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Uso della retorica nel "De finibus"



Vedendo che T non si convince, Cicerone chiede se può usare il metodo dei retori nella discussione, invece del metodo dialettico (usato fin ora). T gli ricorda che il "discorso continuo"  è anche dei filosofi e non solo dei retori. Lo stoico Zenone diceva che l'eloquenza nel suo complesso si divide in 2 parti:
- La retorica, simile alla mano aperta (stile ampio)
- la dialettica, simile al pugno chiuso (stile conciso)
Cicerone: “dunque parlerò come i retori, ma con la retorica filosofica, non con quella degli avvocati”.  Quando Epicuro disprezza la dialettica, che da sola racchiude tutta la scienza per investigare l'essenza di ogni cosa e giudicarne la qualità e discuterne con metodo, crolla nell'esposizione e non riesce a chiarire ciò che vuol dimostrare.
Affermazione di T: il piacere è il sommo bene. Ora dunque va dichiarato cos'è il piacere, per avere un oggetto della ricerca. Se Epicuro l'avesse spiegato, o difenderebbe il piacere di Aristippo oppure chiamerebbe piacere solo il non provar dolore, o infine unirebbe al piacere l'assenza di dolore e avrebbe 2 termini estremi.
1) Ieronimo di Rodi = Il termine estremo è l'assenza di dolore (sommo bene = non provar dolore)
2) Aristippo = Piacere = sommo bene (ma non lo è il non provar dolore) --- si riferisce al piacere che impressiona i sensi con dolcezza
3) Callifonte = Collega il piacere (Epicuro) all'onestà (stoici)
4) Aristotele = Congiunge la pratica della virtù alla prosperità di una vita perfetta
5) Diodoro = Aggiunge all'onestà l'assenza di dolore.
6) Carneade = fruizione dei principi naturali

Tratto da "DE FINIBUS" DI CICERONE di Dario Gemini
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