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La sociologia delle relazioni internazional

La sociologia delle relazioni internazionali

Le politiche estere sono il veicolo per parlare di un fenomeno nuovo, di sociologia internazionale.
La politica estera ha la specifica funzione di creare dei sistemi di alleanze tra stati diversi. Ogni Stato sceglie di incanalarsi in una rete di rapporti specifica.
Possiamo quindi individuare i modelli di politica estera cui ciascuno di essi può uniformarsi.
La distinzione prevalente riguarda l’alternativa multilateralismo/unilateralismo: le prime politiche estere cercano di svilupparsi di concerto e in armonia con quelle di altri Stati, le altre preferiscono agire per conto proprio, confidando sulle proprie capacità se non addirittura di imporre la propria volontà anche ad altri Stati.
Nel primo caso avremo politiche estere consensuali, nel secondo nel secondo avremo politico autoritarie e/o imposte. C’è anche un modello intermedio, bilaterale: che vede coppie di Stati che interagiscono tra loro nell’interscambio economico quando una determinata questione li vede strettamente collegati e reciprocamente avvantaggiati.
Ma in questo modo vediamo che le politiche estere vengono individuate come dei comportamenti  tipici. Questa concezione somiglia molto a quella realista che non problematizza ma si limita ad etichettare dei modelli.

Giungiamo così al cuore del problema: gli Stati sono tendenzialmente preposti alla concordia oppure sono ostili l’uno con l’altro?
Di solito gli Stati, secondo una concezione statalista, adottano una politica estera rivolta all’interno. Sneyder dice che il concetto centrale delle relazioni internazionali è costituito dal “dilemma della sicurezza”. La politica estera dovrà quindi tendere alla sicurezza ed essere una politica di autodifesa.
Secondo questa logica le politiche estere devono essere per forza inquadrate in politiche multilaterali o unilaterali, devono comunque essere armate, conflittuali.
L’immagine della “palla da biliardo” sembra riassumere il punto: ogni Stato risponde agli stimoli che provengono dall’esterno, nel quale tante soggettività statuali interagiscono continuamente tra loro.
Si ha una trasposizione in termini sociologici della teoria anarchica: non vi è interazione se non per reazione, dopo uno stimolo.
Si tratta di una sociologia interattiva stimolo-risposta: se nessuno muove nulla tutto resta fermo.

Lo statalismo in un sistema di rapporti così vasto comporta quindi che ci sia qualche delegato che dall’esterno diriga l’elaborazione della politica estera. Se è l’esterno a determinare i comportamenti del singolo Stato ciò implica che ogni interno partecipi in qualche misura di un esterno.
Se tanti interni, ossia tante soggettività statali, agiscono in un unico contesto, un unico ambiente che agevola le loro relazioni, allora gli interni si disporranno in quella che chiameremo “società internazionale”.  Questa possibilità non viene ammessa dagli internazionalisti che credono che le politiche estere siano incomunicabili.
Diciamo intanto che non si potrà parlare di sociologia internazionale senza che sia rinvenuta una società.

Tratto da ISTITUZIONI DI RELAZIONI INTERNAZIONALI di Fabrizio Calabrò
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