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APPROFONDIMENTI

Podcasting: un'opportunità per la radiofonia nazionale o per gli utenti amatoriali?

30/11/2006

Podcasting: un'opportunità per la radiofonia nazionale o per gli utenti amatoriali?

Podcasting è acronimo di Personal Option Digital casting ed è una tecnologia che permette di scaricare contenuti audio e video (podcasts) dalla rete internet, automaticamente, sul proprio PC o lettore di musica digitale portatile. Con il podcasting è possibile quindi ascoltare la trasmissione preferita senza tenere in considerazione i limiti di orari, di frequenza e di luogo ed è possibile produrre trasmissioni rivolte ad un pubblico di nicchia. I mezzi d'informazione, infatti, perennemente a caccia di ascolti da rivendere agli sponsor, divengono sempre più generalisti e trascurano di soddisfare esigenze ed interessi meno comuni ed il podcasting riesce a soddisfare queste richieste. E' una vera e propria rivoluzione dal momento in cui le radio non hanno mai offerto la possibilità del riascolto: con il podcasting ogni emittente può pubblicare le puntate delle trasmissioni più seguite sul web, offrendo così la possibilità a chi, per impedimenti temporali o di frequenza, non può seguire le trasmissioni radio di poter comunque ascoltare, in differita, il suo programma preferito.
La vera novità tecnologica legata a questo fenomeno è la possibilità di ritrovarsi sul proprio PC le informazioni che si desidera ricevere, le puntate relative alla trasmissione di nostro interesse, le ultime novità riguardanti un sito di nostro gradimento senza che l'utente compia una sola azione. Con il podcasting quello che cambia è la funzione dell'utente: chi è appassionato di tecnologia saprà infatti che Internet è lo strumento del nuovo millennio che permette a chiunque di trovare informazioni, scaricare file, immagini, musica e quant'altro. Ma il www richiede che l'utente si connetta appunto alla rete e si cerchi da sé quello che desidera. Attraverso il podcasting, l'unica azione che l'utente dovrà compiere sarà quella relativa alla sottoscrizione di un abbonamento gratuito ad un sito internet di suo interesse, e, periodicamente (grazie alla tecnologia dei feed RSS), riceverà sul proprio computer notifiche riguardanti l'aggiornamento del sito da lui prescelto. Come avviene tutto questo? Grazie a programmi chiamati news aggregator o news reader, i quali monitorano i siti prescelti dall'utente (grazie all?abbonamento, solitamente gratuito, che l'utente sottoscrive con il sito web), e, nel momento in cui vi saranno delle novità questi programmi le notificheranno all'utente che potrà così scegliere se scaricare o meno gli aggiornamenti.
Ma questo fenomeno è davvero una novità? Quali porte apre? Quali media meglio si ibridano con esso per creare nuovi prodotti mediali? Quando comparve per la prima volta il termine PODCASTING (febbraio 2004)1 lo si utilizzò per definire una nuova rivoluzione che stava coinvolgendo, in particolare, il settore della radiofonia. La radio, nel corso della sua esistenza, ha dovuto più volte rimodellarsi, ridefinirsi, rinascere se vogliamo e sempre perché nuove tecnologie si affacciavano sulla soglia degli anni e delle nuove culture portando con sé la voglia di un cambiamento propria di ogni novità. La radio è così diventata la ''sorella cieca'' della televisione quando questa iniziò a trasmettere la sua potenza visiva agli utenti, rubando alla radio programmi, personaggi e palinsesti. La radio ha così trovato una via d'uscita alla morte sicura diventando radio portatile (transistor), rimodellando i suoi programmi, ricreando un suo linguaggio, instaurando nuove tipologie di rapporti con i suoi ascoltatori. Ovviamente tutto ciò non sarebbe stato possibile se non si fossero verificati i mutamenti culturali degli anni '50. Negli anni '70, con l'avvento delle radio libere e di quelle private, il medium cieco ha nuovamente ricostruito il suo palinsesto (diventato ormai un flusso che copriva le intere 24 ore) e il suo linguaggio (dall'informazione all'intrattenimento musicale commerciale sullo stile della format radio americana). Con internet la radio si è smaterializzata ulteriormente ma è diventata visibile radio: con internet la radio non soffre più la scarsità delle frequenze e mantiene la stessa frequenza ovunque, diventa visibile dal momento che è possibile guardare i protagonisti dell'emittente, entrare in contatto con loro grazie alle chat, ai forum o anche alle webcam. E con il podcasting? Cosa cambia nella radio tradizionale? Il 28 settembre del 2004 apparve sul blog di Doc Searls un articolo in cui si poneva in luce il problema della ''rilevanza'' della radio tradizionale: vale a dire che essa non sempre propone ciò che all'ascoltatore interessa, ne presuppone la presenza nell'istante in cui trasmette ed infine non dà la possibilità del riascolto. In quest'articolo si afferma così che il podcasting potrebbe risolvere davvero questi problemi. In effetti, grazie al podcasting l'ascoltatore può scegliere per ogni emittente i programmi che più interessano, scaricarli sul proprio PC, trasferirli nel proprio lettore di musica digitale portatile (come l'iPod della Apple) e ascoltarsi così la programmazione di un'emittente che egli stesso ha creato. Davvero una rivoluzione. Ma in Italia le cose stanno davvero così? Come si comporta la radiofonia a livello nazionale? Una ricerca da me condotta ha evidenziato che nel nostro paese il podcasting, relativo alle emittenti radiofoniche, è ancora immaturo o perlomeno sta sfruttando poco le potenzialità del fenomeno. Il podcasting potrebbe rivelarsi una risorsa per tutte quelle radio che lo adotteranno, sia a livello locale che a livello nazionale. Ma, secondo il mio punto di vista, c'è ancora poca cultura sul fenomeno, c'è forse ancora paura nell?accostarsi a qualcosa di nuovo (come avvenne per le radio on line). Credo occorra una maggiore attenzione al fenomeno, che si tradurrebbe in opportunità maggiori di ascolto (e c'è chi afferma, in un futuro prossimo, anche di guadagno). Ma prima di far questo occorre porre una costante attenzione alla sponsorizzazione sul sito internet della possibilità del podcasting: sapere dove andare, avere sotto gli occhi tutte le informazioni necessarie, essere coinvolto dalla musica, dalle facce dei protagonisti della radio, dalle loro voci, darebbe maggiore sicurezza all'utente (che molte volte incappa nella pagina XML anziché nell'ascolto delle puntate), lo annoierebbe di meno (davanti troppe scritte, si preferisce non leggere ma andare alla ricerca di immagini) e quindi darebbe una spinta giusta all'esplosione della radio in podcasting.
Il 50% delle radio nazionali italiane contiene, nel proprio portale internet, solo un link che veicoli l'utente all'ascolto in podcasting (il restante 50% al massimo 3 link), dunque per la metà di queste stazioni il podcasting riveste ancora una funzione marginale soprattutto dal momento in cui questo link è difficile da scovare; tre stazioni su dieci poi offrono soltanto 3 programmi da poter scaricare: non c'è quindi la possibilità di trasmissioni differenziate; soltanto il 20% delle radio italiane ha adottato anche il formato video nel podcasting: ciò significa che solo Radio 105 e Radio Deejay offrono ai propri ascoltatori la possibilità di guardare oltre che ascoltare, e che solo queste due emittenti sono davvero al passo con i tempi e la tecnologia. Inoltre, quasi tutte le emittenti giocano poco sulla visibilità del servizio: eccetto Deejay e 105, le altre radio non consentono all'utente una visione d'impatto del podcasting. Ciò significa, a parer mio, due cose: o che il podcasting è un fenomeno entrato così tanto nell?immaginario comune che non c'è bisogno di un richiamo accattivante per portare l'ascoltatore in quella direzione; o che, al contrario, il fenomeno è tenuto ancora a bada, svolge ancora un ruolo secondario per le emittenti rispetto all'ascolto in streaming.
L'immagine poi è un fattore predominante nell'attrarre le persone: più è grande, colorata, riconoscibile, più gli utenti saranno portati ad usufruire del servizio o perlomeno a provarlo; non importa poi quanti siano i link che rimandino al podcasting, perché questi non sono direttamente proporzionali all'offerta: ciò significa che un'emittente che porta solo un link al podcasting nel suo portale potrà contenere molti programmi da offrire (è il caso di radio Radicale che offre ai suoi utenti 28 programmi ed oltre). Da qui emerge con chiarezza che la cosa davvero importante è sottolineare il fatto che esiste la possibilità di scelta, cosa che viene trascurata da molte emittenti, attraverso l'utilizzo di immagini accattivanti, colori dalle tinte shock o perlomeno assolutamente differenti dal resto della tavolozza presente nel portale web. Richiamare l'attenzione: questo deve essere l'mperativo di tutte quelle emittenti che decideranno di utilizzare il podcasting come programmazione alternativa.
Da uno studio di recente pubblicazione2 è inoltre emerso che la radio, intesa nel senso tradizionale, riveste ancora un ruolo fondamentale per le persone: gli utenti del podcasting preferiscono ancora ascoltare il vecchio mezzo di comunicazione basti pensare che il podcasting e il podcatching (cioè la ricerca dei podcasts) sembra aver successo nelle ore serali, mentre nel resto della giornata è la radio che tiene compagnia; inoltre, i podcasts sono ascoltati molto più nell'ambiente domestico che per strada o nel tempo libero, come magari dovrebbe accadere dal momento in cui il fenomeno cerca di liberalizzare, come le web radio, l'ascolto da scrivania. La radio, invece, riveste un ruolo importante durante i viaggi piuttosto che a casa, e la sua funzione di compagnia durante il lavoro o nel tempo libera continua ad essere importante. La radio dunque continua ad avere un peso importante nella vita degli ascoltatori, ma il podcasting può aprirle nuove frontiere, ma solo se ben compreso.
Credo che bisognerà aspettare ancora una volta che siano gli ''amatorial'' a far esplodere realmente il fenomeno, come avvenne per le radio pirata, come avvenne per le radio on line.


Note:

1. Ben Hammerslay, ''Audible Revolution'' in The Guardian, 12 febbraio 2004

2. Virginia Massarelli , Marta Perrotta, ''Podcasting. A chance for listeners, a challenge for broadcasters'', in Golo Foellmer, Sven Thiermann (a cura di), Relating Radio. Communities. Aesthetics. Access, Lipsia, Spector, 2006


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