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Una giornata di vita pompeiana (1879)

Sia che raccontino un salto emozionato in epoche remote, come Una giornata di vita pompeiana, o che esprimano il sublime naturale, le descrizioni di Ciampoli propongono un'interpretazione soggettiva della realtà. In alcuni casi vi sono rovine recanti le tracce di civiltà perdute, in altri rinomate località turistiche, come il lago di Como, Palermo o Sassari, cui dedicherà anche un sonetto.

In Una giornata di vita pompeiana, redatto nel diciottesimo centenario dell'esplosione vulcanica che seppellì la città, o nel già ricordato Sul monte del fuoco, campeggiano i resti dell'antico agglomerato urbano sul quale si accanirono il Vesuvio e l'Etna. Frammenti di vita antica recuperati sul filo dell'immaginazione o realmente portati alla luce dagli scavi animano il racconto.

L'opera attenziona la vita quotidiana della gente comune che in tempi remoti aveva popolato la città sepolta. Una folla di senatori e mercanti, schiavi, prostitute, artigiani. "Da per tutto è l'impronta della vita reale. E questa vita correva, come il sangue per le arterie della città".

Ciampoli immagina che la città, diciotto secoli riprenda vita: all'antico latino è successa la lingua italiana, alle aquile romane la bandiera tricolore. In seguito, immagina com'era la vita di allora, ripercorrendone ricchezze, commerci, il divertimento degli anfiteatri e la frescura delle terme, fino alla casa delle prostitute, immaginando che sulla porta di essa vi fosse scritto Hic est felicitas.

Tratto da INTRODUZIONE A DOMENICO CIAMPOLI di Domenico Valenza
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