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Cognizione e motivazione: l’apprendimento autoregolato


Gli attuali modelli di apprendimento fanno anche riferimento ad abilità metacognitive, cioè alla capacità di controllare i propri processi cognitivi; si parla infatti di apprendimento autoregolato (self-regulating). 

Esso considera lo studente come un individuo che fissa obiettivi mirati all’acquisizione di conoscenze, è orientato a raggiungere tali obiettivi di conoscenza, con la motivazione crea intenzioni ad apprendere, usa e regola differenti strategie per utilizzare l’intenzione ad imparare.
Un importante aspetto di tali modelli è il grado con cui gli studenti mostrano impegno e persistenza nello svolgimento dei compiti scolastici: in tale contesto costrutti quali la self-efficacy, il valore dato ai compiti scolastici e l’ansia sono predittore di persistenza nei livelli di impegno cognitivo.
I ragazzi che apprendono in modo più efficace sono capaci di auto-regolarsi, di adattare o abbandonare gli obiettivi iniziali, sanno gestire le motivazioni, sanno inventare tattiche per fare progressi, sono capaci di monitorare il proprio impegno scolastico, sono sensibili ai feedback interni generati dal loro monitoraggio.

Il modello di apprendimento autoregolato di Garcia e Pintrichi (92) ingloba gli aspetti motivazionali con quelli cognitivi e metacognitivi:
5. Variabili motivazionali: esse includono sia valutazioni (valore attribuito dagli studenti un determinato compito; convinzioni sul perché si impegnano, convinzioni sull’utilità dello studio) sia aspettative (legate alle convinzioni che gli studenti hanno sulla propria abilità di controllare l’apprendimento e sulle propria capacità di imparare.
6. Variabili cognitive e metacognitive: si fa riferimento a strategie utili per l’apprendimento, alla programmazioni di obiettivi per l’apprendimento, al controllo di quanto si va apprendendo, all’apporto di eventuali cambiamenti.

Altre variabili possono essere la gestione del tempo, la strutturazione dello spazio di lavoro, la volontà e persistenza nello sforzo, e il sapersi avvalere dell’aiuto dei compagni.
Utilizzando tale modello, si riscontra che le componenti motivazionali e cognitive sono positivamente correlate; inoltre alti livelli di motivazione e bassi livelli di ansia (bassa è un carburante, alta è inibitrice) sono associati con alti livelli di impegno cognitivo e persistenza; entrambe sono ben correlate con buoni risultati scolastici, a loro volta essi portano ad alti livelli di motivazione intrinseca.
In definitiva, le convinzioni motivazionali (self-efficacy, alto valore attribuito al compito) incoraggiano le intenzioni da apprendere e le strategie cognitive e metacognitive sono gli strumenti per imparare e mantenere l’intenzione ad imparare.
Studi più recenti hanno introdotto la variabile della volizione. Per chiarire ciò ci riferiremo alla teoria di azione controllata (Heckausen e Kuhl, 86), secondo cui l’attività diretta al raggiungimento di obiettivi può essere divisa in una fase pre-decisionale e una fase post-decisionale. La prima rappresenta il momento in cui si stabilisce l’intenzione ad imparare e si dà energia all’azione (ad es. si fanno obiettivi, si fanno valutazioni, ecc.)
La seconda fase è diretta verso l’implementazione e comprende l’adozione di strategie da attivare per raggiungere gli obiettivi desiderati. In ambito scolastico oltre alle strategie connesse all’apprendimento, importanti sono le strategie volitive che proteggono l’intenzione ad apprendere.
La volizione, da una parte, ha la funzione di mediazione tra l’intenzione di imparare e l’uso di strategie di apprendimento (Garcia e alt., 97), dall’altra essa salvaguarda l’intenzione di imparare amplificando le motivazioni e aiutando a perseverare nell’impegno (Corno, 1993).

Tratto da IL PROBLEM SOLVING di Domenico Valenza
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