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La rivalutazione del Barocco nell'800


In realtà furono molti gli studiosi che nella seconda metà dell'Ottocento si diedero a rivalutare il Barocco. Droysen e Brunn lo fecero mettendolo in relazione col linguaggio anticlassico di epoca ellenistica. Droysen diceva che l'ellenismo era il vero ponte tra civiltà greca e cristiana. Brunn che la Gigantomachia di Pergamo coi suoi risalti cromatici dava nuovi valori alla scultura ellenistica.
I filosofi Nietzsche e Goller, il primo sottolineando i valori dionisiaci dell'arte barocca come autunno dell'arte classica, il secondo che spiegava che la genesi del cambiamento di stile (in generale) è da attribuirsi alla obsolescenza. In determinati periodi storici, le forme visive realizzate perdono di attrattiva e quindi sopraggiungono niova soluzioni formali che rinnovano il senso di curiosità del fruitore. Una tesi non condivisa da Wolfflin.

Wolfflin e Durer

Nel favorevole clima di Berlino, Wolfflin dà vita ad altre due fondamentali opere: L'arte di Albrecht Durer (1905) e Concetti fondamentali della storia dell'arte. Il problema dell'importanza degli stili nell'arte nuova (1915). Il primo è un grande e rigoroso studio su Durer, diviso in undici capitoli sui periodi della sua opera e due capitoli teorici di conclusione: “generalità per una definizione di stile”, e “il problema della bellezza”. È un'opera caratterizzata, come la successiva di cui parleremo, dalla forza dell'analis formale. Ciascuno vede con il suo sangue. L'opera d'arte è rivelata a partire da se stessa e dalle intenzioni più intime del suo creatore. La tesi fondamentale del libro consisteva nel mettere a fuoco le modalità dell'adattamento tedesco alla forma classica e le differenze formali dell'artista con i modi di vedere italiani.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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