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...Alla storia di un'anima di Leopardi

...Alla storia di un'anima

Leopardi ambiva dunque a un romanzo introspettivo sulla scia di Goethe e Foscolo, lavorando a una pista antieroica. E tuttavia, mancano nei Ricordi una trama portante e il tema del suicidio. E allora il più wertheriano e ortisiano dei progetti non è allora i Ricordi, ma Storia di una povera monaca, dove il suicidio non solo è una soluzione narrativa, ma è addirittura tematizzato.

In Storia di un'anima, Leopardi conferma le avventure interiori e antieroiche e ricorre all'espediente del manoscritto ritrovato. Come l'editore nel Werther e Alderani nell'Ortis, il conte è depositario delle carte altrui. Niente di rivoluzionario: ma Giulio Rivalta è un uomo qualunque, giovane e fallito. Le condizioni dell'autobiografia tradizionale, importanza pubblica ed età avanzata, sono rovesciate.

La scelta di scrivere a ventisette anni per un autobiografo è singolare, poichè comune per un auto-biografo è l'intenzione di tirare le fila della propria vita, fare il punto su se stessi. Per Leopardi, pe-rò, l'invecchiamento comincia nell'uomo anche prima dei trent'anni e Rivalta ha bruciato le tappe.
 
Accanto alle due novità, nel Proemio di Storia di un'anima ce n'è una terza. Il titolo prelude a una materia nuova: dalle avventure esterne ai casi dello spirito. La Storia di un'anima non sarebbe stata un'autobiografia dell'agire come quella alfieriana; piuttosto, un'autobiografia dell'essere come quella roussoviana delle Confessions, in cui l'interiorità prevarica ogni altro aspetto.
La fine della sperimentazione e il bisogno di segretezza

L'esperimento di Storia di un'anima si ferma qui. Nei suoi esperimenti autobiografici, Leopardi delega sempre un alter ego, cui egli presta talvolta non solo il proprio punto di vista ma anche la  vicenda biografica (come nelle Operette morali). Tuttavia, tale progetto esponeva di più l'autore rispetto alla ragione investigativa delle Operette morali e alla lirica dei Canti. Una volta pubblicata, infatti, non ci sarebbe voluto molto a riconoscere Recanati nella "città ignobile della Italia".

Esporsi polemicamente contro i propri cittadini è fatto da Leopardi nelle pagine private; sul versante pubblico, resta l'evocazione dolceamara di canti come Le ricordanze. Privatezza e segretezza sono i due requisiti necessari perchè la scrittura autobiografica conservi una funzione liberatoria. Leopardi, allora, potrebbe non aver pubblicato anche per una ragione autocensoria.

Leopardi si dimostra già refrattario alla pubblicazione delle sue lettere private, non per scetticismo sul valore letterario, ma per la materia autobiografica, ancorata a persone reali o vicende recenti. Una proposta pragmatica, ma verosimile: Leopardi sceglie di non ferire persone vive e vicine.

Tratto da L'AUTOBIOGRAFISMO DI LEOPARDI di Domenico Valenza
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