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Le relazioni nei gruppi


Le dinamiche di gruppo sono state studiate da Gilbreth e da Mayo:

• Gilbreth agli inizi dal 1900 studiò i movimenti dei muratori e per migliorare la produttività propose delle soluzioni pratiche perché il problema della produttività consisteva nell'identificare i gesti e le condizioni fisiche in grado di favorire la maggior produttività individuale e nell'organizzare tra loro i gesti dei diversi operai in una catena efficiente (vicinanza con il taylorismo).

• Mayo venne incaricato dalla Western Electric Company per aumentare la produttività, egli affrontò la questione con uno studio sistematico condotto presso gli stabilimenti Hawthorne. In quegli anni l'organizzazione del lavoro era strutturata secondo il paradigma taylorista, infatti il lavoro era parcellizzato in modo che ogni operaio svolgesse un solo compito. Mayo si focalizzò sulle condizioni di lavoro degli operai confrontando la produttività al variare di variabili fisiche (es. illuminazione della stanza) e variabili fisiologiche (es. affaticamento individuale) e concluse che la produttività era indipendente da condizioni materiali e legata a fattori motivazionali e sociali, lo studio dimostrò quindi che la produttività era legata a sentirsi gruppo/nascita di nuovi ruoli/capacità di recuperare chi restava indietro/distribuire al proprio interno il lavoro. Questo risultato è noto anche come effetto Hawthorne che fu alla base dello human relation movement, ovvero un approccio di ricerca nell'ambito della psicologia del lavoro che contrappone allo studio dei tempi e dei metodi le motivazioni psicologiche e psico-sociali dei lavoratori. L'effetto Hawthorne considera il gruppo come un unità di analisi a sé stante e bisogna esaminare i processi che avvengono al suo interno per comprendere i comportamenti dei membri.

Lo studio dei processi e delle relazioni all'interno dei gruppi si evolve:     
• nella psicologia del lavoro all'inizio del 1900 dallo human relation movement
• nella psicologia sociale all'inizio del 1900 a partire da autori di ispirazione gestaltista che considerano il gruppo come un insieme da considerare unitariamente e non come somma e il comportamento del singolo va interpretato in funzione della sua posizione del gruppo. 

Lewin definisce il gruppo come una totalità dinamica basta sull'interdipendenza tra le parti, da questa definizione possiamo sviluppare dei concetti: il gruppo è definito una totalità perché è diverso dalla somma, è dinamico perché c'è una continua interazione che modifica forma/struttura/ruoli/aspettative ed è basato sull'interdipendenza perché c'è iterazione tra gli individui. Per questa definizione il gruppo si distingue dalla categoria sociale, che è un insieme di individui classificati secondo criteri definiti a priori o esternamente al gruppo e dall'aggregato, che è un insieme di individui che si trovano nello stesso luogo nello stesso momento ma senza condividere legami, ma l'aggregato può trasformarsi in un gruppo se compare l'interdipendenza di compito (cioè l'interazione finalizzata al raggiungimento di uno scopo comune) e di destino (cioè l'interazione percepita sulla base di un destino comune). 

L'obbiettivo della psicologia sociale nello studio dei gruppi è identificare il rapporto che lega tra loro gli elementi e le forme di interazione che ci sono tra gli elementi, studia quindi le dinamiche di gruppo. 

Per Sherif gli elementi sono: status, ruoli, norme e valori, forme di comunicazione e processi decisionali che si trovano nella definizione di gruppo (“il gruppo è una unità sociale che consiste in un insieme di individui i quali, in un dato momento, si trovano in relazione di reciproca interdipendenza di status e ruolo, e che, implicitamente o esplicitamente, possiedono un insieme definito di norme e valori in grado di regolare il comportamento dei singoli membri”).

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Emma Lampa
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