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Considerazioni sulla scienza giuridica di Duguit

Duguit considera la scienza giuridica come una scienza sociale e afferma che, per lo studio del fenomeno giuridico, bisogna rivolgere l'attenzione sul problema della solidarietà sociale.
Gli uomini vivono in società:
-perché hanno la coscienza dei bisogni comuni che non possono soddisfare se non per mezzo della vita in comune (solidarietà per somiglianza);
-perché hanno la coscienza di avere attitudini e bisogni diversi e di non poter assicurare il soddisfacimento di questi bisogni diversi se non per mezzo di uno scambio di servizi dovuto alla diversità delle attitudini particolari (solidarietà per la divisione del lavoro).
Da questa constatazione del fatto che gli uomini sono esseri individuali e sociali allo stesso tempo, Duguit crede di poter dedurre la regola generale di condotta che sta alla base della vita sociale:
-non fare nulla che diminuisca la solidarietà sociale per somiglianza e per divisione del lavoro;
-fare tutto ciò che l'individuo può fare per accrescere la solidarietà sociale nelle sue diverse forme.
La regola della morale è quella la cui nozione non è ancora penetrata completamente nello spirito di tutti in modo da far sì che tutti ravvisino nella sua osservanza una condizione essenziale della solidarietà sociale. Essa diventa regola del diritto solo quando giunge ad essere meglio compresa da un più gran numero di individui e quando, in un più gran numero di individui, si radica la convinzione della necessità dell'esistenza di questa regola e quindi anche della necessità che la regola stessa sia socialmente sanzionata.
La legge positiva non è altro che la constatazione da parte dei governanti di una regola di diritto oggettivo già esistente e affinché tale legge sia effettivamente emanata, occorre che si aggiunga all'atto intellettuale, un atto di volontà che dimostri da parte dei governanti il proposito di applicarla e di renderla obbligatoria.
Lo Stato non è altro che il prodotto di una differenziazione naturale tra gli uomini di uno stesso gruppo da cui deriva ciò che si chiama potenza pubblica.

Tratto da SOCIOLOGIA DEL DIRITTO di Alexandra Bozzanca
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