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Contratto collettico. Contrattazione articolata e non vincolata


Gli anni ’60 e la contrattazione articolata

Sviluppo economico, aumento dell’occupazione portano forza ai sindacati.
Aumenta la contrattazione di categoria ed anche aziendale. Perde rilievo quella interconfederale.
Nasce la contrattazione articolata, su tre livelli: nazionale/di categoria, di settore, e aziendale. Il contratto determina con clausole le materie di competenza di ogni livello inferire. E’ il protocollo Intersind.-Asap (rappresentanti delle azienda a partecipazione statale) con i metalmeccanici. Il sindacato che contratta non è aziendale ma è il sindacato provinciale di categoria. In cambio i sindacati si impegnano con le clausole di tregua a non fare azioni tra la scadenza contrattuale ed il rinnovo.

Il ciclo 1968-1973 e la contrattazione non vincolata

Aumento dei conflitti operai, diffusione della contrattazione aziendale.
Elementi: rigidità del mercato del lavoro, piena occupazione, esigenze di recupero salariale dopo l’aumento dei ritmi di lavoro piuttosto che investimenti.
Nascono delegato e consigli di fabbrica.
Si rivendica la parità fra impiegati ed operai.
Il mancato accordo sulle competenze della contrattazione aziendale porta alla contrattazione non vincolata: i due livelli nazionale di categoria e aziendale sono autonomi. La contrattazione aziendale può anche sostituire/modificare  il ccnl. Addirittura il contratto nazionale a volte recepisce importanti cambiamenti di grandi aziende (es. inquadramento operai/impiegati).
La necessità è di regolamentare materie di dettaglio, organizzazione, ambiente, ritmi, prestazioni proprie dell’azienda. I sindacati recuperano il controllo

Tratto da DIRITTO SINDACALE di Barbara Pavoni
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