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Il licenziamento per scarso rendimento

Il presente elaborato (Il licenziamento per scarso rendimento) tratta un tema che, soprattutto di recente, ha suscitato interesse e dibattito nell’ambito del diritto del lavoro, relativo al concetto di scarso rendimento all’interno dell’obbligazione di lavoro ed alla possibilità di utilizzare lo stesso quale giustificazione per un licenziamento. Lo scarso rendimento è stato, storicamente, oggetto di discussione tra gli interpreti con riferimento a più aspetti che ne hanno riguardato la fattispecie. La stessa definizione di rendimento, infatti, ha subito un’evoluzione rilevante, in quanto il mondo del lavoro è cambiato radicalmente nell’ultimo trentennio e di conseguenza le modalità e gli obiettivi con cui un lavoratore deve convivere al giorno d’oggi sono completamente diversi rispetto al passato. A tal riguardo, molti studiosi hanno tentato di individuare i parametri in base ai quali fosse possibile definire il rendimento del lavoratore dipendente, a partire dall’analisi della storica distinzione tra obbligazioni di mezzi e obbligazioni di risultato. Sulla base di tali considerazioni, si introduce l’oggetto principale del presente elaborato, che è costituito dall’esame della “natura anfibia” dello scarso rendimento nel momento in cui lo stesso venga utilizzato quale giustificazione per il licenziamento del lavoratore dipendente: in particolare, la suddivisione della fattispecie nasce dalla diversa interpretazione dell’art. 3 della legge n. 604/1966, che apre ad una lettura del fenomeno sia nella prospettiva soggettiva che oggettiva. Dalla duplice lettura di questa legge, nel corso del tempo, sia in dottrina che in giurisprudenza, sono nati due schieramenti contrapposti: tradizionalmente il prevalente orientamento della giurisprudenza ha ricondotto il recesso per scarso rendimento nell’ambito dei licenziamenti per giustificato motivo soggettivo, concentrando l’attenzione sulla condotta negligente del lavoratore e sull’inadempimento dei suoi obblighi contrattuali, ma recentemente, vi sono state anche delle sentenze aperte a considerare l’aspetto oggettivo del fenomeno. Secondo tale orientamento minoritario, che considera lo scarso rendimento quale giustificato motivo oggettivo di licenziamento, al datore di lavoro è concesso licenziare un dipendente in base alle sole ragioni economico-produttive, che esulano dal comportamento del dipendente e riguardano esclusivamente l’utilità e la proficuità della prestazione lavorativa. In tal senso, all’interno dell’elaborato, attraverso una attenta analisi dei principali riferimenti normativi in materia, di autorevoli pareri dottrinali e di molteplici sentenze di legittimità e di merito, si attua un confronto tra le due diverse prospettive e si tenta di comprendere in che modo l’evoluzione del mondo del lavoro degli ultimi anni abbia potuto incidere sugli orientamenti dottrinali e giurisprudenziali che riguardano lo scarso rendimento. In particolare, dallo studio condotto, è stato possibile desumere che, nonostante l’orientamento favorevole al motivo soggettivo goda ancora oggi, specialmente in dottrina, di una posizione di supremazia, di recente, l’orientamento minoritario ha riscosso maggiore successo rispetto al passato, poiché maggiormente in linea con le nuove esigenze economiche dell’impresa e del mercato.

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14 1.2. Il rendimento nelle obbligazioni di mezzi e di risultato La dicotomia tra obbligazioni di mezzi e di risultato è stata storicamente sviluppata proprio per tentare di sciogliere i dubbi che riguardano l’oggetto del lavoro subordinato e, soprattutto, per tentare di distinguere tale oggetto da quello dell’obbligazione di lavoro autonomo. Tale distinzione delle obbligazioni in due tipi di categorie è stata originariamente sviluppata dalla dottrina francese per poi essere in seguito sottoposta a svariate critiche, tanto che oggi è da alcuni ritenuta in via di superamento alla luce della rilevanza di un qualche risultato in qualsiasi tipo di obbligazione. Le espressioni “obbligazioni di mezzi” e “obbligazioni di risultato” si possono ricondurre storicamente all’elaborazione novecentesca del giurista francese René-Nicolas-André Demogue e, in particolare, alla sua opera “Traité des obligations en général”, in cui emerge la denominazione obligation de moyen et obligation de résultat; tuttavia, tralasciando l’esatta terminologia, il concetto sembra appartenere a periodi più risalenti, tanto che, attraverso gli studi svolti in merito da un celebre pandettista 25 , si può ritenere che, almeno in termini generali, esso fosse presente nel pensiero giuridico occidentale sin dal diritto romano 26 . In Italia, invece, si è soliti attribuire la paternità dei primi ragionamenti sulla divisione a Luigi Mengoni, al quale si devono lo studio più approfondito e la più completa critica della dicotomia in esame. Lo studioso italiano riconosce la varietà fenomenologica delle obbligazioni, ma esclude totalmente che ciò comprometta sul piano dogmatico, l’unità del concetto di obbligazione mentre, sul piano normativo, l’unitarietà della fattispecie di responsabilità contrattuale 27 . Rimanendo in ambito italiano, il legislatore ha volutamente declinato la possibilità di fornire una definizione di obbligazione di mezzi o di risultato; tale rinuncia si deve al 25 F. BERNHÖ FT, Kauf, Miethe und verwandte Verträge, nei Beiträge zur Erläuterung und Beurtheilung des Entwurfs eines BGB für das deutsche Reich, diretti da E. I. Bekker e O. Fisher, XII, Berlino 1889, p. 17. 26 C. A. CANNATA, Obbligazioni nel diritto romano, medioevale e moderno, Digesto disc. priv., 1995, nota 16. L’A. sottolinea come i giuristi romani possedevano chiare le nozioni e impiegavano opportunamente la distinzione tra obbligazioni di mezzi e di risultato, pur essendo stata quest’ultima, per la prima volta, formalmente individuata dalla dottrina francese moderna. 27 L. MENGONI, Obbligazioni «di risultato» e obbligazioni «di mezzi», in Riv. di Dir. Comm., 1954, p. 192.

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Informazioni tesi

  Autore: Michelangelo Margiotta Casaluci
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Simone Varva
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 110

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Parole chiave

lavoro
performance
licenziamento
produttività
rendimento
motivo oggettivo
obbligo di repechage
motivo soggettivo
dismissal
scarso

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