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Le riviste del '900: La Critica d'arte


Una rivista fondata nel 1935 da Ranuccio Bianchi Bandinelli e Carlo Ludovico Ragghianti. Tra il 1938 e il 1940 alla direzione partecipò anche Roberto Longhi. Gli intenti metodologici dei redattori era il superamento della filologia stilistica e documentaria per giungere a cogliere i più autentici significati delle differenti personalità e forme artistiche. Questa rivista riconosceva il valore della ricerca documentaria per le indagini della storia delle arti figurative ma voleva superare lo stadio filologico delle ricerche di natura stilistica e biografica e avvicinarsi al vero problema della storia dell'arte, che è la comprensione e la determinazione della personalità dell'artista, che è da considerarsi differente dalla sua personalità psicologica, culturale o sentimentale. Nuova attenzione alle ricerche sulla tecnica, intesa come momento non sostitutivo della definizione formale, ma determinante dell'espressione linguistica. Questo perchè indagando il modo in cui l'artista risolve tecnicamente un problema, riusciamo a cogliere meglio la sua personalità artistica.

Le Arti e riviste minori

Esce a cura della Direzione generale delle belle arti, quindi sotto l'egida del regime e nell'ambito della politica fascista, non a caso Bottai curò l'editoriale del primo numero.  Altre riviste, di storia dell'architettura, furono Problemi di arte attuale, diretta da Raffaello Giolli. Giolli aderì al fascismo e diresse Architettura e arti decorative, al servizio di una retorica di regime che rivalutava l'eclettismo ottocentesco e limitava l'importanza di Gropius e del razionalismo. Antitetica ad essa erano La casa bella e Domus, che rivalutavano i nuovi indirizzi.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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