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Bertrand Cramer



Anche lui si focalizza sulla coppia genitore-bambino, quindi su sugli aspetti disfunzionali nella coppia. Cerca di trovare un modello ponte tra psicoanalisi e psicologia dello sviluppo a livello non solo teorico, ma anche di metodologia, di indagine e di intervento. Mette quindi a punto un metodo congiunto per studiare la relazione madre-bambino sia dal punto di vista interazionale che rappresentazionale/fantasmatico.
Cr introduce un parametro di normalità: mentre la Fr dice che in situazioni di psicopatologia vi è un transfert dalla madre al bambino, Cr dice che in ogni coppia madre-bambino, quindi anche nella normalità vi è sempre un doppio significato delle interazioni madre-bambino -> parla proprio di semantizzazione delle interazioni, cioè ogni interazione può essere interpretata dal genitore in modo più manifesto (esempio: il bambino sorride quindi è felice), o in modo più inconscio, in funzione della propria storia relazionale infantile (il bambino piange quindi mi rifiuta come mi rifiutavano i miei genitori). Cramer riprende anche il fatto che già durante la gravidanza la madre tende a rappresentarsi il bambino, sia in funzione di ciò che la madre vorrebbe in futuro per il bambino (il cosiddetto bambino immaginario) sia in funzione del conflitto edipico vissuto dalla madre verso sua madre, e del conseguente processo di identificazione con la madre e fantasia di donare il bambino al padre (bambino fantasmatico --> sarebbe il bambino del nonno materno). Quando il bambino nasce questo processo di attribuzione di significato inconscio continua attraverso le modalità concrete con cui la madre interagisce e risponde alle richieste e alle interazioni del bambino. Tutte le interazioni m-b dunque hanno un doppio livello: interazionale (più manifesto) e rappresentazionale (più inconscio). In particolare Cramer ipotizza che se si osservano interazioni g-b nei primi anni di vita si possono individuare 3 tipi di risposta del genitore: 
  1. la madre risponde in maniera contingente ai bisogni del bambino (corrispondenza tra madre e bambino) 
  2. la madre non è responsiva verso i bisogni del bambino, quindi semina indifferente o incapace di rispondere ai bisogni fra bambino, o perché non li comprende o perché non vuole prendermene carico (non contingente) 
  3. la madre non vede i bisogni del bambino, ma gli attribuisce caratteristiche e fantasie che fanno parte dei suoi modelli relazionali interiorizzati ma che non appartengono al bambino (quindi non solo non riconosce i bisogni del bambino, ma gli attribuisce caratteristiche e bisogni che non gli appartengono).
Modalità di identificazione del del genitore con il bambino nel periodo post-partum: il genitore tende a proiettare, attraverso processi di identificazione proiettiva, sul bambino aspetti e qualità del proprio mondo interno riguardanti le proprie relazioni oggettuali e il proprio sé, con l’obiettivo di organizzare la sua relazione con il bambino (questo è un processo normale e avviene in qualsiasi coppia genitore-bambino). In questo modo il genitore può familiarizzare con il bambino (dato che viene ricondotto a immagini del proprio sé), e si gettano cosi le basi per la costruzione di un legame empatico genitore-bambino. Il genitore (in particolare la madre) tramite questo processo tende a rielaborare eventuali vicende conflittuali con i propri genitori, costruendo cosi una propria identità genitoriale positiva e libera dai conflitti.
Secondo questo punto di vista l’identità del bambino avrebbe origine dall’identificazione con le proiezioni dei genitori veicolate dalle prime forme di comunicazione e di cura da parte di questi ultimi —> il bambino è l’erede degli investimenti libidici della madre e del padre —> “si è sempre il bambino di qualcuno”.
In casi patologici, però, il passato infantile del genitore influenza massicciamente le sue modalità di cura del bambino —> il genitore interagisce con l’immagine proiettata (l’immagine della madre, del padre, del sé bambino) sul bambino e non con il bambino reale. Ad esempio: genitori con esperienze di maltrattamento e trascuratezza non sono in grado di riconoscere i bisogni di accudimento del proprio bambino, perché hanno scisso e rimosso i propri stessi bisogni infantili non accuditi, quindi tendono a identificarsi con il genitore trascurante piuttosto che con il bambino reale.
Altri autori che hanno lavorato su questi temi in maniera più clinica, parlano di alienazione --> quanto più il genitore proietta aspetti patologici di sè e non riconosce le reali caratteristiche del bambino, quanto più il bambino costruisce la sua identità su una alienazione delle sue proprie caratteristiche, dato che deve prendere su di sé aspetti che non gli appartengono (Fonagy parlerà di sé alieno). Il tema del lavoro clinico è di bloccare le proiezioni del genitore, e liberare il bambino da queste proiezioni che lo alienano dalla sua identità.Questo avviene tramite una interpretazione dei contenuti fantasmatici del genitore rispetto alle interazioni disfunzionali con il bambino, e delle rappresentazioni del genitore di sé e del bambino, e tramite una osservazione e comprensione delle interazioni durante la seduta.
Come avviene la proiezione? Dipende dal modo in cui il genitore agisce concretamente con il bambino.
Uno psicoanalista che ha molto approfondito il tema della proiezione è Ogden, che fa vedere come avviene la proiezione e come il bambino introietta queste proiezioni. Il genitore proietta nel bambino parti di sè (relazioni con la propria madre, il sè bambino) e si comporta con lui concretamente in modo tale che il bambino assuma queste caratteristiche, e quindi diventa l'oggetto delle proiezioni e inizia a comportarsi in modo consistente in linea con gli aspryyi proiettati. Esempio: la madre fin dai primi mesi vive il bambino come molto richiedente e tirannico , attribuendogli aspetti molto intrusivi della relazione vissuta con la madre d'origine (il bambino è intrusivo come lo era la madre) --> questa proiezione avviene tramite una madre che accudisce costantemente i bisogni del bambino, e quindi il bambino concretamente diventa sempre di più un bambino richiedente, quindi diventa come la madre lo vede (a fronte delle pressioni proiettive della madre diventa effettivamente tirannico, ad esempio dimostrandosi difficilmente soddisfacibile e continuamente richiedente). A questo punto la madre si sente inadeguata e a disagio nei confronti di questo bambino tiranno, esattamente come si sentiva inadeguata con la sua mamma intrusiva

Cramer distingue tre tipi di identificazione proiettiva (IP) che possono intercorrere tra madre e bambino:
IP normale (esternalizzante): le proiezioni non oscurano l'identità del bambino, ma sono un modo per familiarizzare con il bambino, e cosi nascono le prime forme di comunicazione empatia rivolte al bambino, non più vissuto come estraneo. Poi le caratteristiche reali del bambino vengono riconosciute.
IP esternalizzante costrittiva: il bambino non è più se stesso (le sue caratteristiche non vengono riconosciute), ma viene trasformato sulla base delle proiezioni materne (che sono massive) —> il bambino è costretto nella costruzione della sua identità a introiettare tali proiezioni, e le identificazioni da lui messe in atto assumono caratteristiche prevalentemente alienanti). I possibili casi sono: bambino tirannico (bambino rappresentato come particolarmente richiedente), bambino idealizzato (la madre vede il bambino come perfetto, perché proietta su di lui tutti i suoi ideali narcisistici --> chiede al bambino di essere l'ideale di se stessa --> può diventare anche molto pressing verso il bambino), bambino vulnerabile (sul bambino viene proiettato il sè vulnerabile vissuto nella relazione con la madre, piuttosto che le caratteristiche negative intrusive della madre di origine —> bambino rappresentato come fragile a partire alla inadeguatezza materna proiettata), bambino idealizzato con aspetti riparativi rispetto alla propria infanzia).
IP narcisistiche: il genitore protetta massicciamente sul bambino immagini del proprio passato infantile. Tali proiezioni riguardano immagini prevalentemente negative di sé o delle figure genitoriali. L’identità del bambino si costruisce prevalentemente su tali proiezioni che non riconoscono le originarie caratteristiche dell’identità del bambino (esempio: bambino intrattabile, aggressivo ecc).

Modalità di intervento terapeutico di Cramer: è un intervento con un doppio fuoco (bambino e genitore) centrato sull'interazione, con particolare attenzione sulle proiezioni inconsce. Anche qui quindi oltre alle consultazioni con i genitori, si osservano le interazioni tra bambino e genitore e si vedono quali sono gli stili interattivi (esempio: madre molto intrusiva e il bambino che diventa avoidant). Non ci si ferma a questo livello ma si cerca anche di capire perché la madre è così intrusiva --> questo viene chiamata semantizzazione delle interazioni, cioè si cerca di dare un significato alle interazioni, soprattutto quelle che sembrano disfunzionali e patologiche. L'obiettivo dell'intervento è di mettere insieme dati osservativi e narrativi (quelli clinici), e così modificare l'interazione che non funziona, attraverso un'analisi delle identificazioni proiettive eccessive (emerse dai dati osservativi e clinici). Cramer parla di disidentificarsi da queste proiezioni, in modo da liberare l'identità del bambino, che trova aspetti più autentici di sè.
Per fare questo Cramer propone delle psicoterapie brevi con madre e bambino, in cui il focus non è quello di modificare la personalità della madre o del padre (cosa che avverrebbe con terapie molto lunghe), ma è un focus specifico sulla relazione con il bambino. In tutto ciò è importante che la madre costruisca una alleanza positiva con il terapeuta (piuttosto che sviluppare un transfert con il terapeuta, proprio perché non si vuole modificare la personalità della madre).

Insieme a Cramer la scuola di Ginevra ha messo a punto una psicoterapia g-b centrata sulla genitorialità, che si rivolge anche a bambini più grandi (sottoposti anche a terapia individuale). Altri centri di ricerche che si occupano di questi aspetti sono la Anna Freud Center e la Tavistock clinic. Questi interventi comunque vanno ad agire già quando nella coppia g-b emergono aspetti disfunzionali (quindi non sono di tipo preventivo).

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO SOCIO-AFFETTIVO di Mariasole Genovesi
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