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I piccolissimi nel nido


Il pianto: un linguaggio del neonato
C’è una variazione grandissima e naturale nella quantità di tempo che i bebè passano a piangere, anche di mese in mese. Neonati che non avevano quasi mai pianto durante le prime settimane di vita possono passare improvvisamente ad un periodo che ai loro genitori sembrerà uno strillare continuo. In generale, comunque, i bebè hanno delle ragioni per piangere e quando in un nido il pianto costituisce un sottofondo persistente, significa che c’è qualche carenza nella qualità di cura che viene offerta.
Vivendo in stretto contatto con un bebè, impariamo a distinguere, e quindi a interpretare, i messaggi sottostanti a ogni diverso tipo di pianto. Può darsi che pianga perché ha fame, dolore, può darsi che non sia comodo, che si senta solo oppure può avvertire una sensazione generale di malessere.
Abbiamo talvolta l’impulso di darlo in braccio a qualcun altro perché non riusciamo a sopportarne lo stress. Quando ci viene restituito, ancora piangente, è probabile che il bambino senta la nostra comprensibile frustrazione, tramite una crescente tensione delle nostre mani e del corpo, e questo fa sì che il suo pianto aumenti.
L’alimentazione
Il pianto dei bebè dipende più spesso dalla fame piuttosto che da altri motivi. Il cibo per un bebè è l’esperienza fondamentale. Non significa solo ingerire del nutrimento, ma un’interazione prolungata con un adulto a lui molto vicino, quindi un’opportunità di comunicare che contribuisce a tutti gli aspetti del suo sviluppo. Quando si deve dare il biberon a più di un bebè, il vero problema per un’educatrice è quello di riuscire ad armonizzare il meglio possibile i diversi ritmi corporei di ogni bambino del suo gruppo. Crescendo, il ritmo dei pasti cambia in relazione a quello del sonno. È necessaria una buona capacità di osservazione e molta flessibilità per assicurarsi che sia il ritmo dei bambini, e non la scansione istituzionale degli orari, a determinare i tempi. Se la persona adulta è iperattiva e ansiosa, potrebbe iniziare un sottile conflitto tra le due volontà, il bebè può avvertire la tensione e resistere all’insistenza, ed e così che può iniziare la difficoltà nell’alimentazione.
La mobilità
Oltre ai cinque sensi (tatto, olfatto, gusto, udito e vista), il senso del movimento del nostro corpo (il senso cinestetico) è un elemento vitale per lo sviluppo dell’immagine di noi stessi. Il movimento, in uno spazio ristretto, costituisce già gran parte dell’esperienza del bambino nel grembo.
Un bebè messo supino su una superficie solida e comoda sfrutterà pienamente la possibilità di stirarsi, torcersi, rotolare e inarcarsi. In questo modo egli può prendere liberamente contatto con i piedi e le mani e così crescerà la consapevolezza che si tratta delle sue stesse estremità. Per fare ciò è fondamentale che abbia i piedi nudi perché potrà afferrare e succhiarsi le dita dei piedi.
Presto, se metteremo degli oggetti attraenti, vicini o di fronte a lui, il bambino imparerà a spostare il suo peso su una spalla, appoggiandosi al braccio piegato per liberare l’altro e riuscire così ad allungarlo per afferrare l’oggetto che lo attira. Nello sforzo di allungarsi, il bebè inizia ad inarcarsi come fanno le foche, spingendosi avanti a poco a poco, e inizierà a crescere in lui l’idea di spostarsi a carponi. Ad un certo punto porterà le ginocchia sotto il busto e presto farà dei movimenti alternati di mani e ginocchia che gli permetteranno di sviluppare in armoniosa coordinazione i due lati del corpo e del cervello.
Quando un bambino avrà acquisito la padronanza di andare carponi e sta godendo la libertà di esplorare appena conquistata. sarà bene insegnargli come affrontare le scale con sicurezza. Mostreremo al bambino come sedersi sul gradino più alto e girarsi su se stesso con le mani su un gradino e con le ginocchia piegate sul gradino sotto. È molto facile dimenticai-e aperto il cancellino delle scale, e insegnare ai bambini come fare le scale da soli il più presto possibile è un’importante salvaguardia.
I bambini piccoli sembrano sapere quando è il momento di mettersi in posizione eretta, ma hanno bisogno di punti d’appoggio sicuri per farlo, e un nido dovrebbe esserne provvisto. È molto più sicuro per il bambino continuare a gattonare finché non sarà più maturo fisicamente: sarà così più breve il periodo in cui avrà bisogno di aggrapparsi freneticamente a lampade e tovaglie per sostenersi.
Quando un bambino comincia a muoversi ha bisogno di una moquette. I tappeti nei nidi sono inadatti per questa età, perché la gommapiuma ricoperta di plastica non ha stabilità e non permette al bambino di aggrapparsi con i piedi nudi al suolo, che è il modo stabilito dalla natura per imparai-e l’equilibrio e fare i primi passi.

Tratto da BAMBINI DA ZERO A TRE ANNI di Anna Bosetti
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