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La sociologia delle relazioni internazionali - Merle, Brilmayer, Bull e Parson

La sociologia delle relazioni internazionali - Merle, Brilmayer, Bull e Parson


Marcel Merle
scrive un saggio “Sociologia delle Relazioni Internazionali” nel quale afferma che le relazioni internazionali hanno sempre trascurato il fatto che ai confini degli stati si sviluppano relazioni sociali.
Le relazioni internazionali hanno una dimensione etica quando gli Stati interagiscono tra loro. Le politiche estere rimodellano i rapporti tra gli Stati. Esse possono quindi essere moralmente accettabili o moralmente inaccettabili.

Secondo Lea Brilmayer vi sono degli incroci strutturali tra ciascuno Stato, gli altri Stati, i propri cittadini e quelli di tutti gli altri Stati come in un rettangolo di forze che si sostengono le une con le altre e si richiedono -> una vera e propria società internazionale.

Nel ’77 Headley Bull pubblica “La Società anarchica – lo studio dell’ordine nella politica internazionale”. Qui immagina che gli Stati siano impegnati in un processo in cui società e anarchia si debbano incontrare. 
Gli Stati partono da una fase di separazione (anarchia) ma finalizzata a creare ordine, una società internazionale. Gli Stati, secondo Bull, tendono progressivamente a prendere posto in un luogo comune chiamato appunto società internazionale.
Nella vita internazionale esiste un diritto pubblico internazionale, un diritto privato int. , un diritto penale int. , ossia esistono delle regole condivise.  
Es. acutizzarsi del flusso della prostituzione o della mafia russa dopo la caduta del muro.
Un evento politico (caduta muro) ha un riflesso diretto e immediato su un comportamento sociale. Ciò testimonia l’esistenza di un tessuto connettivo sociale che unifica il mondo.  Si creano ai margini, al di là delle intenzioni degli Stati, dei luoghi condivisi di scambio dove si sviluppano relazioni umane, economiche, una società insomma.

Talcott Parsons scrive che nella teoria sociologica attuale l’ordine è concepito sulla base dell’esistenza di un controllo normativo. Le componenti normative essenziali possono essere concepite come norme e come valori. L’esistenza di un sistema di valori e di norme condivise fa in modo che si crei un’armonia di rapporti, un’integrazione tra le persone e i vari sottosistemi.
Lo stesso può dirsi per gli Stati: a un estremo c’è l’hobbesiano, lo stato di guerra, all’altro c’è uno stato di integrazione completa in cui un’0azione deviante nei confronti dell’ordine normativo è inimmaginabile.
Il crollo dell’ordine e la guerra conseguente non implicano l’inesistenza di forze capaci di contestare ciò ma semplicemente che queste non sono state sufficientemente forti per prevenire una crisi del genere.

Tratto da ISTITUZIONI DI RELAZIONI INTERNAZIONALI di Fabrizio Calabrò
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