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La religione cattolica nelle scuole pubbliche


Nell’anno scolastico 2004-2005 gli studenti delle scuole secondarie superiori che non si sono avvalsi dell’insegnamento di religione cattolica hanno superato per la prima volta la misura di un terso del totale degli iscritti: il 37,6 %.
Contemporaneamente aumenta nelle scuole il numero di alunni figli di cittadini provenienti da Paesi asiatici e africani, passati in vent’anni (dal 1983-1984 al 2003-2004) da 6.104 a 282.683.
La maggior parte di questa popolazione è di religione islamica e chiede che la scuola pubblica non solo assicuri l’insegnamento dell’Islam, ma preveda anche delle classi formate solo con alunni di questa religione.
È il fallimento della politica scolastica adottata sul punto nel 1984.
Quella politica si riassumeva in due punti:
assicurazione dell’insegnamento di religione cattolica con insegnanti designati dall’autorità ecclesiastica e incaricati dall’autorità scolastica, ora transitati addirittura nei ruoli organici della pubblica amministrazione;
diritto incondizionato degli studenti, anche cattolici, di scegliere se avvalersene o no, stabilito nello stesso concordato e ribadito comunque nelle altre intese relativamente agli alunni appartenenti alle confessioni stipulanti.
Secondo il Concordato, la religione, specificamente cattolica, appartiene al patrimonio culturale della società italiana, ha diritto allo spazio pubblico e perciò ne va assicurato l’insegnamento nelle scuole pubbliche; secondo le intese, invece, la religione è un fatto individuale e collettivo, ma riconducibile alle coscienze delle persone, non ha un ruolo da svolgere come tale nello spazio pubblico e, quindi, è di “specifica competenza delle famiglie e delle chiese”.
La prima visione si pone nel solco di una tradizione di favore, anziché neutrale, nei confronti della religione dominante perché “i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”.
L’apertura alla laicità è circoscritta al fatto che non esiste un’obbligazione per chi non si avvale, il quale può perfino allontanarsi dall’edificio scolastico durante “l’ora di religione”: a conferma della piena facoltatività delle disciplina.
Una laicità evidentemente diversa da quelle delle intese, la cui visione è di chiara ascendenza francese e voleva costituire il contributo del protestantesimo italiano all’impostazione di un nuovo sistema di relazioni Chiese-Stato.
Le due visioni sono tuttavia accomunate da un peccato originale: quello di muoversi all’interno del ceppo giudaico-cristiano, di un mondo monoculturale; sono eurocentriche.

Tratto da EGUAGLIANZA E DIVERSITÀ CULTURALI E RELIGIOSE di Stefano Civitelli
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