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Alfonso Traina e lo stile di Seneca


Lo stile di Seneca


Lo stile di Seneca è coerente con la sua filosofia: se i suoi insegnamenti devono giovare al perfezionamento interiore, nello scrivere bisogna badare alle res non alle parole ricercate ed elaborate. Nelle Epistole a Lucilio Seneca sentenzia “non siano piacevoli le parole ma utili”. Insomma, le parole hanno una funzione psicagogica devono cioè fissare nella memoria un precetto, una sentenza, una massima, che aiuti il lettore in ogni momento della sua vita. Con questo non si può dire che lo stile senecano sia semplice e facilone bensì frutto di un lungo studio: la sintassi senecana è eminentemente paratattica, fatta di frasi aguzze e sentenziose collegate da antitesi e ripetizioni; la malevola sentenza attribuita a Caligola harena sine calce rappresentava alla perfezione la sensazione che provava il lettore nel leggere le sue opere.
Seneca, rifacendosi in massima parte alla scuola asiana, utilizza le sue frasette sentenziose in modo da sfaccettare un’idea secondo tutte le angolazioni possibili, fornendone man mano una interpretazione sempre più significativa fino a cristallizzarla nell’espressione epigrammatica.
Lo stile aguzzo e coinciso serve a Seneca come una sorta di sonda utile a scavare fin nell’intimo l’animo umano ed esortarlo a fare il bene.

L'opinione di Alfonso Traina


A proposito dello stile senecano, Traina parlò di linguaggio dell’interiorità e di linguaggio della predicazione. In effetti le sentenze di Seneca riflettono un duplice movimento: uno che va dall’esterno all’interno, verso la solitudine dell’io, linguaggio dell’interiorità, e uno che va dall’interno all’esterno, verso la liberazione dell’umanità, linguaggio della predicazione.  Lo stile drammatico così incisivo e pregnante è tale proprio perché mira a dare ai suoi insegnamenti – per lo più aforismi – una sorta di universalità: il suo messaggio deve essere letto e recepito anche dai posteri. È lui che si fa banditore di una filosofia di vita per l’intero genere umano.  Ma, prendendo come termine di paragone Karl Kraus capiremmo bene come questa incontenibile esigenza di salvataggio dell’umanità intera contenuta nelle decine di sentenze da lui scritte non corrispondano a verità compiuta. “L’aforisma non è una verità, o è una mezza verità o una verità e mezzo” diceva Kraus: Seneca provava disgusto per la folla. La sua esigenza di aiutare l’umanità era dettata dal fatto che lui non era in grado di soffrirla: per dirla alla Schultz  “Amo l’umanità, è la gente che non posso sopportare”. Bisogna quindi stare attenti nella lettura della filosofia quotidiana di questo scrittore latino poiché mirabile ma insidiosa! In sintesi linguaggio dell’interiorità e linguaggio della predicazione sono le due opposte tendenze che trascinano Seneca da una parte verso la cella e quindi verso l’isolamento e dall’altra verso il pulpito e quindi verso la predicazione, verso la correzione reale di una umanità che non può sopportare!

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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