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Sistema noradrenergico


La noradrenalina è diffusa nel sistema nervoso centrale nel quale controlla le funzioni connesse con l’emotività negativa e in quello autonomo. Il principale sistema noradrenergico encefalico origina nel locus coeruleus (LC), una struttura neuronale localizzata nel ponte dorsale e proietta ad aree encefaliche superiori, appartenenti al sistema limbico, con particolare riferimento all’amigdala, e alla corteccia.
Il LC ha un basso livello di attività spontanea e la sua frequenza di scarica è legata a cambiamenti nei livelli di vigilanza e allerta, essendo molto bassa in situazioni di veglia non attentiva e aumentando negli stati di allerta. L’aumento di attività di scarica del LC è drammatico in risposta agli stimoli somatosensoriali, sia periferici che autonomi connessi a condizioni di insicurezza ambientale, e ciò ha notevole importanza nella risposta di paura o allarme.
Se uno stimolo è percepito come minaccia, una scarica intensa e prolungata dell’LC attiva il sistema simpatico, che rilascia NA dai terminali che innervano cuore, vasi sanguigni e centri respiratori, con cambiamenti fisiologici di attivazione per la risposta acuta allo stressor.

Una disregolazione di tale sistema può generare disturbi d’ansia, cioè un’alterazione della sfera emotiva che si manifesta inizialmente con un particolare stato di attivazione del sistema nervoso e che investe poi tutto l’organismo.
La NA agisce su recettori adrenergici che possono avere azione eccitatoria o inibitoria.
Le strategie di manipolazione farmacologica della NA riguardano l’azione a livello recettoriale, la ricaptazione e la degradazione enzimatica ad opera della MAO-A.
Recettori di tipo α e β sono presenti sia nel sistema nervoso centrale che su diversi tipi cellulari periferici innervati dal sistema simpatico. I recettori α2 sono presenti come autorecettori encefalici e i loro agonisti, come la clonidina, sono antiipertensivi ad azione centrale che riducono la trasmissione simpatica. I recettori β con i vari sottotipi sono largamente rappresentati in periferia (membrane delle cellule cardiache, cellule endocrine, uterine, epatiche e muscolari scheletriche).
I β-bloccanti (propanololo) sono anch’essi utilizzati come antiipertensivi riduttori della frequenza cardiaca.
Farmaci come l’iproniazide alleviano i sintomi della depressione; sono inibitori delle monoaminaossidasi (I-MAO), responsabili della degradazione delle monoamine. Oggi è possibile prevenire la degradazione della NA con la moclobemide, inibitore reversibile della MAO-A.
Purtroppo le I-MAO inibiscono anche enzimi periferici e possono avere affetti collaterali gravi (ipertensione, collassi cardiocircolatori, emorragie).
Nuovi farmaci antidepressivi, i triciclici, che comprendono l’imipramina, la desipramina e l’amitriptilina, agiscono sia sulla NA che sulla serotonina inibendone la ricaptazione presinaptica e prolungandone l’azione sui recettori. L’effetto di tali molecole non è limitato ai sintomi depressivi, ma interessa anche i disturbi d’ansia.

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