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L'inizio della belle epoque




Se è giusto cogliere nella gara dei nazionalismi, nella corsa al riarmo e nelle ricorrenti crisi internazionali le premesse dell’imminente conflitto mondiale, non è però corretto dipingere l’Europa del periodo a cavallo tra i due secoli come una specie di grande piazza d’armi. Gli anni che precedettero la prima guerra mondiale, infatti, sarebbero stati ricordati come “la belle epoque”, l’epoca bella per eccellenza. Si trattava, anche in questo caso, di un’immagine eccessivamente semplificata. La belle epoque fu in realtà un periodo di crescita complessiva della società europea ma anche di forti contrasti politici e di grandi conflitti sociali.
Un esempio è avvenuto in occasione di un clamoroso caso giudiziario, quello di Alfred Dreyfus, un ufficiale ebreo condannato ai lavori forzati nel 1894 sotto l’accusa di aver fornito documenti riservati all’ambasciata tedesca. La sentenza, che fornì alla stampa di destra il pretesto per una violenta campagna antisemita, era basata su indizi falsi o inconsistenti, ma la cosa più grave fu il fatto che, una volta emersi i primi dubbi sulla colpevolezza del condannato, le alte sfere militari si rifiutarono di procedere a una revisione del processo giungendo al punto di falsificare documenti e di coprire i veri colpevoli. Il caso era, però, ormai sollevato e su di esso l’opinione pubblica francese si divise in due schieramenti contrapposti. Quando nell’estate del 1899 si giunse alla revisione del processo, Dreyfus, si vide confermata la condanna dalla corte marziale, nonostante fossero ormai emerse prove evidenti della sua innocenza. Per rendergli la libertà fu necessario un atto di grazia del Presidente della Repubblica. Sconfitti in un primo tempo sul piano giudiziario, i sostenitori di Dreyfus ebbero però partita vinta sul terreno politico: l’esito delle elezioni del 1899, favorevole alle forze progressiste, consentì la formazione di un governo di coalizione repubblicana che comprendeva anche un esponente socialista nella persona di Alexandre Millerand.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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