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Il Piano per l'Edilizia Pubblica e Popolare il PEEP


Il piano per l'edilizia economica e popolare relativo al centro storico di Bologna elaborato in applicazione alle leggi italiane sulla casa si pone come nuova variante integrativa del piano comunale di edilizia economica e popolare PEEP che era stato adottato dal comune e approvato dal ministero dei lavori pubblici nel 1965. È stato adottato il 1973, questo piano propone nei quartieri popolari della città antica , un operazione di risanamento conservativo del tessuto edilizio esistente attraverso l'intervento pubblico, questo provvedimento integrativo che ha validità 1980 interessa soltanto 5 comparti urbanistici rispetto ai 13 programmati dal piano per il centro storico, scelti da quelli che ammettono condizioni più precarie dal punto di vista igienico e strutturale e caratteristiche di omogeneità tipologiche strutturali e sociali.
Lo scopo sociale del piano è quello di poter generalizzare il concetto di equo canone (un canone di locazione il cui ammontare non è lasciato alla libera contrattazione delle parti bensì è stabilito dalla legge, secondo parametri generali), laddove è possibile applicarlo e farlo rispettare. Lo standard deve essere determinato per controllare la rispondenza delle future strutture residenziali a un particolare tipo di preesistenti e future strutture sociali. La funzione residenziale che si propone non è univoca ma deve considerarsi definibile ai diversi livelli funzionali che si ottengono associando i servizi di ogni grado a un numero proporzionale di alloggi. Il programma di intervento operativo nel centro storico da parte dell'ente pubblico si articola su due vie principali parallele, una via percorre la dimensione economico sociale con tutte le implicazioni di una complessa dinamica delle componenti sociali della città. Una seconda via riguarda la struttura fisica un tessuto urbanistico di valore storico lo trasforma o modifica attraverso il restauro in modo conforme agli obiettivi politici tecnici.

Gli obiettivi politici sono
• attuare una politica di intervento pubblico nel rinnovamento urbano
• attuare la conservazione attiva fisica e sociale del centro storico
• eliminare la rendita differenziata attuando interventi di edilizia economica e popolare anche nel centro storico
• controllo e gestione del risanamento da parte dell'ente pubblico attraverso convenzioni con i privati
• funzionalizzare le tipologie edilizie esistenti
• rendere i costi del ripristino conservativo competitivi con i costi complessivi dei nuovi insediamenti periferici
• controllare rigorosamente la gestione dell'edilizia sociale

Mentre gli obiettivi tecnici riguardano:
• preservare dalla distruzione fisica e sociale e dell'uso capitalistico il centro storico.
• integrare il patrimonio culturale alla residenza
• dotare tutti i comparti di standard urbanistici
• proporre un modello operativo per una politica dei centri storici.

Con questo atto urbanistico si applicano per la prima volta in Italia, per un'operazione di risanamento legge che sono state pesate principalmente per la costruzione di nuove abitazioni nella periferia urbana.
Le cinque zone interessate sono:
comparto urbanistico 2:
Santa Caterina sub. comp a
----- 5: Solferino sub. com da a ad e.
----- 7: Fondazza sub. comp. a, b, d, e
----- 9: San Leonardo sub. comp a, b, c, d
-----12: San Carlo sub. comp a, b, c

Queste zone contano una popolazione di circa 6000 contro i 13000 residenti nei 13 comparti (unità edificabile, costituita da un'area fabbricabile ed eventualmente da costruzioni da trasformare secondo speciali prescrizioni, in cui debba essere realizzata una sistemazione edilizia in base a un nuovo piano regolatore). Ci soffermiamo su Solferino e San Leonardo sia per l'assetto costruito sia per l'estrema omogeneità della compagine edilizia sia per le reali possibilità operative immediate. Il rilievo a scala 1.200 ha premesso una sufficiente grado di conoscenza dell'assieme edilizio e tra i rapporti tra il volume costruito e gli spazi aperti, con la necessaria integrazione della restituzione grafica dei fronti su strada eseguita in scala opportuna. Il comparto Solferino faceva parte della dipendenza del convento di san Procolo, con uno sfruttamento del terreno prevalentemente agricolo, per ottimizzare maggior mente il ricavato i frati lottizzarono il terreno ormai prossimo alle espansioni urbane ed extra urbane.
I borghi, gli isolati vennero poi compresi nell'ultima grande cerchia murata e ricompresi in un programma di lottizzazione urbana. In questo comparto si è in presenza di un aggregazione urbana costituita da una serie di isolati allungati posti parallelamente all'andamento delle curve di livello che ripetono la trama delle strade principali. Lo schema degli isolati più diffuso per i borghi di nuova fondazione e le singole cellule si inseriscono ai lati della strada, con l'abitazione vera e propria sul fronte e un orto sul retro. L'esigenza di inventare un disegno per la pianificazione ex novo di spazi urbani hanno richiesto connessioni logiche tra strada e cellula abitativa tra esigenze distributive e possibilità di connessione tra elementi dati. Il controllo dei mezzi tecnici costruttivi ha comportato di per se una razionalizzazione delle dimensioni stesse degli isolati e delle singole cellule abitative strette e profonde tra affiancamento seriale. In pratica la nuova espansione dei borghi rappresenta una mediazione fra le regolarità geometrica ideale e la crescita naturale. I modi di raddoppio il coretto posizionamento delle strade la partizione di unità base modulari rilevano un continuo controllo architettonico della proporzione globale. Ciò ha comportato la formazione dei quartieri con maglia geometricamente definita in modo mediato, senza costruire elemento di rottura rispetto alle direttrici principali con perfetto raccordo con i tracciati curvilinei preesistenti e con riferimento agli elementi architettonici e tipologici che hanno spesso preceduto la nuova espansione come i conventi extramura.
Anche i complessi conventuali come Santa Caterina hanno avuto un espansione urbana per addizione. Per quanto riguarda la lettura della struttura di tali isolati determinante è la definizione dei moduli di frazionamento catastale., si è individuato uno schema dell'impianto basato su moduli principali di frazionamento catastale di circa 4 5 7 m e sui loro derivati di circa 8-10m . i frazionamenti corrispondenti ai lotti di risulta sulle testate dell'isolato sono gravemente anomali. La legge della formazione degli insieme urbani risulta quindi una corrispondenza biunivoca tra la parcellizzazione e la forma edilizia. All'interno di questo rapporto diretto rientrano tutte le indicazioni progettuali e in particolare le classificazioni i modelli planimetrici le caratteristiche distributive. Gli edifici presenti rientrano nella categoria C case operaie, artigianali, che oltre ad essere quella dominante riveste dal punto di vista dell'intervento progettuale e funzionale il maggiore interesse per la messa a punto di una metodologia del restauro conservativo.
L'analisi inizialmente si è svolta con il raggruppamento di campioni edilizi definiti in base alle dimensioni del lotto e dall'aggregazione distributiva degli spazi edilizi. si sono potete individuare le fasi di aggregazione edilizia e il relativo uso modale del suolo. il fronte definisce porzioni modulari del lotto basate su misure standard e relativi multipli. Le organizzazioni edilizie interne non rispondenti alla fase di aggregazione hanno definito in modo unico le superfetazioni (parte costruita successivamente al completamento dell'edificio, che ne modifichi l'assetto originario e ne deturpi l'estetica). Il successo dell'operazione che sia restauro o ripristino tipologico dipende da un lato dalla pertinenza delle destinazioni d'uso previste e dall'altro dalla metodologia progettuale di restauro con cui l'ambito dell'intervento viene definito nel quadro della struttura edilizia ed urbana. Si è giunti alla definizione di un metodo di ricomposizione delle singole unità riferite all'insieme d'appartenenza, cioè a un modello di utilizzazione dell'area in relazione ai diversi tipi edilizi presenti. Gli elementi originari sono stati spesso alterati nel tempo e nell''uso per la suddivisone dell'unico alloggio a più piani e più nuclei familiari, mentre i locali a piano terra sono ancora destinati ad attività artigianali o commerciali. L'unita modulare originaria ha i lati ciechi con un fronte minimo e uno sviluppo in profondità che arriva negli organismi più complessi anche a coprire tutta la lunghezza del lotto di pertinenza. In tale cellula vi sono soltanto due spazi ambiente per piano, illuminati dall'esterno e una distribuzione verticale per accedere agli ambienti dei piani superiori. Il blocco scala e per di più disposto perpendicolarmente all'asse dell'androne passante tra portico esterno e giardino orto. Il restauro a livello tipologico funzionale permette a seconda delle varie possibilità di attuare un riscontro d'aria. I servizi a blocco standardizzati trovano una collocazione interna disimpegnando i fronti esterni e lasciando così i vani abitabili gli affaccia menti sugli spazi aperti. La liberazione delle superfetazione viene attuata a livello dei cortili e degli orti anche ai piani più alti.
Un ulteriore categoria si presenta nell'assetto di uno, due, tre piani. Nel caso dei tre piani è possibile prefigurare le seguenti combinazioni funzionali che vanno a risolvere la gamma delle esigenze abitative varie che si riscontrano nel tessuto sociale. La prima combinazione è data da 4 appartamenti minimi di 30-5 m per studenti ecc., la seconda prevede due appartamenti di 30-45 m minimi per studenti, famiglie ecc. e un appartamento su due livelli duplex di 120- 180 m. la terza impiega tutto l'organismo con sei appartamenti di minimo 30-45 m sempre per le seguenti tipologie. La categoria cci deriva dalla cbi come risultato di una crescita organica in profondità all'interno del lotto, con l'aggregazione di un corpo collegato da un passaggio, spesso una loggia al di là di una corte modulata interna. È possibile prevedere due combinazioni la prima è data da 3 appartamenti minimi di 30-45 m disposti su tre piani nei vani verso la strada, e tre appartamenti di 60-80 m nel secondo doppio blocco, sulla corte modulata interna. La seconda più aderente ai criteri di flessibilità d'uso prevede la stessa combinazione per i primi due piani mentre per il terzo c'è un appartamento di 90-125 m. la tipologia c2b3 può risultare come associazione originaria di moduli semplici o come associazione forzosa di due tipologie indipendenti. La collocazione dei servizi a blocco standardizzato nella parte più interna degli alloggi, permette una articolazione per i vari tagli di alloggio della quantità e qualità della dotazione dei pezzi. Negli appartamenti minimi si prevede la combinazione del blocco dei servizi igienici con la cucinetta. Anche la posizione e l'individuamento del blocco scala è importante può essere di circa 2.30, mentre la copertura è solitamente a 2 falde. Il confronto del modello riproposto con analoghi schemi edilizi europei, oltre che porre in evidenzia le corrispondenze serve a far comprendere come l'operazione di conservazione incida su un tessuto edilizio facilmente recuperabile sotto il profilo delle esigenze abitative attuali. Fornendo un modello di case a schiera ripetibile con un corretto rapporto tra spazio costruito e libero si ha una risposta congrua alla domanda sulla validità di questo tipo di conservazione nell'ambito di un tessuto urbano ricco.

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