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Il sapiente felice e l'amicizia nel "De finibus"



IL SAPIENTE FELICE

Epicuro così descrive il sapiente sempre felice: ha desideri limitati (=sa cosa desiderare), trascura la morte, ha opinioni veritiere sugli dei, conserva un ricordo piacevole del passato e gode del presente, lo domina in modo da capirne l'entità e la piacevolezza, sa affrontare i dolori.  Su di lui ha scarsa efficacia l'intervento della fortuna, perchè sa approcciarla. La dialettica è inefficiente per migliorare la vita e avvantaggiare la discussione. Mentre han grande importanza i problemi scientifici. Ci servono per riconoscere il valore delle parole, la natura del discorso e il sistema per trarre conseguenze o notare contraddizioni. E' solo la piena conoscenza della natura che ci libera dalle superstizioni e dai timori. Ma per difendere anche solo i giudizi dei sensi va compiuta un' approfondita indagine sulla natura (osservarsi=osservare come i sensi vedono le cose). Infatti tutto ciò che scorgiamo con l'anima trae origine dai sensi. Ma solo nel caso in cui sono tutti veraci si avrà conoscenza e percezione. Dalla scienza della natura si desume la fortezza contro la morte, la fermezza contro il timore religioso, la calma dell'anima, la soppressione dell'ignoranza, la moderazione. Dalla norma della conoscenza e del giudizio è fornita la distinzione del vero dal falso.

L’AMICIZIA

L'amicizia. Se anche il piacere è il sommo bene, essa può esistere. Dice Epicuro che di tutto ciò che la sapienza procura per dar felicità, l'amicizia è la cosa più importante.  Egli lo provò con la sua vita e le sue azioni. Ciò lo vediamo nelle favole degli antichi (vedi Achille e Patroclo, Oreste e Pilade). Gli epicurei han discusso di amicizia in 3 maniere:
1) Alcuni dicono che i piaceri riguardanti gli amici non sono da ricercare per se stessi. Come le virtù dette prima, anche l'amicizia è in vista del piacere. La ragione (per evitare solitudine e timori) ci consiglia a procurarci amicizie. L'effetto dell'amicizia sarà quella che ameremo gli amici come noi stessi, perchè è l'unico modo di conservarla. Infatti ci rallegriamo (e viceversa) della contentezza degli amici come della nostra. Perciò il sapiente avrà verso gli amici la stessa disposizione che ha verso se stesso.
2) Poi ci sono epicurei che trovano zoppicante un' amicizia ricercata solo per il nostro piacere. Secondo loro i primi contatti e intimità sono determinati dal piacere, poi con l'abitudine sboccia un amore vivo per cui si ama l'amico per se stesso, senza pensare al fine, affezionandovisi.
3) Infine vi sono di quelli che parlano dell'esistenza di una specie di patto tra sapienti,  per cui si amano gli amici non meno di se stessi.
Quindi la teoria dell'amicizia e il piacere come sommo bene possono andare d'accordo.

Tratto da "DE FINIBUS" DI CICERONE di Dario Gemini
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