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L'epidemiologia


I dati epidemiologici variano perché le percentuali sono variabili in base alla metodologia della ricerca.
Se vengono usate le stesse definizioni di disturbi alcuni pazienti rientreranno ed altri no, ma variano anche dalle fonti di informazioni dalle quali giungono le informazioni.

Dati generali: circa 1 bambino su 4 presenta (circa 20%) disturbi mentali con compromissione funzionale.
Di questa percentuale, un range che va dal 10 al 15% riporta disturbi psichiatrici gravi.
Un adolescente su 5 ha difficoltà sul piano comportamentale emotivo e cognitivo ed 1 su 8 soffre di disturbo mentale.

Mai come in età infantile si trovano tassi elevati di comorbilità, disturbi puri praticamente non esistono ed in ambito infantile si sviluppa su 3 livelli prevalentemente:
O con un altro disturbo mentale
O con abuso di sostanze
O con malattie croniche
Questi dati cambiano se inseriamo i sintomi subclinici, ovvero quelli che hanno intensità perlopiù bassa, nonostante siano di minor impatto per intensità e durata non significa che non siano tanto invalidanti da richiedere un intervento.

Una delle problematiche che è stata sollevata per molti anni in letteratura è che molti disturbi che riguardano l'età evolutiva vengono ignorati.
Importante è distinguere dei sintomi e delle manifestazioni che possono essere tenute in osservazione (wait and see) e che non necessitano l'immediato trattamento mentre altre in cui è importante intervenire a seconda della gravità proprio perché sono precursori di disturbi severi in età adulta. Ad esempio pazienti con OCD hanno precursori in età infantile. In questi casi prima si interviene e meglio è perché si fa in modo che il disturbo si manifesti in maniera severe in età adulta. Ci sono quindi casi in cui si aspetta ed altri invece in cui si tratta da subito il problema.

Oggi c'è maggior sensibilità ed attenzione alle problematiche del bambino, nonostante ciò molti bambini continuano ad essere sotto diagnosticati.

Ci sono disturbi internalizzanti ed esternalizzanti, i primi caratterizzano il sesso femminile mentre i secondi il sesso maschile. I primi sono più stabili nel tempo. La comorbilità di entrambe le categorie aggrava il quadro clinico e sembra avere l'impatto più grave in termini di sviluppo.

DISTURBI D'ANSIA

Il 13% dei giovani tra i 9 e i 17 anni presentano disturbi legati all’ ansia (DOC, DP, PTSD, DAG, fobie)
Almeno un terzo degli adulti che presentano un DOC hanno cominciato a svilupparlo nel corso dell’infanzia o dell’adolescenza.
Il DP (disturbo di panico) si sviluppa generalmente nel corso dell’adolescenza o nella prima età adulta. Il PTSD può svilupparsi a qualunque età a partire dall’infanzia.

ADHD

L’ADHD interessa tra il 3 e il 5% dei giovani in età scolare. Ne soffrono 2-3 volte di più i maschi delle femmine. L’ADHD si manifesta generalmente in età pre-scolare o nelle prime classi della scuola elementare. Spesso il disturbo persiste nel corso dell'adolescenza e, occasionalmente, nell'età adulta.

AUTISMO

Tende a svilupparsi nel corso dell’infanzia (18 mesi) e a manifestarsi intorno ai 3 anni di età.
È circa 4 volte più diffuso nei maschi che nelle femmine anche se le femmine presentano sintomatologia più grave; queste ultime, tuttavia, tendono a presentare sintomi più gravi ed un maggiore squilibrio a livello cognitivo (NIMH).

ALTRI DISTURBI

I disturbi dell’alimentazione negli Stati Uniti: lo 0,5-1% degli adolescenti e delle giovani donne risultano soffrire di anoressia nervosa, l’1-3% di bulimia nervosa e tra lo 0,7 e il 4% ha presentato disturbi da alimentazione compulsiva (NIMH).

Il ritardo mentale risulta interessare, nelle sue forme più gravi, il 4,6% dei giovani fino a 18 anni residenti nei paesi in via di sviluppo e tra lo 0,5 e il 2,5% di giovani della stessa età che vivono in paesi sviluppati (WHO).

I disturbi psicotici si presentano raramente nei bambini nella loro forma estrema, più spesso si presentano nella tarda adolescenza o nella prima età adulta.

Tuttavia ricerche condotte negli Stati Uniti rilevano che vari disturbi sociali e/o cognitivi possono presentarsi in bambini che in seguito sviluppano schizofrenia.

STIME:

L'OMS stima che nell’anno 2020 i disturbi neuropsichiatrici infantili cresceranno proporzionalmente in ordine superiore al 50% a livello mondiale, diventando una delle 5 principali cause di malattia, morte e disabilità tra i bambini. Tutto ciò comporta costi diretti ed indiretti.
Intorno alla fine degli anni ’90 si diceva che solo il 20% dei bambini che necessitano di servizi ricevono cure specialistiche negli USA.

Questa disciplina ha impronta anglosassone, i primi a prendersi cura dei bambini sono stati gli anglosassoni uno dei pionieri è Michael Rutter.
Negli anni ‘50 si diffusero negli Stati Uniti e in parte in Europa le “Community child guidance clinics”, sulla scia del movimento di Igiene Mentale.
Queste cliniche avevano il vantaggio di analizzare la psicopatologia infantile all’interno del contesto di vita del bambinoimportanza dei fattori ambientali sul piano psicopatologico, presentavano il grande svantaggio di tenere gli esperti (chi faceva ricerca, chi si occupava di malattie biologiche, mentali ecc. senza fare un lavoro multidisciplinare) che se ne occupavano isolati (sia geograficamente, sia professionalmente) dalla pediatria, dalla psichiatria e più in generale dalla ricerca accademica.

Dal punto di vista accademico, negli anni’50 la disciplina contava solo poche cattedre negli Stati Uniti e in Europa.

Tratto da PSICOPATOLOGIA DELL'ETÀ EVOLUTIVA di Veronica Rossi
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