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APPROFONDIMENTI

La semplicità d’una fiducia. Tra le pagine di Frère Roger

19/12/2005

La semplicità d’una fiducia. Tra le pagine di Frère Roger

Cos’è la fiducia? E’ qualcosa che davvero può fare parte delle nostre vite e renderle più piene, più vere, o è solamente un’illusione, una bella parola, ma vuota e inconsistente?
Ho avuto modo di riflettere su queste cose, ultimamente, grazie alla lettura di alcuni libri di Frère Roger di Taizè. Rileggere le sue parole, semplici e illuminanti, è stato per me fonte di stupore, ma anche occasione per riscoprire la coerenza di un pensiero vissuta con totale limpidezza sino alla morte.
Cos’è fiducia per Frère Roger, l’uomo della “fiducia e della speranza” per eccellenza?
E’ innanzitutto un atteggiamento interiore, che non trae origine dal semplice desiderio di un domani diverso, ma dall’oggi: è oggi che io devo manifestare la mia fede nella vita, non soltanto perché credo che domani, o dopodomani, vedrò realizzato ciò che desidero nell’intimo del mio cuore, ma perché oggi, proprio oggi, sono chiamato a vivere. Certo, cercherò, mediante le mie azioni, di creare un mondo migliore, tale che i miei figli possano soffrire assai meno di quello che io ho sofferto; ma vedere le cose con fiducia significa soprattutto cogliere nel mondo attorno a me e nella mia esistenza, in particolare nei momenti più bui, una fioca luce, un seme nascosto ma ben presente di positività, un’occasione di crescita. Avere fiducia, dunque, vuole dire credere che nulla di ciò che ci accade nella vita, nel bene come nel male, sia sprecato. Scrive Frère Roger: “Quando sopraggiungono le prove interiori o le incomprensioni esterne non dimenticare che, nelle stesse ferite dove si riversano le inquietudini, trovano origine le migliori forze creatrici. E s’apre un passaggio che porta dal dubbio alla fiducia, dall’aridità alla creazione” 1.

Avere fiducia, per il credente Frère Roger, è guardare nel proprio cuore per scoprirvi il desiderio di un incontro capace di stravolgere la vita stessa, di ridarle vigore ed energia: “«In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete (S. Giovanni)». Ovunque tu sia sulla terra, tu che vorresti percepire il mistero che è nel cuore del tuo cuore, intuisci in te, anche se in modo fuggevole, la silenziosa attesa di una presenza?” 2. E l’incontro con tale “silenziosa presenza” è così descritto: “Da quale segno riconoscere ancora d’aver incontrato il Risorto? Quando le lotte che sperimenti in te per seguirlo, quando le prove e persino il fiume di lacrime interiori che sgorga talvolta in te, quando tutto questo combattimento non ti irrigidisce, ma si trasfigura per divenire una sorgente. In tale sconvolgimento che si compie di dentro, tutto quello che potrebbe devastare l’essere, la solitudine umana, l’impressione di inutilità, tutto quello che altrimenti avrebbe spezzato le fibre dell’anima, tutto ciò non giunge più a bloccare il passaggio, ma apre una via d’uscita dall’angoscia verso la fiducia, dalla rassegnazione verso l’entusiasmo creativo” 3.

Fiducia è sinonimo di creatività, della capacità di trasformare la realtà mediante uno sguardo che intuisce infinite possibilità per migliorarla e donarle, o ridonarle, bellezza, divenendo azione. In un passo particolarmente illuminante, Frère Roger scrive: “Il cristiano non è né ottimista né pessimista. Egli sa che la storia non è solo una serie di cause e di effetti meccanici che la condannano a un determinismo implacabile. C’è spazio anche per le forze dell’intuizione” 4 .

Il contrario della fiducia è il dubbio, ossia quella forza distruttrice che scava in profondità nell’ animo dell’uomo corrodendolo con “analisi totalmente cerebrali ove il cuore muore” 5 . Conseguenza del dubbio è la diffidenza verso il prossimo, la paura dell’altro, che ci porta a guardarlo attraverso il filtro deformante del nostro giudizio. Da ciò nascono le incomprensioni, la violenza, la guerra, l’infelicità.
Eppure, la possibilità di vincere questa spirale esiste: si nasconde in noi, in attesa che ognuno gli dia la possibilità di manifestarsi e portarci dal dubbio, se non alla fede in un Dio creatore che si è rivelato donandoci Suo figlio, almeno alla “bella speranza umana”.

Riguardo l’impegno ecumenico della comunità di Taizè, Frère Roger amava spesso ricordare una frase di papa Giovanni XXIII, pronunciata in occasione dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II: “Non faremo un processo storico, non cercheremo di sapere chi ha avuto torto e chi ragione. Le responsabilità sono di tutti. Diremo semplicemente: riconciliamoci” 6 . Se volessimo estendere questa riflessione al genere umano, potremmo parafrasarla dicendo che nei momenti di ostilità l’importante è il desiderio di trovare la via della pace, senza soffermarsi su ciò che divide, bensì oltrepassandolo. Ciò vale per la cristianità, che soffre della secolare separazione tra cattolici, protestanti e ortodossi, ma anche per tutte quelle situazioni nelle quali ci allontaniamo gli uni dagli altri, e il desiderio di venirsi incontro, di ristabilire un’unità perduta, cede il posto allo sconforto. Anziché soffermarsi su ciò che fa male dell’altro, sui suoi aspetti negativi, cercare i doni presenti in lui, grazie ai quali è possibile costruire qualcosa insieme Anche questa è fiducia.

Fiducia, poi, è desiderio di ascoltare chi ci sta accanto, per comprenderlo in pienezza: “Molto più che nel passato, capita che i giovani mi domandino: qual è la cosa più bella nella sua vita? Senza esitare rispondo: dapprima la preghiera comune e in essa i lunghi momenti di silenzio. Poi, subito dopo, la cosa più bella nella mia vita è questa: percepire, in un incontro a due, un essere nella sua totalità, segnato da un dramma o una lacerazione interiore e allo stesso tempo da doni insostituibili attraverso i quali la vita in Dio in una persona può compiere tutto. E’ essenziale cercare di capire l’insieme di una persona, grazie ad alcune parole o qualche atteggiamento, piuttosto che con lunghe spiegazioni” 7 . E ancora: “La mia vita consiste nel discernere negli altri ciò che li devasta, ciò che li rallegra, e nel comunicare con la sofferenza e con la gioia degli altri” 8.

Ma fiducia è soprattutto abbandono all’Altro per eccellenza, a quel Dio d’amore che, per ogni credente, ha creato l’uomo al fine di vederlo pienamente realizzato nella gioia. Questo abbandono si manifesta in particolare nel silenzio della preghiera, nel quale l’uomo può percepire la misteriosa presenza di un Dio che viene a guarirlo dalle ferite più profonde dell’anima. Tale guarigione è rinascita, percezione concreta di un amore che porta a dire: “Da oggi so di non essere più solo”.

Come fare per rendere duratura nel tempo questa fiducia in un Dio d’amore e nell’uomo?
Frère Roger propone due vie, rigorosamente evangeliche: innanzitutto dobbiamo imparare a perdonare: a noi stessi le debolezze nascoste e i limiti che spesso non vogliamo riconoscerci; e agli altri, perché l’unico modo di superare una tensione o un torto è quello di guardarlo per ciò che è e poi andare oltre, per non rimanerne schiavi e vittime. Superarlo significa affidarlo a Cristo, che può trasfigurarlo traendo da esso, misteriosamente, il bene.
La seconda via è quella della volontà, dell’impegno; oggi, proprio oggi, ognuno è chiamato ad avere fiducia, e domani e poi dopodomani dovrà tornare con la mente e col cuore a questa fiducia, con costanza, attraverso piccoli segni, o con semplici parole da ripetere. A Taizè, ciò avviene, per esempio, coi ritornelli dei canti, molto facili da memorizzare, e soprattutto gioiosi: “Gesù mia gioia, mia speranza, mia vita”, “In te, Gesù, gioia, semplicità, misericordia”, “Nada te turbe, solo Dios basta”. I fratelli di Taizè, inoltre, ogni anno compiono un “pellegrinaggio di fiducia sulla terra”: dal 28 dicembre al 1 gennaio si trasferiscono in una città dove incontrano i giovani, a testimoniare che la fiducia e la pace sono realtà possibili.

Ho voluto dedicare questo secondo articolo, sicuramente incompleto, a Frère Roger perché ho l’impressione che oggi si parli ancora poco di lui. Eppure il suo pensiero, così limpido e semplice e proprio per questo sconvolgente, deve essere diffuso, conosciuto e studiato, e soprattutto diventare stimolo per una vita più piena, creativa e festosa.
Ho inoltre un debito di gratitudine per uno sguardo dolcissimo, sereno e disarmante che, un giorno del luglio 1998, ha incrociato il mio, donandomi la certezza che la santità, questa segreta aspirazione di ogni uomo alla pienezza e alla gioia, sia davvero realizzabile.
Grazie, Frère Roger!






Note:

1. Frère Roger di Taizè, Le fonti di Taizè, Editrice Ellenici, Torino 1998, p. 14-15
2. Ibidem, p.9
3. Frere Roger di Taizè, Il suo amore è un fuoco. Pagine di diario, Editrice Ellenici, Torino 1997, p. 58-59
4. Frere Roger, ibidem, p.117
5. Ibidem, p.19
6. Kathryn Spink, Frere Roger fondatore di Taizè, Centro Editoriale Devoniano, Bologna 1998, p. 51.
7. Frere Roger di Taizè, Dio non può che amare, Editrice Ellenici, Torino 2004, p. 8.
8. Frere Roger, Il suo amore è un fuoco. Pagine di diario, op.cit., p. 26


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