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Intermediari orientati alla formazione di un margine da plusvalenze


La loro gestione caratteristica consiste nell’acquisizione/gestione di partecipazioni azionarie, generalmente non quotate, e, diversamente dall’intermediario creditizio, il flusso dei ricavi è costituito dai dividendi e dalla formazione di plusvalenze sul valore di carico delle partecipazioni azionarie detenute (che rappresentano la parte qualificante dell’attivo fruttifero). Dato che la maturazione/realizzazione delle relative plusvalenze in forma monetaria è in genere discontinua e dilazionata nel tempo, la necessità di mantenere/stabilizzare l’equilibrio economico-finanziario impone pure l’investimento in titoli obbligazionari, grazie ai flussi economici che questi generano con relativa stabilità.
Date le caratteristiche di lento turnover dell’attivo azionario e la discontinuità della formazione delle plusvalenze, si spiega perché questo tipo di intermediari in genere presenta una struttura più capitalizzata rispetto agli int. creditizi.
Il margine da plusvalenze sarà dato dalla differenza fra i ricavi (da dividendi, da plusvalenze su titoli e interessi attivi) e i costi (da minusvalenze su titoli e interessi passivi); quindi, si può dire che esso non è un margine "puro", visto che in esso confluiscono –in certa misura- anche gli interessi attivi e passivi.
Alla formazione del margine di intermediazione complessivo concorrono anche (oltre al margine da plusvalenze che contiene necessariamente un margine di interesse) ricavi netti da esercizi, costituiti dalle commissioni e provvigioni che l’intermediario in genere riceve per i servizi finanziari di natura non creditizia (per es di consulenza) resi alle società emittenti dei titoli azionari sottoscritti.
Il modello di economicità descritto è riferibile alle istituzioni di merchant banking, banche di affari prevalentemente dedicate ad attività di private/equità e/o di venture capital.
L’attività degli intermediari menzionato si caratterizza per una forte relazione strutturale e funzionale con il mercato mobiliare (in particolare azionario) perché le partecipazioni sottoscritte e possedute vengono collocate nel mercato o trasferite a terzi a un prezzo che presuppone la valutazione o l’apprezzamento del mercato: in tale contesto si forma l’eventuale plusvalenza, cioè la differenza tra prezzo di sottoscrizione o di carico e prezzo di cessione.
Oltre che per i rischi già menzionati il modello di economicità si caratterizza per la rilevanza primaria del rischio di prezzo (v.cap 9).

Tratto da IL SISTEMA FINANZIARIO di Alessia Chiovaro
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