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APPROFONDIMENTI

Potere assoluto: Innocenzo IV a 750 anni dalla morte.

21/12/2004

Potere assoluto: Innocenzo IV a 750 anni dalla morte.

Esponente di spicco della famiglia nobiliare dei Fieschi di Lavagna, Innocenzo IV divenne un personaggio chiave per la supremazia e l’affermazione dell’autorità pontificia nel medioevo.
Proprio quest’anno si celebra il 750° anniversario della morte di Innocenzo IV, avvenuta nel 1254, nel pieno del conflitto, caratterizzante del periodo medievale, tra il potere temporale e quello spirituale.

Il XIII secolo rappresentò il secolo cruciale nella lunga lotta per la supremazia universale tra papato e impero. I papi del Duecento svilupparono ed attuarono la concezione teocratica elaborata, a partire dall’XI secolo, da Gregorio VII.
Già Innocenzo III (1198-1216), forse il più importante pontefice del Medioevo, ribadì la preminenza del suo diritto temporale e della sua iurisdictio morale e religiosa –la ratione peccati- che gli permetteva di giudicare re o imperatori non conformi ai principi cristiani.
Innocenzo IV, alias Sinibaldo Fieschi, –di cui si celebra quest’anno il 750° anniversario della morte- fu indubbiamente un personaggio chiave nel percorso di affermazione della monarchia pontificia nel Medioevo. Appartenente alla potente famiglia dei Fieschi, “conti” di Lavagna, dinastia signorile di matrice feudale, Innocenzo IV ampliò la concezione teocratica del potere papale, esasperando il conflitto con l’Impero, incarnato nella figura di Federico II, lo stupor mundi, l’avversario più temibile che il papato dovette affrontare.
Figlio del capostipite Ugo Fieschi, Sinibaldo salì al soglio pontificio nel 1243 in seguito alla repentina morte del predecessore Celestino IV, che morì dopo soli 17 giorni dall’elezione. L’abilità di Innocenzo IV derivava soprattutto dai suoi studi canonistici compiuti prima a Parma e poi alla celebre scuola di diritto canonico di Bologna.
La carriera del futuro pontefice all’interno della curia romana fu infatti precoce e brillante: nel 1227, ancora molto giovane, fu eletto cardinale e nel 1234 rettore pontificio della Marca di Ancona. Nel 1240 Gregorio IX, nel pieno della lotta con l’imperatore, lo richiama a Roma. L’ascesa del Fieschi nella gerarchia ecclesiastica procede dunque di pari passo con gli sviluppi, decisivi, del conflitto tra Federico II e Gregorio IX.
Innocenzo IV, oltre a consolidare la posizione ed il prestigio del proprio casato a livello locale attraverso donazioni, privilegi, costruzioni religiose –celebre è la basilica romanico-gotica di S. Salvatore dei Fieschi, edificata a partire dal 1245- elaborò ulteriormente la dottrina ierocratica inaugurata da Innocenzo III. Avvalendosi del diritto canonico proclamò che il pontefice, in qualità di vicarius Christi, possedeva una generalis legatio, una sorta di mandato divino, estendibile a tutte le attività umane e a tutti gli uomini, compresi re ed imperatori. Con questa dichiarazione si affermava implicitamente la superiorità del papa sulle nazioni e di conseguenza sui regni e sui sovrani –super gentese et regna-, ribadendo la distinzione, fondamentale per il pensiero politico tardo medievale e moderno, tra monarchia e funzione monarchica.
La teoria fu prontamente esplicitata nel 1245, in occasione dell’esautorazione del re portoghese Sancho II, accusato di malgoverno dai vescovi di Oporto e Coimbra. Innocenzo IV stabilì infatti l’appartenenza del sovrano di Portogallo nella categoria del rex inutilis al quale il papa doveva preporre un curator, vale a dire un responsabile idoneo al governo. Considerando il re alla stregua di un “ministro di pubblica utilità”, e non più, secondo la tradizione, un rex iustus, lo si svuotava di fatto dell’effettivo potere di governare. Dal canto suo il pontefice si arrogava il diritto di co-decidere l’interpretazione di utilitas publica rendendo vana la preminenza regale.
Con Innocenzo IV la plenitudo potestatis, cioè la “pienezza del potere” a cui i papi avevano aspirato sin dai tempi di Gregorio VII, e che fino ad allora aveva avuto una consistenza puramente teologica, divenne strumento di potere effettivo.
Quale fu in definitiva il bilancio dell’azione politica di Innocenzo IV? Il tramonto dell’autorità imperiale a vantaggio del potere papale si rivelò a doppio taglio. L’indebolimento dell’Impero a favore della Chiesa in realtà avvantaggiò l’ascesa degli stati nazionali, entità politiche intermedie. Minimizzata e sottovalutata, la monarchia francese seppe abilmente colmare il vuoto di potere lasciato dalla morte di Federico II e dei suoi figli. Il processo di potenziamento della Francia capetingia culminò, dopo l’elezione di Bonifacio VIII nel 1294, nello scontro con il re Filippo il Bello. Questi richiese indietro, sotto forma di intrattenimento delle decime del clero, il debito contratto con il papato per sostenere le spese militari contro gli Svevi.
La posta era ben più alta: ancora una volta si trattava della ripartizione degli equilibri di potere tra “temporale e spirituale”.
Il pontificato di Innocenzo IV può essere ricordato tuttavia per altri significativi eventi: la sanzione dell’obbligo di indossare da parte dei cardinali, come insegna onorifica, il cappello rosso, ancor oggi in vigore per esempio. Un’altra decisione, carica di nefaste conseguenze, e sovente trascurata dalla divulgazione storica, segnò il pontificato del Fieschi. Nel 1252 Innocenzo IV, riprendendo le disposizioni di Gregorio IX sull’inquisizione, instaurò ufficialmente, nella bolla Ad exstirpanda, la tortura come strumento di indagine ecclesiastica.
Con Innocenzo IV –il quale muore a Napoli nel dicembre 1254- si spegne uno dei più grandi protagonisti della breve, quanto effimera, vittoria del papato sull’impero. Prima che il concetto di Stato fosse coniato dai filosofi nell’ambito dell’ordine naturale, il papato, attraverso Sinibaldo Fieschi, si appropriò di questo campo, inglobando il diritto naturale nella “pienezza dei poteri” e preparando giuridicamente la base per un’ampia responsabilità ierocratica verso il mondo.

Carlo Moggia
Dottore di ricerca in storia medievale/allievo dell’Ist.It. Studi Storici B. Croce di Napoli


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