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Bazin e l'ontologia dell'immagine cinematografica



Il critico francese Andrè Bazin fu uno dei maggiori teorici e studiosi del cinema, oltre a contribuire in maniera fondamentale alla riflessione critica sulla settima arte con la fondazione dei Cahiers Du Cinéma nel 1951.
Il cinema, secondo Bazin, riprende lo stesso bisogno psicologico che ha caratterizzato la pittura e la scultura, ovvero il desiderio di contrastare la morte e sopravvivere al passare del tempo e l’ineluttabilità della morte mediante l’apparenza, creando un mondo dotato di destino temporale autonomo. La storia delle arti plastiche è principalmente quella della loro psicologia, quindi del loro realismo. Ricorrendo alla psicanalisi, infatti, alle origini della nascita delle arti plastiche ci sarebbe il “complesso della mummia”, che spingerebbe gli uomini a conservare le fattezze di ciò che è destinato a scomparire. A questo riguardo, la scoperta della fotografia e del suo prolungamento, ovvero il cinema, contribuiscono a ravvivare l’illusione di sconfiggere la morte grazie ad una riproduzione meccanica oggettiva, pur raffigurando il soggetto come altro da sè. Da qui la convinzione di Bazin secondo cui il realismo sia il principio fondamentale cui il cinema deve obbedire, prendendo consapevolezza delle sue straordinarie potenzialità espressive.

Tratto da LA NASCITA DEL CINEMA di Marco Vincenzo Valerio
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