e compiuto, lontano dagli egoismi o dai vantaggi di parte. Sulle prospettive future della famiglia, lo ripeto, nucleo fondamentale di ogni società, c’è troppa superficialità, incapacità di compiere scelte realmente mature, ritrosia nell’affrontare gli sforzi e i sacrifici dovuti e, soprattutto, mancanza di amore condiviso, di sentita dedizione. Le mode del pensiero moderno, relativistiche in primis, seguono le tendenze del momento, i capricci di parte, perché risulta essere grettamente più conveniente, non impegnativo, facile da disfare all’occorrenza. Ma questa non può e non deve essere la norma; una società per crescere, per avere coscienza di sé, per essere una identità e non un somma di persone deve educare i suoi componenti a ricercare gli elementi forti, definitivi, realmente vissuti della propria personalità, formare e crescere una famiglia non è tanto convivere quanto condividere. In questo senso le istituzioni politiche e sociali hanno un compito gravoso: esse devono garantire la famiglia così come descritta dalla Costituzione repubblicana, ossia, all’articolo 29, una “società naturale fondata sul matrimonio”; le garanzie e le tutele istituzionali devono essere il sintomo di una consapevolezza collettiva riguardo alla questione della famiglia e praticare le esigenze contemplate e difese, come la trasmissioni di valori e la realizzazione delle personalità dei singoli cittadini.


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